(R) CAPITOLO 1: Lacrime dal cielo

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Se ci fu davvero un qualche segnale premonitore ad anticipare il cambiamento, suppongo che fu la pioggia.

Fin dalla mattina del 5 maggio goccioloni d'acqua si erano riversati sulle strade della Città. Un fatto che non solo colse di sorpresa in tanti quel giorno a Majesten, visto che eravamo ormai ad un passo dall'estate ed il periodo delle piogge era passato da un pezzo, ma che fece anche infuriare praticamente tutti, perché metteva in difficoltà i preparativi della grande cerimonia che si sarebbe tenuta il giorno seguente.

I professori della mia scuola non si fecero però intimidire dal diluvio che imperversava fuori e ci chiusero nelle aule scolastiche per impartirci mille indicazioni riguardo a cosa avremmo dovuto fare la mattina successiva.

Già da troppe ore ero seduta al mio banco ad ascoltare la solita tiritera. O forse avrei dovuto dire ex banco, dato che una settimana prima avevo conseguito il mio ambito diploma. Ma, nonostante ciò, ero di nuovo in quell'ambiente soffocante, mentre facevo il conto alla rovescia per il mio diciottesimo compleanno. Incredibile come uno dei giorni che avrei dovuto amare maggiormente fosse allo stesso tempo uno di quelli che temevo di più: scoccata la mezzanotte sarei diventata maggiorenne, ma, invece di festeggiare, avrei dovuto partecipare alla cerimonia della Scelta, evento che avrebbe segnato simbolicamente il nostro passaggio all'età adulta.

Poco più di ventiquattro ore e sarei stata libera di costruire il mio futuro e realizzare i miei sogni. Io, come ogni mio coetaneo che aveva passato gli esami di fine anno, avrei finalmente preso la mia strada.

Tutti a parte sei, mi ricordò fastidiosamente il mio cervello.

I futuri Guardiani, coloro che l'Albero dei Mondi avrebbe indicato come Prescelti e che, se fossero sopravvissuti alle prove che avrebbero incontrato durante il Viaggio, avrebbero protetto la nostra dimensione Straix per tutto l'anno successivo.

La Cerimonia della Scelta in sostanza era l'evento più importante di ogni anno e tutti, meno me, erano super esaltati. In fondo era la migliore occasione per vedere l'Albero dei Mondi all'opera e si sapeva che ogni onesto majestano idolatrava come una divinità quel Salice dalle dimensioni spropositate. Ma no, quello che colpiva non era di certo la sua grandezza, né la sua antichità, anche se davvero notevoli, ma piuttosto il fatto che non solo fosse un'entità dotata di sorprendente raziocinio, ma anche immensamente saggia e dalle capacità magiche ineguagliabili. Infatti, da quando i portali verso gli altri luoghi della nostra dimensione Straix erano stati sigillati, lui rappresentava l'unico mezzo tramite il quale Viaggiare tra i Mondi e quindi raggiungere Candor, Mondeor, Shailang, Namawi, Terra e Gerlin. Questi, insieme alla mia casa, Majesten, erano i Sette Mondi, divisi dallo spazio, ma uniti dal... beh, onestamente allora non avrei saputo dire da cosa, ma oggi mi piace pensare dal destino.

Posso immaginare che il pensiero di saltare da un pianeta all'altro, per di più con la rapidità garantita dai portali intradimensionali che solo il Salice era in grado di evocare, possa risultare esaltante agli occhi dei più, ma purtroppo Viaggiare era un lusso concesso a pochissimi: solo coloro che di anno in anno venivano indicati dall'Albero avevano questo onore. O onere, dipende dai punti di vista.

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