(R) CAPITOLO 18: Ricerche

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Quando varcai le mura della città fu come entrare in un nuovo mondo. Dopo giorni passati nella più completa desolazione, l'impatto con la vivacità di quel centro abitato fu destabilizzante. Nelle strade passeggiavano persone elegantemente vestite e dai visi benevoli, riempiendo di vita il quartiere. Mi guardavo intorno avida, riempiendomi di quella diversità, scoprendo ogni istante dettagli nuovi. Chissà come si sarebbero comportati se avessero saputo di avere degli osservatori provenienti da un altro mondo.

La città di Zentor era di una bellezza classica e armoniosa, dominata dall'eleganza e dall'equilibrio. Gli edifici, rigorosamente immacolati, erano tutti di media altezza, decorati con ornamenti semplici, ma di evidente qualità. I soli facevano brillare le dorate rifiniture delle finestre, che riflettevano su una strada estremamente pulita e inevitabilmente bianca. Gente entrava e usciva da numerosi negozi, chiacchierando pacificamente con i negozianti. Per quanto la Città, casa mia, fosse un luogo pacifico, tutta quella gentilezza e cortesia era solo un sogno per me.

Al di sopra di tutte le case si vedeva con chiarezza, nonostante la notevole distanza da noi che eravamo in periferia, un palazzo di un'altezza sconvolgente, che irradiava una luce talmente forte da rendere difficile mantenere lo sguardo su di esso. Doveva essere per forza il santuario che custodiva la Spada dell'Eletto, una delle tre reliquie magiche di quel mondo. Le altre due erano il Diadema dell'Onestà e lo Scrigno della Pace, protette reciprocamente nelle Città Sacre di Aslor e Grendor. La cosa che gli abitanti di Candor non sapevano era che quegli oggetti antichissimi provenivano proprio dal mio mondo – Majesten, non la Terra ovviamente – e secoli prima erano stati dei doni per la Congrega dei Veggenti, gli unici in quel pianeta a conoscere la nostra esistenza.

Lo Shidashi, ciò che credevamo di dover cercare, era invece un manufatto più leggendario che reale. Infatti, tutti credevano nella sua esistenza, ma pubblicamente nessuno sembrava avere idea di dove si trovasse. In molti lo ritenevano la forza vitale stessa di Candor e si narrava che se esso fosse finito nelle mani sbagliate il mondo si sarebbe ridotto in rovina e distrutto. Ma erano solo leggende dopotutto.

"Kate! Sveglia! Cibo chiama Kate! Ti vuoi dare una mossa sciocca Dothui?"

Mi balzò il cuore nel petto e mi voltai immediatamente verso colui che mi aveva riportato bruscamente alla realtà: Chris.

"C-cosa hai d-detto?" balbettai con gli occhi sgranati.

"Ho detto che devi muoverti, se non vuoi perderti subito. Se non te ne fossi accorta stiamo cercando una locanda per mangiare, dato che siamo tutti leggermente affamati," mi spiegò indicandosi lo stomaco. Ormai non mangiavo da talmente tanto tempo che il mio aveva perfino smesso di brontolare.

"Non mi riferivo a quello. Non che vi stessi ascoltando e che sapessi il resto, però intendevo... Chris come mi hai chiamata?" blaterai senza quasi respirare.

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