(R) PROLOGO

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Amo le storie, le ho sempre amate.

È un amore che risale a quando per la prima volta mia madre mi lesse una fiaba, per cullare il mio sonno, e mi fece appassionare a storie fantasiose piene di principesse addormentate, draghi sputafuoco e principi coraggiosi. È un amore che è cresciuto insieme a me da quando ho imparato a leggere e scoperto che tra le pagine di un libro ci si può perdere più facilmente che in un labirinto e che ad ogni angolo di pagina si può nascondere qualsiasi cosa, anche quella più inaspettata. È un amore continuamente alimentato nel corso di tutta la mia vita dalla mia fervida fantasia, che mi ha portato molto più lontano di quanto le mie gambe avrebbero mai potuto fare.

Ma come succede spesso, una bimba crede fin troppo ciecamente a quello che le viene detto. Io quindi mi aspettavo quelle avventure, ero convinta che un giorno sarebbero arrivate anche per me, così da poter vivere in prima persona tutte quelle vite sensazionali che avevo sperimentato solo grazie all'immaginazione. Iniziai a desiderarmi diversa, in una realtà diversa. La mia vita non mi soddisfaceva, quindi con la mente me ne creavo mille altre alternative, fino a rischiare a tratti di perdere di vista la verità. Per un po' avevo creduto di poter essere felice a quel modo, ma non potevo evitare di sentire un vuoto che mi divorava dall'interno. I sogni sono belli, sono fondamentali nella vita, ma non bisogna mai perdere di vista l'autenticità.

In ogni caso sono cambiate tante cose da allora. Ad un certo punto la realtà si è imposta nella mia vita con talmente tanta forza che sono stata costretta a riemergere dal mondo immaginario in cui vivevo e ho dovuto imparare a fare i conti con la vita vera. Non è stato facile, ma oggi sono fiera di ciò che sono diventata. Sono felice, perché finalmente ho trovato la mia autenticità.

Una cosa però non è cambiata: amo ancora le storie, solo forse in modo leggermente diverso. Non le vedo più come una fuga e basta, ma piuttosto come una guida: grazie alle storie, vere o false che siano, possiamo sempre imparare qualcosa. Credo che al termine di una lettura dovremmo ogni volta aver capito qualcosa di nuovo sulla vita o su noi stessi.

Ed è per questo che ciò che vi voglio donare è proprio una storia, la mia per l'esattezza. Dopotutto, alla fine si è dimostrata molto meno noiosa di quanto credessi e ho anche avuto la mia buona dose di avventure sensazionali. Forse anche troppe.

La mia speranza è che possa aiutarvi a trovare una piccola fetta di felicità, in fondo è questa l'unica cosa che desiderano davvero gli scrittori: regalare emozioni a chi legge le loro creazioni.

Suppongo che sia giunto il momento di alzare il sipario e smetterla di annoiarvi con inutili chiacchere: abitanti di tutti i Sette Mondi, piacere di conoscervi, mi chiamo Katherine Forrest, per gli amici Kate, e questa è la mia storia.

Suppongo che sia giunto il momento di alzare il sipario e smetterla di annoiarvi con inutili chiacchere: abitanti di tutti i Sette Mondi, piacere di conoscervi, mi chiamo Katherine Forrest, per gli amici Kate, e questa è la mia storia

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Come si è potuto capire ero una ragazzina abbastanza problematica qualche anno fa. Beh, non che ora io sia propriamente una persona normale, ma allora credo che rientrassi abbastanza nella categoria delle personalità borderline. Forse non molto all'apparenza, in fondo ero una ragazza carina ed intelligente che aveva cura della sua immagine, ma quante giovani di diciotto anni hanno come uniche amiche le domestiche di casa di mezz'età? Suppongo poche.

A mia discolpa, non posso dire di aver avuto vita facile fino ad allora: orfana di madre, padre fantastico, ma spesso assente... non che potessi fargliene una colpa, dopotutto era il Reggente di Majesten, il mio mondo, e non poteva non rispondere alle sue numerose responsabilità.

Avevo praticamente diciotto anni, ma me ne ricordavo decentemente solo otto, mentre dei primi dieci avevo unicamente poche immagini confuse a cui facevano da cornice i rari racconti di mio padre. Ovviamente non potevo che pensare di avere davvero una pessima memoria a lungo termine.

Infine, ciliegina sulla torta, vivevo in un mondo dove la magia regnava sovrana, mio padre era uno dei più potenti Monhar (mago in Majestano) degli ultimi secoli e io... ero miseramente una senza poteri. Non di certo la Mahir (fata) che tutti gli abitanti della Città si erano aspettati che fossi.

Ero ricca, fortunata per mille e più motivi, eppure non riuscivo a sentirmi davvero completa. Se avessi trovato una lampada magica e il genio al suo interno mi avesse chiesto quali fossero i miei tre desideri, non avrei avuto dubbi sulle risposte: degli amici, poteri magici e una mamma. Se la prima cosa la volevo per placare la solitudine e la seconda per porre fine al mio complesso di inferiorità che ancora in nessun modo ero riuscita a distruggere, nonostante mi impegnassi al massimo in qualsiasi cosa facessi, la terza era semplicemente il bisogno di riempire un vuoto incolmabile.

Non sapevo praticamente nulla di mia madre, solo che era morta quando ero piccolissima e che era per questo che non ne preservavo alcun ricordo. Avevo provato a sapere di più da mio padre, ma ogni volta notavo il dolore che riaffiorava nei suoi occhi e non avevo cuore di insistere. Almeno potevo vedere che si erano amati molto.

Per sommi capi questa era la mia vita appena prima di compiere diciotto anni. Non posso negarlo, amavo il vittimismo: credevo di essere la più sfigata delle persone. Mi fa ridere oggi pensare a quanto fossi ottusa ed egoista a quei tempi. Forse pure superba. Ma mi perdono, alla fine ero piccola e ignoravo davvero troppe cose. Forse il peggio era che in tanti mi vedevano così, quando in realtà il mio essere acida era dovuto al muro che mi ero costruita intorno, per nascondere timidezza e fragilità.

Il cambiamento arrivò all'improvviso, o forse fui io a non notare i segni premonitori. In ogni caso venni travolta da un evento dietro l'altro, senza potermi ribellare: potevo solo seguire al meglio la via che il destino mi aveva messo davanti. Senza neppure accorgermene mi ritrovai su una strada che mi avrebbe portato a scoprire la verità su me stessa, una rivelazione che la ragazzina immatura che ero non avrebbe mai neppure potuto immaginare.

MAJESTEN- Il ViaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora