9 Capitolo

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Tommy era rimasto a bocca aperta nel fissare incredulo suo fratello, aveva perfino paura che gli si slogasse la mascella per quanto fosse sorpreso.

Non avrebbe mai creduto che Kam dicesse realmente quella frase. Davvero avrebbe lasciato loro due da soli? Era incredibile il fatto di aver ricevuto così, dal nulla, una tale responsabilità ed infatti la sorpresa si trasformò immediatamente in eccitazione. Un sorriso sbocciò dalle sue labbra, suo fratello si fidava di un irresponsabile come lui!

Ma l'eccitazione poi si ridusse al suo abituale ed amichevole panico. Il sorriso appassì con la paura di fallire; e se accidentalmente Diletta le fosse scappata da sotto il naso per andare dalla polizia e denunciarli? Li avrebbero sicuramente condannati e quanti anni gli avrebbero dato per effrazione, aggressione e sequestro di persona? Ovviamente avrebbero indagato più affondo sul loro passato, scoprendo poi il resto.

La loro vita da vagabondi sarebbe finita per sempre e il carcere sarebbe stata la loro nuova casa, un orribile casa. Quel futuro gli passò davanti agli occhi come una pellicola di un film dell'orrore e non cercò di nascondere il suo disagio nel dire che non ce l'avrebbe mai fatta, non sarebbe riuscito a gestire da solo quella situazione. Kam, come era solito fare, gli sorrise cercando di infondergli coraggio. Era come se gli dicesse, "È solo una ragazza. Sarò via per poco tempo, non ti preoccupare."

Ammirava quella forza che sfoggiava ogni volta che lui vacillava, era consolante sapere che qualunque sua debolezza era sempre sostenuta da quella fermezza. Che qualunque cosa Tommy avesse mai fatto in futuro avrebbe sempre trovato il sostegno di suo fratello.

-Sono sicuro che gestirai la situazione Tommy, sarò via per poco e poi Diletta ha detto che non cercherà più di scappare, no?

Lei distolse lo sguardo verso il frigorifero. Forse aveva ancora fame? Pensando ciò Tommy si era alzato per accontentarla, doveva essere responsabile e non deludere in alcun modo suo fratello; ciò voleva dire anche accudire Diletta e non farla morire di fame. Prese del succo d'arancia, gli era sempre piaciuto soprattutto quando lo scuoteva come una maracas, e glie lo versò su un bicchiere che mise vicino a lei. Tommy, più che altro, non lo aveva fatto per aiutarla, ma per dimostrare a Kam che la sua fiducia era ben riposta in lui, che anche se era spaventato, avrebbe gestito bene quella situazione.

-Se vai al supermercato compri anche delle birre? Ah, e anche quelle liquirizie che mi piacciono tanto.- Ostentò sicurezza.

-Tutte quelle caramelle ti faranno male.- Dicendo ciò Kam uscì dalla cucina, ma non andò via. Tommy sentiva i suoi passi; agili, non come suoi che erano goffi e pesanti, sicuri, non come i suoi che erano timidi. Poco lontano, il rumore di una serratura che si apriva attirò anche l'attenzione di Diletta che ancora non aveva toccato il suo succo. Ascoltò attentamente, come per capire dove fosse andato l'altro frattello.

Kam ritornò subito con qualcosa di luccicante con cui giocherellava. Con un sottile sorriso che andava da orecchio a orecchio, si avvicinò alla ragazza e le chiese se fosse mancina. Lei, titubante, aveva visto cosa teneva fra le mani e ne era visibilmente contrariata, mentre Tommy ancora non aveva capito cosa avesse in mente suo fratello.

-S-sono mancina.

-Bugiarda.

Tommy sentì uno strano rumore, un tic metallico che alla fine lo fece alzare dalla sedia per avvicinarsi e guardare meglio. Sembrava che Kam le avesse messo un bracciale al polso, il destro per la precisione, che strano.

