46 Capitolo

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"Corri."

Nell'oscurità che aleggiava dentro la sua testa emergeva solo una piccola e flebile luce che ripeteva quella parola, quel verbo a cui doveva credere come una vero dogma dettato dalla sua religione per arrivare alla salvezza tanto agognata.

"Corri."

Continuava anche se aveva il fiato accelerato, il cuore a mille, le gambe stanche bisognose di riposo e le mani tremanti e sporche ancora di sangue.

Diletta continuava a correre.

Con la gioia nel cuore e un sorriso per la libertà appena riacquistata, aveva realizzato di essere uscita da casa sua, dal suo incubo, dalla sua crudele realtà e da tutti quegli omicidi. Scappava da quella prigione, scappava dai suoi ricordi, da quell'oscurità che l'aveva resa cieca su tutto rendendola sterile ed arida. Aveva paura di quel buio, ma grazie a quella parola, a quella salvezza, aveva iniziato a correre per tutto il quartiere allontanandosi il più possibile da quella maledetta casa degli orrori.

L'aveva fatto? Nemmeno lo ricordava...

Le sue mani erano l'unica prova di ciò che era successo, di ciò che aveva fatto.

Lei l'aveva fatto, le diceva l'oscurità dentro di sé, lei aveva ucciso di nuovo. Il povero Tommy era diventato un'altra vitima...

"Corri... Corri... Cosa ho fatto...?"

Più si allontanava dall'incubo e più riacquistava coscienza di sé, del luogo in cui si trovava, quello che stava provando e di quello che aveva fatto.

Aveva ancora la sensazione tra le mani; il freddo vetro che stringeva così tanto da farle male, il colpo deciso che affondava dentro la carne umana, la facilità e l'adrenalina di sottomettere un altro essere vivente più grande e più forte e la sensazione disgustosa del sangue denso e caldo che le colava fra le dita e che macchia tutto ciò che incontrava.

Un'altra cosa che non scorderà mai era lo sguardo di Tommy.

L'incredulità aveva iniziato a propagarsi nel suo viso, per poi trasformarsi in terrore e disperazione. Le lacrime che scendendo andavano a mescolarsi con il sangue.

Mano a mano, quello che le restava dell'empatia si stava risvegliando dentro di lei. Cosa aveva fatto? Come aveva potuto farlo?!

Come se copiasse quel ricordo, anche Diletta si mise a piangere continuando comunque a correre.

L'aveva fatto, il piano che aveva elaborato era andato a buon fine.

Era riuscita ad uccidere uno dei gemelli, ed era questo la cosa più importante; finalmente ci era riuscita e non doveva pensare a quel viso, al viso infantile che aveva quel ragazzo a cui aveva stroncato la vita.

Il problema era un altro.

Appena aveva messo fine alla vita di Tommy, era subito uscita dalla camera nascondendosi in bagno; aveva sentito la voce di Kam ed i suoi passi pesanti che erano diretti in cucina.

Non appena era sceso dalle scale, uscì dal bagno e stando attenta a non fare rumore si era di nuovo nascosta in salotto aspettando che Kam uscisse. Dopo che lui corse via riprendendo le scale, approfittando di ciò, Diletta controllò la cucina e non si sorprese che il piano di dare fuoco alla casa fosse sfumato a causa di Kam che aveva aperto la finestra e chiuso i fornelli. Poteva comunque dare fuoco a qualcosa, ad una tenda con un fiammifero, ma la poca luce che le era rimasta dentro le aveva ordinato di correre ed era ciò che aveva fatto. Riuscì ad aprire i tre catenacci facendo molto rumore per poi scappare, fuggire, correre.

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