(R) CAPITOLO 10: L'Albero della Vita

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Non mi riconoscevo più. Guardando la mia immagine allo specchio non vedevo più la Kate di qualche settimana prima.

I tratti erano gli stessi, e anche il corpo, seppur più magro e asciutto grazie ai duri allenamenti. Ma ero diversa.

Gli occhi, anzi l'intero viso, mi sembrava avesse un'espressione nuova. Una luce particolare. Le mie iridi color dell'oceano erano accese, splendenti e... vive. Io mi sentivo viva.
Mi piaceva come stavo diventando, ero una persona migliore, più aperta e avevo trovato due delle cose di cui sentivo la mancanza da sempre. Se avessi tralasciato il contesto in cui mi trovavo, avrei potuto quasi definirmi felice.

Ma a quale prezzo.

Il reggente Forrest vuole vedermi. Il reggente Forrest, non mio padre.

Era un messaggio chiaro: non potevo rifiutare di presentarmi, perché era un Reggente a ordinarlo. Aveva usato la sua autorità con me. Se voleva farsi perdonare, quello non era certamente il sistema migliore.

Un tempo, nonostante tutto, lo avrei scusato. Ma ero ancora la figlia che lo avrebbe potuto assolvere dalle sue colpe?

Ero ancora sua figlia?

Chiusi gli occhi e mi passai le mani sul volto, esausta. Mancava poco alla partenza, solo quattro giorni. Nell'ultima settimana ci avevano massacrato. Quel giorno di riposo di qualche tempo prima probabilmente doveva servire a farci prendere fiato prima della mazzata finale. Ma quel rigore nell'allenamento era servito: avevo fatto passi da gigante. Ero più veloce, agile e forte, ma soprattutto ero diventata più brava nel controllo della magia. Ero sorprendente secondo Yvonne, portata per molte discipline diverse. Inoltre, l'avevo stupita moltissimo nel momento in cui le avevo rivelato di riuscire a sentire talvolta i pensieri delle persone che mi circondavano. Purtroppo, però, non era una capacità che ero in grado di controllare. Non ancora almeno.

Ebbene sì, occasionalmente percepivo i pensieri altrui, piacevoli o spiacevoli, interessanti o inutili. Rendermene conto era stato inevitabile a un certo punto, data l'evidenza di determinate idee estranee che avevo percepito risuonarmi nella mente. Peccato che Yvonne non potesse insegnarmi nulla sul loro controllo, sostenendo che era una cosa che potevo imparare solamente con il tempo e l'esperienza.

"È bellissima..."

Mi ritornarono in mente le parole di quella che ormai avevo identificato come un'osservazione di Christopher. Si riferiva a me?

Passai la mano tra i capelli, intimandomi di non pensarci.

Uscii dalla stanza senza badare molto alla mia immagine. Indossavo solo una maglietta larga che mi lasciava scoperta una spalla e dei jeans attillati. Ai piedi portavo normalissime scarpe di tela. Non ero neppure truccata. Fino a poche settimane prima non mi sarei mai sognata di farmi vedere in giro senza un po' di fondotinta e mascara e tanto sciatta. Ma, come stavo dicendo, ero cambiata.

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