17 Capitolo

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4 Giorno

Quell'ultimo giorno dell'anno fu particolarmente freddo. L'aria gelata si insinuava fra le fessure della casa rendendola ancora più vuota, rendendola morta ed inanimata. Sembrava un'antica grotta, il silenzio che aleggiava nelle camere, il freddo che congelava ogni cosa, ogni mobile, ogni quadro. Il buio che intrappolava i ricordi passati e quelli futuri in un eterno e oscuro presente ed anche uno strano odore che stonava su tutto. Un odore acre danzava in quelle stanze insieme al freddo. Era aspro, come di frutta marcia, qualcosa andato a male che urlava per farsi buttare.

Furono il freddo e la puzza a risvegliare Diletta. Quel tardo mattino si era avvolta nelle coperte come un bozzolo e si svegliò malamente.

La cosa strana però era che si era svegliata da sola.

Nessuno era venuto a chiamarla, nessuno le aveva portato la colazione come gli altri giorni. Era da sola nel buio con quell'odore strano che attirava la sua attenzione. Non era tanto forte, solo fastidioso.
Si sedette chiedendosi come avesse potuto dormire in una situazione del genere per poi domandarsi se era diventata una sua abitudine addormentarsi con i vestiti del giorno prima riducendoli ad uno straccio. Peccato, le piaceva quel vestitino viola con i bottoni rosa sul petto, un vestito come un altro che indossava spesso quando andava a scuola. Toccò con i piedi il pavimento che anche con le calze nere poteva percepire il freddo del marmo.

Troppo silenzio... Troppo buio e troppo freddo. Era forse successo qualcosa la sera prima? Con quelle due ragazze come era andata a finire? Forse i gemelli se ne erano andati via? Ma fra tutte queste domande una fra tutte era la più importante. Forse era la sua occasione?

Molto lentamente uscì dalla stanza. Nessuna luce accesa, nessuno in vista, nessuno a fermare il suo cammino incerto. Passo dopo passo si avvicinò alle scale. Ancora nessuno e troppo silenzio. L'ansia che stava accumulando la stava uccidendo, cercava di non fare rumore, di trattenere tutta l'adrenalina. Se l'avessero sentita, sarebbe stato di sicuro a causa del suo cuore che batteva troppo forte per l'agitazione. Si diceva di calmarsi, ma era tutto inutile. Come poteva stare calma quando stava a cinque metri dalla porta di casa sua?
Come poteva essere così semplice?

-Diletta?- ritrasse la mano per portarla vicino al cuore. Batteva così forte che poteva uscirle dal petto. Se non avesse badato a quella voce e avesse corso forse sarebbe riuscita ad aprire i pesanti catenacci ed uscire per strada. Sarebbe stata libera. Sarebbe stato facile.
Qualcuno le toccò la spalla.

-Diletta, che fai qui?- chiese Tommy alle sue spalle. Era come una presenza, uno spettro che non voleva che scappasse dalla casa. Se avesse corso, se si fosse mossa, sarebbe stato tutto inutile.

-Ho sentito uno strano odore.- rispose voltando le spalle alla porta. Sapeva che ogni tentativo era vano, provandoci avrebbe solo peggiorato la sua situazione.

-Volevo capire dove fosse, forse l'immondizia?

Anche se era buio, Diletta poteva comunque vedere il sorriso di Tommy.

-Odore? Io non sento niente.

-Sicuro?- Diletta ne era certa. Quell'odore, anche se debole, non se ne andava dal suo naso.

Oltre alla puzza, la sensazione di stranezza non se ne era andata via. Diletta percepiva qualcosa di diverso, poi capì cosa le stonava. Kam non si era ancora fatto vedere e guardando l'orologio si accorse che erano le dieci passate, era molto tardi. Da quanto aveva capito, Kam era un tipo mattiniero. Infatti Tommy sembrava preoccupato mentre andava a sedersi in salotto, sempre tenendo d'occhio la ragazza.

-Perché non accendiamo la luce?- chiese lei vagando in quelle stanze buie stando attenta a non sbattere contro nulla. Fuori era anche nuvoloso e non filtrava alcuna luce dalle finestre. La casa metteva molta paura sommersa da quell'oscurità.

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