34 Capitolo

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Lo odiava, lo detestava, la irritava, lo disprezzava. 

Da quando aveva scoperto la verità su Dario, qualunque pensiero positivo che avesse mai avuto per quello che era il suo fidanzato si era sgretolato, decomposto, putrefatto. Per lei quell'essere era morto, lo voleva morto e come se un genio della lampada le avesse letto nella mente, il suo desiderio fu realizzato.

Dario era a terra, faccia in giù, schiacciato sul freddo pavimento. Era vicino alle scarpe di Diletta; se lei avesse allungato il piede, avrebbe potuto schiacciargli una mano o addirittura rompergli un dito.

Continuava a guardarlo, allibita, ancora confusa su cosa fosse successo. Dario era steso a terra, era sotto i suoi piedi, se avesse avuto ancora rabbia e rancore, avrebbe potuto calciarlo, ma ormai la sua isteria era come dissolta nel nulla e non covava più ira per quel ragazzo che l'aveva tradita.

Lui non si muoveva... Era immobile. Forse era... Morto? Il suo inquietante desiderio si era forse realizzato?

Diletta percepì Kam dietro le sue spalle allontanarsi da lei, che si avvicinava a Tommy per togliergli dalle mani l'accetta. Gli stava dicendo qualcosa, ma lei, anche se era vicina a quella conversazione, era troppo sconvolta per capire una singola parola. Non sembrava alterato, parlava a suo fratello normalmente, un dialogo tranquillo fra gemelli.
-Ma Kam... Quel bastardo stava offendendo Diletta! Stava dicendo che era pazza! E l'ha sempre trattata male, non ricordi come piangeva a capodanno quando ha raccontato di lui?

-Va bene Tommy, capisco come ti senti. Volevi proteggere una persona a cui tenevi, ma non é un motivo valido per colpirlo. Non so cosa ti prende, sei più matto del solito ultimamente, fortuna che l'hai colpito con il manico e non l'hai ammazzato.

"Manico?"

Riuscì a catturare Diletta; spostò il suo sguardo verso l'accetta, stupendosi sul fatto che fosse così pulita. Il manico... Allora capì che Tommy l'aveva colpito con il pesante legno di quell'arma, non con la lama affilata.

"Non è morto...?"

Forse il suo ex ragazzo era ancora vivo.

Si mise in ginocchio vicino a quel corpo. Mentre i gemelli parlavano fra di loro, Diletta controllò le condizioni di Dario. Gli guardò dietro la nuca dove trovò del sangue; doveva essere il punto in cui il manico dell'accetta l'aveva colpito, la botta doveva essere stata molto violenta. Stando attenta alla sua testa, lo girò a pancia in su e poi si avvicinò alla bocca, sentendo un fragile respiro, lento e costante. Dario respirava ancora, non era morto.

Cosa doveva fare? Doveva per forza aiutarlo, ma come poteva farlo?

"Pensa Diletta... Pensa!"

Per prima cosa doveva occuparsi di Dario; gli sbottonò il giubbotto pesante per farlo respirare meglio, scoprendo che sotto indossava la sua solita giacca color blu elettro. Quanto odiava quella giacca.

Anche se le mani le tremavano ancora, doveva sapere cosa avesse con sé; gli controllò avidamente le tasche al petto, quelle del giaccone, infine quelle dei pantaloni e poi lo trovò.

Prese il telefono di Dario; rimase per un momento scioccata nel vedere che sullo sfondo non ci fasse lei, ma un'altra persona.

-Che diavolo stai facendo?!- tuonò all'improvviso Kam voltandosi verso Diletta, ma lei non lo ascoltava continuando a maneggiare quel telefono. Glielo dovette strappare dalle mani per avere una sua reazione.

-Devo chiamare un'ambulanza! Ha bisogno di un medico.- disse decisa Diletta non accorgendosi di alzare la voce contro Kam.

-Disgraziata! Sei per caso impazzita pure tu! Allora perché non invitiamo anche la polizia intanto che ci siamo e non organizziamo una bella festa?- le ringhiò come risposta, per poi calmarsi di colpo dato che Tommy lo stava fissando in malo modo.

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