(R) CAPITOLO 16: Terra bianca

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In verità la parte del buio fu la più piacevole. Purtroppo, durò solo un paio di secondi.

Poi iniziò il vero passaggio.

Fu proprio come nella visione-ricordo del mio arrivo a Majesten: mi ritrovai in un vortice di colori, con una forza che mi spingeva lontana da casa. Non c'era solidità in quel limbo in cui mi trovavo e avevo la strana sensazione di essere gelatinosa, quasi liquida. Non riuscivo a distinguere i miei compagni, vedevo solo delle ombre agitarsi intorno a me confusamente.

Sentii la voce di una ragazza gridare e rimasi stupita quando mi accorsi di essere io. Richiusi la bocca, o almeno ci provai, ma era come non avere controllo sul proprio corpo.

Le luci e i colori che mi circondavano a un tratto sparirono e mi ritrovai ancora una volta immersa nel buio.

E caddi. Mi sentii precipitare verso il basso, la gravità che mi trascinava a terra. Non riuscii a trattenere un altro urlo.

Per fortuna la caduta non durò a lungo e all'improvviso sentii la terra materializzarsi sotto di me. Atterrai bruscamente su un fianco e sentii una fitta dolorosa partire dalla spalla e attraversarmi tutto il braccio sinistro. Mi si mozzò il fiato ed emisi un gemito strozzato.

Strinsi i denti e riempiendomi i polmoni di aria cercai di sollevarmi e tirarmi su a sedere. Il movimento mi procurò di nuovo dolore e quindi compresi di essermi presa proprio una bella botta, ma mi feci forza e cercai di ignorare la spalla ammaccata.

Mi guardai intorno. A pochi metri da me c'era Jasmine che si stava esaminando un gomito sbucciato e sanguinante. Poco più lontano potevo scorgere Oliver che sembrava solo un po' indolenzito, ma senza danni, infatti si stava già rialzando.

Continuando a scrutare attorno, individuai le figure degli altri miei compagni atterrati più lontano, che stavano pian piano mettendosi in piedi, sistemandosi le vesti.

Ci trovavamo in uno spiazzo terroso. Ero a conoscenza dello strano minerale che rendeva bianco il suolo di quel pianeta, ma rimasi ugualmente stupita dallo spettacolo che avevo davanti agli occhi.

Bianco. Intorno a me era tutto di un bianco candido. Bianco ovunque a parte in cielo, azzurro intenso, senza neppure una nuvola. A dare luce a quel mondo c'erano due soli, anch'essi di un bianco accecante.

Trovarmi in quel luogo mi dava una strana sensazione, come di smarrimento: casa era un tripudio di colori, quindi non ero abituata a vedere scenari simili. Inoltre, avevo la nausea, effetto collaterale più che scontato dato il Viaggio travagliato che avevo affrontato.

Mi guardai la spalla, notando che si era leggermente sbucciata e che un piccolo rivolo di sangue mi stava colando lungo il braccio. Mi era andata bene tutto sommato, con quella caduta avrei potuto tranquillamente rompermi qualcosa. Attenta a non sporcare la tunica di sangue, afferrai la sacca che portavo appesa all'altra spalla e la aprii, cercando un fazzoletto.

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