(R) CAPITOLO 38: La mattina dopo

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"Non riesco a crederci," mi ritrovai a dire. Mi facevano male i muscoli della faccia da quanto stavo sorridendo e ogni volta che vedevo la sua faccia e mi accorgevo che anche lui aveva un sorriso da ebete, la mia felicità raddoppiava ancora di più. Ormai non avevo più dubbi.

Lui mi rispose con una risatina imbarazzata e mi strinse più forte a sé. Eravamo sdraiati sull'erba, circondati qua e là da qualche petalo rosa del ciliegio che ci sovrastava. Il mio capo era appoggiato sul suo petto e il suo braccio destro mi teneva premuta contro di lui. Contrariamente a quanto si dice spesso, non formavamo un incastro perfetto, anzi, tra vestito e pettinatura ero davvero scomoda. La bellezza di essere abbracciati alla persona che ti fa battere il cuore non è di certo la comodità, ma il provare un'emozione talmente forte da far passare tutto in secondo piano rispetto al bisogno di vivere quella vicinanza: altro che farfalle nello stomaco, avevo dentro una tempesta di quelle potentissime e potevo solo sperare che non mi avrebbe fatto naufragare.

Mi tirai leggermente su e lo guardai. "Non riesco a riconoscerti sai? Non ti ho mai visto così... non con una ragazza almeno," ammisi mordicchiandomi il labbro.

Lui mi diede un bacio a stampo e mi sussurrò: "Non sei una ragazza qualunque Kate." Boom, morta. Quale ragazza non sogna di sentirsi dire quelle parole? "E poi di solito so cosa aspettarmi dall'altra parte, con te... te l'ho detto, temevo di rimanere fregato," aggiunse imbarazzato. Dannazione, era ancora più bello in quella versione, emanava purezza e sincerità, caratteristiche che non vedevo in lui da tanto tempo.

"Che cavolata," lo presi in giro. Effettivamente ero stupita del fatto che lui non avesse ancora capito da tempo che ero completamente cotta.

"Non direi. Tutte le volte che ho cercato di baciarti in passato non è andata a finire bene e ultimamente sembravi ben più interessata a qualcun altro che a me. Hai accettato anche il suo invito al ballo," puntualizzò, assottigliando lo sguardo.

"Eh?!" domandai allibita "Stai scherzando spero! L'ho accettato solamente perché stavo venendo da te e invece ti ho sentito invitare Gerianne."

"Come scusa? Ma se hai accettato prima che io glielo chiedessi!" esclamò Chris, spalancando gli occhi.

Scossi il capo, incredula. "Ti assicuro di no: eri dentro una saletta isolata, io sono passata e ti ho sentito formulare l'invito," gli spiegai, sfidandolo a ribattere.

Con mia sorpresa lo vidi rilassarsi in volto, mentre i suoi occhi si illuminavano di comprensione. "Mi hai sentito nominare Gerienne?" mi domandò, un sopracciglio alzato. In quel momento era lui a sfidarmi.

"No..." risposi in attesa di capire a cosa volesse arrivare.

"Mi vergogno un po' a dirlo, ma quello che hai sentito non era neppure lontanamente un invito per la dama," esitò, passando le dita tra i capelli, cosa che notai faceva spesso quando era nervoso. "Stavo provando un discorso. Un discorso per chiedere a te di accompagnarmi."

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