(R) CAPITOLO 33: Apparenza

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Avevo quattordici anni quando per la prima volta avevo sentito una strana connessione con la natura. Era come se la percepissi dentro di me, dal più debole soffio di vento, alla potenza del mare.

Mai in precedenza avevo sentito come tutto fosse collegato, ogni singolo gesto di ogni essere vivente era una tessera dell'immenso puzzle della vita. L'immagine complessiva però non la potevo vedere, ma solo intuire, perché ne ero parte io stessa.

All'inizio mi ero spaventata, sopraffatta dall'immensità di tutto ciò. Volevo correre da mio padre a dirglielo, ma poi all'ultimo mi ero trattenuta. Non avevo idea del perché lo avessi fatto, ma ora credo che fosse perché la parte di me che si era sopita, quella bloccata dal sigillo che il mio stesso padre aveva posto, stava cercando di tornare in superficie.

La cosa buffa era stata quando, dopo l'iniziale spavento, avevo imparato a controllare quel dono, utilizzandolo per trovare pace e armonia. Incredibile come le cose che sembrano inizialmente spaventose si rivelino poi le più preziose. E viceversa.

Quando varcai la soglia del palazzo reale mi sembrò di entrare dentro a un sogno. Era così bello, spettacolare, luminoso. La vita di corte era una vera giostra con le feste, i balli, l'eleganza... per non parlare di quei fantastici vestiti.

Ero veramente ingenua, purtroppo: presto avrei capito che quella realtà era molto meno splendente di quanto sembrasse.

La mattina dopo aver ricevuto dalle streghe le indicazioni fondamentali per il nostro ingresso a corte, giunsero nelle nostre camere delle domestiche che ci aiutarono a prepararci.

Ci volle circa mezz'ora per indossare quello stramaledettissimo, scomodissimo e stupefacente abito. Era da giorno, color verde chiaro, la gonna molto ampia e il corpetto davvero troppo stretto, che mi schiacciava il seno spingendomelo verso l'alto. Non avevo dubbi che fosse un ottimo espediente estetico, ma non ero convinta che facesse bene agli attributi femminili.

La cura dei capelli però fu decisamente la parte peggiore: me li sistemarono in una complicatissima acconciatura intrecciata e poi ci fissarono sopra un vistoso cappello piumato che mi mise parecchio in imbarazzo: era tanto brutto quanto era bello il vestito.

Provai a obiettare, ma mi risposero semplicemente che lo avrei dovuto tenere almeno fino a quando non saremmo stati presentati ai sovrani. Poi avrei potuto optare per un modello più semplice.

Un altro vero trauma si rivelò essere il trucco: era da più di un mese che non vedevo il mio volto abbellito dai cosmetici e l'enorme differenza mi turbò, perché mi resi conto che dovevo essere stata davvero brutta agli occhi degli altri.

Chissà con quale coraggio Chris mi stava quasi per baciare.

Mi rimproverai subito per aver fatto quel pensiero e ricacciai indietro a forza tutte le mie sensazioni legate a quel momento delicato.

MAJESTEN- Il ViaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora