38 Capitolo

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-E adesso?

A creare quella frase fatta da due semplice parole fu Kam, l'unico che sembrava escluso da quel momento, l'unico che era rimasto in piedi a guardare quella scena.

Tommy stava ancora abbracciando Diletta, formavano un corpo unico nel quale quella domanda non era riuscita ad entrare, una barriera sorda incapace di sentire nulla. Era come se fossero fuggiti da quel tragico momento, che volessero tardare l'inevitabile, rimandare la preoccupazione e abbandonare il futuro.

Quella domanda rimase sospesa in aria, dato che racchiudeva dentro di sé le conseguenze di quello che avevano fatto, la paura, l'ansia di quello che sarebbe successo da lì in avanti.

Kam dovette avvicinarsi e staccare suo fratello da quell'abbraccio per avere un minimo d'attenzione. I suoi occhi di smeraldo erano imperturbabili, non mostravano più alcuna emozione ed il suo viso era teso come una pallida maschera teatrale.

-Si, ho capito che questa drammatica situazione vi unirà per sempre rafforzando il vostro rapporto, molto commovente, ma vorrei ricordare che abbiamo un dannato cadavere da sistemare. Vogliamo iniziare a fare qualcosa per l'amor del cielo?

Anche se prima era rimasto a guardare un Dario sofferente senza fare nulla, immerso in quello che poteva essere spavento, ora sembrava che nulla lo scalfisse, era una macchina di metallo senza emozioni che tentava di analizzare i dati a disposizione e a calcolare la situazione per trovare una soluzione.

Al contrario di lui, suo fratello stava soffrendo; il suo viso non era contorto dal dolore della perdita come quello di Diletta, ma i suoi limpidi occhi azzurri erano macchiati dalla paura, piccole pagliuzze scure tradivano ciò che provava.

-Kam... Che succede ora? Io non lo so. Dobbiamo fare qualcosa, hai in mente cosa fare?

Tommy si alzò in piedi arrivando all'altezza del suo gemello, bisognoso di rassicurazioni, che con lo sguardo chiedeva con insistenza che Kam facesse qualcosa per sistemare tutto quanto.

-Cosa dobbiamo fare? Tommy, certo che sei proprio unico nel tuo genere. Ti diverti a colpire la gente e poi scarichi i problemi a me, ma non ti vergogni?- disse con sarcasmo e con un piccolo ghigno all'angolo della bocca. Innervosito da ciò che vedeva nel viso di Kam, Tommy si allontanò subito.

-Ma tu sei... Guarda che é tutta colpa tua! Se non avessi fatto entrare quel disgraziato ora non saremmo in questa situazione.

-Guarda che al contrario di te, avevo tutto sotto controllo, stavamo chiacchierando allegramente quando invece a te prudevano le mani.

Ed iniziarono a discutere, come se il fatto che un corpo senza vita presente in quella stanza non non avesse più importanza. Litigavano come ragazzini, due fratelli che si incolpavano a vicenda per aver fatto cadere a terra del latte, per togliersi la colpa e non ricevere una strigliata dalla propria madre.

Inaspettatamente, un'idea uscì da quella discussione. Una piccola speranza di salvezza era creata dalla bocca insicura di Tommy.

-Faremo come con Chiara? L'abbandoneremo davanti un ospedale?

Da lì in avanti la discussione si spostò drasticamente sul come sbarazzarsi di quel peso, nemmeno fosse un sacchetto dell'immondizia. Mentre i due complici si erano messi da una parte e consultavano le varie idee, Diletta era rimasta seduta vicino a quello che fu Dario.

Non le sembrava che la sua anima se ne fosse andata, per un momento credeva dormisse anche se aveva gli occhi ancora aperti, quegli occhi castani che pareva cambiassero lentamente, che diventavano grigi scordandosi del loro colore vitale. Le lentiggini erano ancora lì, ferme sulle sue guance; erano i puntini più adorabili che lei avesse mai visto, quei quarantatré puntini che un pomeriggio aveva contatto solo per prenderlo in giro.

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