(R) CAPITOLO 29: Fantasmi del passato

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Ancora al riparo e con Chris al mio fianco, analizzai velocemente la situazione: gli assalitori dovevano essere circa una ventina, forse di più, ed erano vestiti con semplici abiti logori e sporchi. Dal modo in cui si battevano capii subito che non erano dei soldati addestrati, troppo imprecisi e maldestri, ma si muovevano spinti dalla disperazione. Erano sicuramente un gruppo di ribelli garenniti, quelli su cui ci avevano messo in guardia prima che lasciassimo l'accampamento.

Nonostante fossero malconci e non addestrati, erano comunque quantitativamente troppi per noi e le difficoltà aumentavano se si considerava il fatto che noi sei avevamo concordato in precedenza di evitare il più possibile l'utilizzo della magia, per non dover dare delle spiegazioni ai nostri cinque compagni.

Mi bloccai. Quattro compagni. Proprio in quel momento vidi Gibbiof a terra, circondato da un lago di sangue. Dalla gola tagliata usciva ancora un fiotto di sangue e gli occhi aperti erano ormai vitrei. Un conato di vomito mi fece portare le mani alla bocca. Mi sentii mancare l'aria: non riuscivo a credere che fosse morto. Solo poche ore prima era pieno di vita, allegro e pronto a narrare sempre nuovi aneddoti, mentre ora di lui rimaneva niente più che un involucro vuoto.

"Dannazione... non di nuovo!" imprecò Chris a denti stretti. Poi rivolse verso di me, uno sguardo risoluto, ma al contempo gentile: "Kate, ce la fai? Dobbiamo muoverci ad aiutarli."

Presi un respiro e annuii. Avrei lasciato che la disperazione prendesse il sopravvento più tardi, in quel momento dovevo farmi forza. Così partimmo di corsa a raggiungere gli altri, sguainando le spade.

Il rumore delle lame che cozzavano tra di loro non mi era per nulla mancato e mi nauseava, nonostante quei suoni non fossero nulla rispetto a quelli che avevo sentito sui campi di battaglia. Presto mi trovai circondata dai nemici e, spinta dall'istinto, mi rivolsi verso colui che stava mettendo alle strette Zac.

Il mio avversario sembrava essere spinto da una forza cieca e attaccava come se fosse del tutto indifferente alla sua stessa vita. Aveva un vigore dettato dalla follia e dalla disperazione, che potevo vedere nei suoi occhi spenti, e mi resi conto che quelle persone non avevano più nulla da perdere, che probabilmente erano soltanto dei poveracci che speravano di rubarci qualcosa da mangiare. Non seguivano un ideale, ma non erano neppure cattivi: erano solo altre vittime di quella stupida guerra senza pietà.

Armato di una spada grezza e di brutta fattura, l'uomo mi attaccava furiosamente, non risparmiando minimamente le forze, tanto che mi costrinse presto ad arretrare. In quella situazione di difficoltà cercavo di mantenere l'attenzione anche su quello che mi accadeva intorno e notai che intanto Jasmine e Oliver stavano costruendo attorno a Veder, il messaggero, una sorta di barriera protettiva insieme ad Anthea e ai due fratelli, rispettando così il compito di proteggerlo a qualunque costo. A terra c'erano pochi nemici, anche se non riuscivo a capire se fossero morti o solo feriti, mentre gli altri si scagliavano instancabili su tutti noi.

MAJESTEN- Il ViaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora