-Dio deve proprio odiarmi per mandarmi uno smidollato come te a salvarmi! Ma cascasse il mondo, preferisco veramente morire fulminata all'istante che avere un minimo di gratitudine da parte tua!Il nome di Dio lo pronunciò con disprezzo e derisione; l'unica consonante la marcò violentemente con la lingua come se volesse chiamare per davvero quell'entità divina per mostrarle il macello in cui l'aveva messa per suo capriccio. Le altre parole a seguire furono impregnate di veleno. Anche se Dario cercava di tranquillizzarla con la sua voce, Diletta continuava a riversare le sue emozioni fin troppo represse; la pressione, lo stress, il dolore, la rabbia, non riuscì più a domarle e si rifletterono in quella risata isterica e in frasi piene di odio e disprezzo rivolte al malcapitato. Però non doveva comportarsi in quel modo. Davanti a lei, quella persona rappresentava la sua salvezza e lei cosa stava facendo? Gli sputava addosso come se fosse dello schifoso cibo marcio che la costringevano a mangiare.
Dopo quello scatto traboccante di emozioni, si fermò a riprendere fiato, mentre quello che fino a poco tempo fa era il suo amato ragazzo cercava di parlarle con timore.
Diletta non lo ascoltava, non voleva sentire la sua voce; lui non era importante, non lo era più ormai, da quel giorno per lei era un essere inutile.Ricordava con amara nostalgia gli sguardi d'affetto che gli lanciava; cercava ogni volta di comunicargli l'amore che provava nei suoi confronti ed ogni volta li ricambiava facendola emozionare ed imbarazzare. Il suo cuore era felice. In quel momento, invece, quell'organo che serviva a far pompare sangue era sterile a quegli sguardi, indifferente come se avesse scordato il vecchio calore. Ora il suo cuore le diceva solo un aggettivo; patetico.
Voltò il suo sguardo verso la persona che aveva veramente importanza, quella che aveva il coltello dalla parte del manico; il maniaco che aveva dalla parte sua un fratello gemello nascosto chissà dove e armi come un fucile.
Nel guardarlo, un brivido di fastidio scosse la schiena di Diletta.
Kam era seduto sporgendosi in avanti, mano alla bocca dato che cercava di nascondere un ghigno emozionato, gli occhi pieni di curiosità che rimbalzavano da Dario verso Diletta e viceversa. Era uno spettatore! Era un dannato spettatore che aspettava la scena clou di quella recita fatta da attori dilettanti. Si stava divertendo e questo Diletta non poteva accettarlo; non sarebbe stata alla pari di una serie Tv. Avrebbe messo da parte la sua orgogliosa isteria per non essere più oggetto d'attenzione.
-E sentiamo, in che grosso guaio mi sarei cacciato? Nei guai ci sei tu per il macello che hai combinato.- disse Dario alzandosi dal divano.
-Ora basta... Te ne devi andare. Non ti voglio più vedere.
-No Diletta. Non me ne vado finché non parliamo. Ti sei nascosta fin troppo! Non rispondi ai miei messaggi, ho provato a chiamarti al cellulare e al telefono di casa ed era sempre tutto staccato! Sono stufo di parlare ad una segreteria telefonica!
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Mystery / ThrillerDitemi, cosa ci hanno sempre insegnato i nostri cari genitori? Mai aprire la porta agli sconosciuti. Diletta, una ragazza nata in una fortunata quanto soffocante famiglia, non ha seguito questo consiglio, aprendo le porte della sua immensa casa. Gio...