30 Capitolo

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I suoi passi lagnosi erano pesanti e stanchi, le mani che ciondolavano erano graffiate e indolenzite, lo stomaco viziato era vuoto e bisognoso di nutrimento.

Dopo aver riaccompagnato Diletta nella sua stanza, non rivolgendole neanche la più piccola parola, Kam era indeciso se andare a riposare sdraiato sul divano, disinfettarsi le ferite o cucinare qualcosa. L'ultima opzione prevalse sulle altre dato che la sua pancia ululava "Disgraziato! Non hai fatto nemmeno colazione!"

L'unica cosa che lo preoccupava era proprio l'aver lasciato Diletta nella sua stanza, senza una maniglia per chiuderla a chiave lì dentro; avrebbe preferito lasciarla nella camera di sua sorella Letizia, però aveva pensato che lì non c'erano i suoi indumenti intimi, i suoi vestiti o qualunque cosa le servisse per prepararsi.

Si fermò su quell'ultimo pensiero spontaneo, nato dal nulla mentre fissava la porta della cucina, stupendosi per l'appunto nell'averlo formulato.

"Da quando penso al suo benessere? Che me ne frega se non ha la sua roba, anzi... La trascino per i capelli al bagno, così non c'è pericolo che scappi."

Pensata quella frase, nella sua testa rivide di nuovo l'immagine nitida della giovane ragazza dai capelli scuri, a terra con le calze strappate, il viso pieno di lacrime e le mani che strofinavano freneticamente una macchia rossa.

La mano di Kam tremò sulla maniglia della cucina, un brivido indeciso sul che cosa dovesse fare.

"Al diavolo!"

Abbassò la maniglia, scacciò l'immagine di Diletta dalla sua mente e si disse che avrebbe soddisfatto il suo stomaco mangiando una bella frittata con zucchine.

-Da uno stomaco soddisfatto, ne consegue una mente felice dopotutto.

-Ora rubi anche le mie filosofie di vita?

Non si aspettava di sentire la voce di suo fratello. Tommy era in cucina, davanti al frigorifero aperto.

Ironico, pensò Kam; erano proprio gemelli dopotutto, con le stesse identiche abitudini. Era incredibile che avessero fame nello stesso momento, le loro pance suonavano all'unisono.

Era il loro primo incontro, dopo il litigio violento avvenuto quella mattina. Doveva esserci un'atmosfera pesante, se non proprio dell'imbarazzo, invece sembrava come se non fosse successo nulla, ma di certo Kam non si stupiva, il silenzio forse era la migliore medicina per loro. Era da tanto tempo che non si scontravano in quel modo, forse l'ultima volta era stata per quel maledetto incidente dove Chiara perse la vita...

Tommy si preparò un bicchiere di succo all'arancia, mentre dal frigorifero aveva preso quello che sembrava un petto di pollo incartato per bene e se l'era messo sull'occhio gonfio. Si sedette al suo abituale posto, in silenzio, mentre beveva il suo succo e tratteneva sospiri per quell'occhio dolorante.

Kam, in fin dei conti, stava bene; forse un po' indolenzito, con, sicuro, un grosso livido alla bocca dello stomaco che lo saluterà la mattina seguente, qualche graffio, ma si era fatto valere in quella piccola scazzottata. Gli dispiaceva per suo fratello, sulla sua mano destra sentiva ancora la violenza che aveva sfogato sul suo viso. Voleva chiedere scusa per avergli fatto così male...

Ora però era il suo turno, mise una padella sul fuoco per poi aprire il frigorifero e prendere l'uovo.

-Voglio comprare dei fiori.

Aveva sentito bene? Kam, con ancora l'uovo in mano si girò per osservare meglio Tommy, per capire se quella frase fosse stata detta realmente da lui o se fosse stata frutto della sua immaginazione. Dopo una scazzottata del genere, non si aspettava che la prima frase che gli sentisse dire fosse, "Voglio comprare dei fiori."

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