(R) CAPITOLO 3: Sei ragazzi

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Prima della cerimonia della Scelta avevo visto poche volte il mastodontico Albero dei Mondi: il mio primo giorno di scuola, quando ci aveva dato la sua benedizione, a un paio di cerimonie a cui mio padre aveva voluto portarmi e l'ultimo giorno di scuola. In quell'ultima occasione ognuno di noi aveva avuto modo di avere un breve dialogo con il Salice, così che questo potesse captare le nostre qualità e potenzialità, per poi poter scegliere in maniera corretta. Non mi era mai stato troppo "simpatico": ogni volta che mi ero trovata nelle sue vicinanze avevo sentito come un senso di angoscia e oppressione. A volte mi sembrava che più che essere il nostro protettore fosse il nostro padrone e mi spaventava tutto il potere che deteneva. Questa antipatia però non era ricambiata: il nostro ultimo incontro era stato davvero... singolare.

Ero emozionata, mi ero appena diplomata e avevo raggiunto il massimo punteggio. Forse non ero una fata, ma almeno avevo dimostrato di essere valida in tante altre cose. Almeno in quello stavo rendendo fiero di me mio padre, come aveva dimostrato il suo sguardo orgoglioso quando mi aveva visto ricevere la targa di attestazione. Mi batteva il cuore, mi perdevo nei complimenti e riuscivo a dimenticare tutti gli sguardi di fastidio e invidia. Dopo anni di fatica avevo raggiunto il mio obiettivo e ciò mi faceva sentire soddisfatta. Quasi non mi accorsi di aver varcato le porte del Giardino della Maxas e di essere a pochi metri dal Grande Salice. Poi iniziarono i colloqui e io mi misi ad osservarli con interesse. Non mi convinceva l'Albero, ma ciò non significava che non ne fossi incuriosita. Volevo davvero capire perché praticamente tutti lo idolatrassero come un Dio e... mi sarebbe tanto piaciuto sapere cosa fosse davvero. Arrivò il mio turno e venni condotta davanti a quella pianta monumentale, che però muoveva le sue fronde come se fosse viva. Beh, in effetti lo era. Tremavo da quanto ero intimorita e non avevo idea di cosa avrei detto al suo cospetto. Probabilmente il nostro incontro sarebbe stato rapidissimo.

Durò più di mezz'ora. Con la maggior parte degli altri ragazzi era durato cinque minuti. Il problema era che non me n'ero accorta: ai miei occhi era stato davvero rapido il nostro incontro, ma tutti quando tornai avevano la mandibola a terra e lo sguardo tagliente. Guardai mio padre e la rabbia che vidi nei suoi occhi mi fece dimenticare tutto l'astio che mi circondava e la confusione dovuta alla stranezza del mio faccia a faccia con il Salice. Non avevo mai visto quell'espressione sul suo volto e ne ebbi paura. Ma durò solo un attimo, perché poi mi rivolse uno dei suoi soliti sorrisi rassicuranti. Pensai di essermi sognata tutto e accantonai il pensiero. L'unica cosa importante era di essere uscita finalmente dalla scuola e di poter essere libera di costruire il mio futuro. Dovevo solo aspettare la cerimonia della Scelta e poi avrei potuto iniziare da capo.

Anche quel giorno mi sentii a disagio a stare vicino a quell'essere primordiale, ma ciò non mi impedì di ammirarne la bellezza. L'Albero dei Mondi era rigoglioso, le sue foglie di un verde così intenso, sembravano essere composte di pura luce. Emanava un potere, un'energia, una forza vitale che metteva soggezione, ma che allo stesso tempo risvegliavano la meraviglia anche nei più adulti. Le sue dimensioni erano veramente smisurate: la parte anteriore, quella rivolta verso di noi, aveva fronde più corte che sui lati andavano gradualmente ad allungarsi, creando una specie di vasto arco che conduceva all'interno della cupola creata dai rami e al cui centro troneggiava il tronco massiccio. Dietro, invece, le fronde sfioravano il terreno da tanto erano lunghe.

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