(R) CAPITOLO 14: La Sala del Calore

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"Cosa?!" esclamai rivolta a Christopher, che stava invece guardando Zac, ignorandomi completamente.

"Nessun problema, è tutta tua. Kate è un'ottima compagna di danze," ammiccò il mio cavaliere, per poi piantarmi là con Chris. Lo maledissi mentalmente. Non mi potevano trattare come merce di scambio!

"Non credi che forse dovresti chiedere a me se ho intenzione di ballare con te?" lo rimbeccai incrociando le braccia al petto.

"Okay, mi scusi signorina. Vuole ballare con me?" mi invitò allora con un ghigno divertito, accennando a un inchino.

"No."

Avevo assolutamente bisogno di aria e pace, mi sentivo soffocare in quel salone e dopo tre balli ero anche stanca. Danzare con Chris era una pessima idea.

"No? Davvero?" mi chiese inarcando le sopracciglia. Poi più seriamente mi domandò: "Kate perché mi stai evitando in questi giorni? Cosa succede?"

"Niente," risposi semplicemente e feci per andarmene, ma lui mi afferrò per un braccio e mi trattenne.

"Katherine Forrest, fidati di me: devo parlarti e sono sicuro che ti interesseranno le cose che ti dirò. Quindi te lo richiedo: vuoi ballare con me?"

Ero combattuta. Non volevo farlo. Però se mi poteva dire qualcosa d'importante... era meglio fare uno sforzo.

"Sì..." risposi storcendo la bocca.

"Fantastico!" esclamò allargando le braccia, invitandomi ad avvicinarmi. Così mi ritrovai a ballare con lui. Non sapevo che fare. Ero a disagio, imbarazzata e spaventata. La sua presenza mi rendeva rigida e morbida al tempo stesso e ciò mi scombussolava. Iniziai a fissarlo, curiosa di capire cosa mai avesse risvegliato quell'attrazione che sentivo nelle viscere, andando contro la mia volontà. Era forse la sua bocca sensuale? I tratti ben definiti? La sua pelle perfettamente abbronzata? O forse erano i suoi glaciali occhi e quello che nascondevano dietro?

"Perché mi stai fissando?" mi chiese con noncuranza, accennando ad un sorriso malizioso.

"Non ti sto fissando!" strillai con voce strozzata, colta in fallo. Cercare di negare l'evidenza era un tratto distintivo del mio carattere, un difetto di cui mi vergognavo, ma di cui era difficile liberarsi.

Per evitare altri commenti e deviare l'attenzione dal mio strano comportamento, formulai velocemente una domanda: "Cosa mi dovevi dire?"

Mi squadrò un paio di secondi divertito e rassegnato. "Ah, vai dritta al punto..." concluse alla fine. "Ricordi la prima volta che noi due abbiamo ballato insieme? Tu mi avevi chiesto se potevi farmi una domanda e io ti ho risposto di sì, a condizione di potertene fare una anche io. Venimmo interrotti. Credo che sia il momento di riprendere quel discorso."

MAJESTEN- Il ViaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora