Il treno viaggiava lento ed inesorabile.
Il paesaggio cambiava ad ogni battito di ciglia. Da che gli alti grattacieli occupavano il loro finestrino, venivano mano a mano sostituiti dalle case e le piccole abitazioni. Era passato molto tempo ed ora dal finestrino potevano vedere l'aperta campagna e dei fitti boschi.
Quel cielo sembrava strano, percepì Kam.
Lui si sentiva distrutto, il suo corpo era abbandonato sul sedile e i suoi piedi erano doloranti per quanto avesse camminato quel giorno.
Anche se era stanchissimo e il treno lo cullava cercando di rilassarlo, non riusciva a dormire, attirato da quel tempo così particolare. Non riusciva a capire cosa ci fosse di strano, sembrava tutto “normale”, ma qualcosa di sinistro e pesante sporcava quella fugace immagine della campagna che intravedeva dal suo finestrino.
Davanti a lui, al contrario di Kam, Tommy dormiva beatamente, raggomitolato su se stesso, con le braccia incrociate e la testa appoggiata al finestrino. Quel disgraziato, invidiato dal fratello, dormiva così bene tanto da avere la bocca aperta e russava quasi fosse un elefante. Fortunatamente in quella carrozza non c’era nessuno che potesse sentire quel fracasso.
Corroso dall’invidia e non potendo più sopportare quel beato russare, gli diede un calcio allo stinco che fece sobbalzare il bello addormentato.
-Che succede!? Siamo arrivati?
-No Tommy, manca ancora molto.
Tommy era confuso, ancora stordito dal pesante pisolino.
-Allora io mi metto a dormire un altro po’.
-Sai, Tommy…
Anche suo fratello era strano, pensò Kam.
Era davanti a lui come al solito, dentro l’ennesimo treno che prendevano, a passare il tempo a parlare o a riposarsi in quel quiete posto. Era tutto nella norma, come sempre, ma era comunque tutto diverso.
Doveva dirlo, Kam doveva mettere a parole quel suo strano pensiero.
-Sai, Tommy… tu russi. E anche tanto.Kam non riuscì ad esprimere quel suo strano pensiero.
Suo fratello lo fissò, per niente stupito da quella notizia.
-Beh, neanche tu sei così silenzioso quando dormi, Kam. Quando russi sembri un aspirapolvere che aspira chiodi.
-Ah si? Tu invece mi ricordi una mandria di rinoceronti, anzi, se chiudo gli occhi in questa carrozza mi sembra di stare allo zoo.
Ed iniziarono a susseguirsi una serie di insulti sul chi facesse più rumore mentre russava, concludendo, come sempre, con la vittoria di Kam, più che altro per abbandono dell’avversario per stanchezza e poca fantasia.
-Senti, Kam…
Questa volta fu Tommy a voler esprimere un concetto, senza riuscirci.
Tommy era strano, pensò nuovamente Kam; sembrava triste, una sorta di malinconia che faceva abbassare i suoi occhi vispi e azzurri, che ora erano spenti ricordando una sfumatura grigiastra.
Anzi, ora che Kam ci pensava, era tutto grigio, una sorta di patina stava nascondendo i veri colori di quel momento, forse era quella la cosa strana che stonava…
-È bello passare il tempo così, a me è sempre piaciuto,- disse Tommy guardando fuori dal finestrino.
-Stare sul treno, fermi in comodi sedili, dormire durante il viaggio, guardare fuori dal finestrino e poi parlare con te. Ogni volta mi rilasso così tanto che dimentico il mondo esterno, la realtà che ci assale ogni volta che scendiamo e usciamo dalla stazione… l’ansia ogni volta mi opprime, ma guardando te mi sento meglio, non mi sento più solo.
-E certo, hai un fratello fantastico e coraggioso, come posso darti torto…
-Ed anche tu non devi sentirti mai solo, perché starò sempre con te.
-Ah ah, ma che dici Tommy, - disse Kam iniziando a sentirsi a disagio a causa di quella conversazione.
-Ovvio che non mi sento mai solo, sei una piattola santo cielo! Ogni volta che mi giro, ti vedo. Tu non ti staccherai mai da me.
Tommy rise distogliendo lo sguardo dal panorama ed abbassando la testa.
-Se non mi vedessi, ti preoccuperesti un sacco.
-Ma perché oggi dici cose ovvie? Certo che mi preoccuperei. Se non ti vedessi più, ti verrei a cercare e ti picchierei perché come ho già detto, tu non ti staccherai mai da me.
-Questa volta, però, non mi cercare… va bene Kam?
-Ma che dici?
-Quando non mi vedrai, non mi cercare, non venire da me… sto bene anche qui, non devi starti a preoccupare, per favore.
-Tommy, veramente non so cosa stai dicendo. Si più chiaro maledizione!
-Non è nulla, non darmi troppa importanza, ah ah… sono ancora un pochino assonnato.
-No no, tu sei solo scemo,- concluse Kam rimettendosi comodo sul sedile continuando a fissare Tommy.
Non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, era come ipnotizzato da suo fratello che incrociava a le braccia e si riappoggiava al finestrino.
-Allora lo scemo si rimette a dormire, ci vediamo Kam.
-Ma che “ci vediamo”. Sarò qui appena ti svegli.
…
Ma fu Kam a risvegliarsi.
Il rumore del treno sulle rotaie era sparito dalle sue orecchie. Il buio che improvvisamente aveva nascosto l’immagine di suo fratello, era tagliato a metà con l’immagine di un soffitto grigio che stava riempiendo i suoi occhi. Un odore pesante non lo faceva respirare.
Ci volle qualche secondo per riprendere conoscenza, ma alla fine Kam fu di nuovo sveglio. La calda sensazione di quel treno stava mano a mano svanendo dal suo corpo e cercava in tutti i modi di tenerla con sé ancora un po’.
Voleva avere negli occhi l’immagine di Tommy, solamente un altro po’, solamente per qualche secondo ancora.
Se solo avesse capito che era un sogno, si sarebbe alzato ed avrebbe abbracciato Tommy, gli avrebbe detto di non andarsene, di non lasciarlo da solo, soprattutto ora che era nel suo peggior incubo.
Era da solo, si sentiva solo. La sua nuova casa fatta di sbarre lo facevano affogare sempre più nella depressione. Ogni mattina aveva questa sensazione di claustrofobia, il cuore non reggeva alla tale paura e tristezza che provava e a peggiorare le cose, ogni mattina c’era sempre lo stesso identico dilemma che lo affliggeva.
Avrebbe avuto il coraggio di vedersi allo specchio?
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Mystery / ThrillerDitemi, cosa ci hanno sempre insegnato i nostri cari genitori? Mai aprire la porta agli sconosciuti. Diletta, una ragazza nata in una fortunata quanto soffocante famiglia, non ha seguito questo consiglio, aprendo le porte della sua immensa casa. Gio...