36 Capitolo

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-Tanto per passare il tempo?- ripeté incredula.

La ragione di Diletta non riusciva a comprendere quella che per lei era un'assurda richiesta; perché diavolo doveva raccontare di fronte a tutti come fosse andata la sua prima e disastrosa storia d'amore? Rimase a bocca aperta, indecisa sul come contestare quella richiesta.

-Non capisco... Perché ti interessa una storia del genere? E poi proprio in questo momento? È una cosa assurda.

-... Veramente anche io sarei curioso.- disse Tommy alle sue spalle.

-Ma perché? Non voglio farlo... Sono cose troppo personali.

Tommy non le aveva mai lasciato il polso, non aveva mai perso quel contatto, anzi, cercò di ammorbidire il pugno di Diletta per insinuarsi con le sue dita, proprio come aveva fatto lei qualche istante fa.

-Diletta, non voglio che ci siano segreti fra di noi. Puoi fidarti, ti farà solo che bene sfogarti. Quando ti ho raccontato di Chiara mi sono sentito subito meglio.

"No che non posso fidarmi."

Diletta spostò i suoi sospetti sull'altro gemello; mentre nel viso di Tommy vedeva una morbidezza, una sorta di fiducia, in quella di Kam c'era solo un ghigno, il dispetto, il riuscire a farle del male per altre vie. Voleva che Diletta sputasse il rospo non solo per curiosità, ma anche per ridicolizzarla in seguito con le stesse parole che avrebbe utilizzato lei stessa, esattamente come aveva fatto con il diario.

-L'unica cosa che mantiene in vita il tuo ex ragazzo é la prospettiva di un racconto davvero molto interessante, ma se non inizierai a parlare, sarò costretto a premere il grilletto.- Kam puntò il fucile a terra, nel punto esatto dove si trovava la schiena di Dario, mentre quest'ultimo supplicava.

-No no no no no ti prego!

-Tutto é iniziato a causa della mia malattia... Almeno credo.- iniziò all'improvviso la ragazza, stufa anche di ascoltare le continue fesserie di quel diavolo e sperando di rendere interessante quella storia. Avrebbe soddisfatto l'insaziabile curiosità di Kam.

-L'avrete sicuramente letto nel mio diario; io soffro di bulimia. É cominciata... più di due anni fa, in un giorno qualunque, ero uscita con mia madre e mia sorella Letizia; si parlava di sport, a quel tempo facevo danza classica, ma non riuscivo ad essere brava come le altre del mio corso, mentre Letizia con il suo pattinaggio vinceva gare a livello agonistico... lei era perfetta, al contrario di me. Mia madre mi rimproverava, credeva che non riuscissi a fare determinati esercizi perché ero troppo in carne, anche se non ero in sovrappeso. Le sue continue parole, seguite da sguardi di indifferenza da parte di mia sorella mi facevano molto male, ma mai quanto il camion dell'immondizia che passò proprio in quel momento sotto il nostro naso. La puzza fu insopportabile, vomitevole, l'odore del cibo marcio e decomposto mi si insinuò nelle narici conficcandosi nel cervello e da allora non se né più andato. Non appena vedevo del cibo a tavola, l'odore nauseante ritornava; mi chiedevo se quel piatto fosse stato cucinato con strumenti puliti, se non fosse andato a male, mi spaventava mangiare cose che presto si sarebbero decomposte. Dopo ogni pasto non potevo fare altro che correre al bagno a rigettare tutto e mi sentivo più leggera, ma allo stesso tempo mi schifavo per quello che facevo, mi sentivo disgustosa... Poi é arrivato Dario.

Diletta non riuscì a trattenersi dal guardarlo. Dario era a terra, schiacciato dal piede prepotente di Kam, la guancia destra che diventava rossa per il contatto con il pavimento gelido.

-Non é proprio "arrivato"... Ci conoscevamo da parecchio tempo, andavamo all'asilo insieme. I nostri genitori erano amici fin dall'università e non abitano tanto lontano da qui... Lui mi si avvicinò ancora di più, mi faceva i complimenti, diceva che ero bella, ed io ogni volta che lo ascoltavo ero sia imbarazzata che affascinata da lui e le sue lusinghe. In un periodo oscuro come quello, dove non potevo far altro che guardare i miei difetti e i miei errori, lui risaltava le mie qualità e mi sentivo risplendere. Era dolce, la mia famiglia lo adorava dato che era educato e anche molto affabile, ma soprattutto simpatico con i miei fratelli, con Leonardo scherzavano sempre quando veniva a trovarmi a casa.

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