Ma non era più strano quando si rivolse anche a lui prendendogli il polso sinistro e mettendogli il medesimo bracciale, per poi capire che non era un bracciale, ma delle manette. Tommy era confuso, suo fratello Kam l'aveva legato a Diletta, ma perché?

-Manette? Non starai esagerando?- A Tommy non piaceva come stava evolvendo la situazione e si chiese cosa diavolo avesse in testa suo fratello. Sul suo polso sentiva quel braccialetto di metallo freddo, fortunatamente non era stretto, almeno non come quello di Diletta con cui faceva perfino fatica a muovere la mano.

-Ma potrebbe scappare o vuoi che rimanga sempre rinchiusa in bagno? Non sei un po' crudele?- Rispose Kam sghignazzando, ci trovava davvero gusto nel mettere in difficoltà gli altri.

-Si, hai ragione... Ma delle manette? É troppo strano.- Voleva farle vedere meglio per evidenziare quanto fosse bizzarra quest'idea, ma nel tirare aveva strattonato anche Diletta che per poco non perdeva la mano.

Kam per tranquillizzarlo e fermare quel lamento da ragazzino gli diede due pacche sulle spalle, come se fosse un adulto amorevole che doveva spiegare tutto a suo figlio.

-Tommy, ma ti devo insegnare tutto? Questa situazione non è strana, ma 'eccitante'. Ti ho spianato la strada, ti ho fatto un regalo e vedi di non rovinarlo con la tua ingenuità come hai fatto altre volte.

-Non capisco cosa stai dicendo, quali altre volte?

-Appunto, dormi proprio in piedi. Con te è più probabile che ti salti addosso lei.

-Aspetta, perché mi deve saltare addosso? É uno scricciolo non può buttarmi giù.

Kam alzò le mani in segno di arresa e quel sospiro rappresentava tuttala sua pazienza che si era dissolta a causa dell'immaturità di suo fratello. Con la tristezza negli occhi se ne era andato lasciando Tommy ancora perplesso sul cosa dovesse fare.

Guardando Diletta si chiese perché dovesse stare attento, gracile come era non l'avrebbe nemmeno smosso dal suo posto, figuriamoci cercare di farlo cadere buttandosi addosso.

Nel silenzio di quell'enorme casa, i due erano ancora in piedi, interdetti da quell'azione tanto stupida di Kam. Allora doveva essere Tommy quello intelligente, almeno per una volta.

-Lo sai che comando io adesso, vero?

Diletta aveva lo sguardo basso e la bocca serrata in una sottile linea. Accennò un piccolo sì con la testa aspettando poi il da farsi come un cucciolo obbediente, gli era quasi venuta voglia di accarezzarle la testa.

Come aveva appena sottolineato, Tommy era il capo, ma fondamentalmente non sapeva che cosa dovesse effettivamente fare. Non era come Kam che sapeva sempre tutto e si permetteva di dare ordini a chiunque, non aveva la stoffa del capo come lui. Era un capo provvisorio, un sostituto che non sapeva come prendere in mano la situazione.

-Ehm...Che cosa vuoi fare?- Chiese dimenticando la risolutezza di poco fa. Lei scrollò le spalle, non era molto loquace e Tommy si chiese il perché, infondo lui non l'aveva mai maltrattata.

Dopo essere stati fermi per più di cinque minuti in un silenzio tombale, le chiese quanto ci volesse con la macchina ad arrivare fino al supermercato. Diletta, con poca voce e continuando a fissare il pavimento, spiegò che la casa era situata in un consorzio abbastanza isolato, l'unico tanto vicino ad un bosco e che Kam, con la macchina, ci avrebbe messo poco più di mezz'ora ad arrivare al supermercato. Tommy continuava a fissarla chiedendosi se in quel momento avesse un motivo per mentirgli e che quello che avesse appena sentito fosse la verità, ma ripensandoci, quando erano arrivati in quel consorzio non avevano visto edifici o supermercati nelle vicinanze, quindi doveva essere per forza vero. Un'ora, avevano da passare poco più di un'ora insieme, da soli, incatenati l'uno all'altra.

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