(R) CAPITOLO 42: Furore

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"Sai, ho la fastidiosissima sensazione di aver già visto il tuo volto," commentai indietreggiando, subito dopo aver parato una serie di fendenti con dei piccoli campi di forza. Era bello riavere i miei poteri.

La cosa strana era che il mio avversario non appariva per nulla sorpreso delle mie doti. C'era qualcosa che non andava...

L'unica risposta che ricevetti fu il silenzio. Quel tipo non doveva essere molto loquace.

Ci stavamo studiando, percorrendo una circonferenza invisibile sulla terra asciutta. Eravamo nascosti dal resto dell'accampamento, ma i rumori dell'attacco continuavano a succedersi e sicuramente presto sarebbero arrivate le truppe del re a concludere lo scontro.

"Okay, amico, perdonami, ma ne ho le scatole pieni di questo posto, quindi..." dissi facendo esplodere ai suoi piedi delle radici pronte ad avvolgersi intorno al suo corpo. Con un battito di ciglia il ragazzo le bloccò, tenendole lontane da sé.

"Che cosa... come hai fatto?" balbettai arretrando, mentre lui mi rivolse la lama della spada contro. Distrattamente mi protessi nuovamente con delle deboli barriere e mi guardai intorno, sperando di trovare da qualche parte un'arma di cui servirmi. Ma la mia mente, nel frattempo, galoppava per trovare una soluzione all'enigma che avevo davanti agli occhi.

Un luccichio poco distante catturò la mia attenzione e attirai la lama da cui proveniva nelle mie mani giusto in tempo per bloccare un affondo che mi avrebbe penetrato la spalla. I nostri occhi si scontrarono e finalmente capii.

"Tu non sei un ragazzo. Sei un'altra fottutissima strega!" sgranai gli occhi. Fiorane aveva messo a disposizione il suo gregge, oltre che sé stessa. "Per questo ho fatto così fatica a entrare nella tua testa."

"Brava fatina," commentò con un sorriso maligno quella che ormai avevo capito essere una ragazza.

Iniziammo a scontrarci senza nascondere più la nostra natura, mettendo in campo anche la magia, ma presto divenne chiaro che ad avere la meglio sarei stata io. Era brava, ma tra fate e streghe non c'era paragone. Mentre incrociavamo le lame, usai la mia rabbia come catalizzatore, e vi assicuro che ne avevo molta dopo averne prese di santa ragione dalla sua superiore. Con veemenza alla fine riuscii a mettere in un angolo la brunetta, tramortendola con un colpo in testa ben assestato.

"Ciao ciao streghetta..." mormorai alla fine con un sorriso soddisfatto.

CLAP. CLAP. CLAP.

"Wow, sono impressionata: forse dopo tutto non sei così debole come pensavo..."

Fui attraversata da un brivido.

Mi girai ed ecco lì davanti un nuovo incubo. Le spalle mi si incurvarono per la stanchezza, ma dentro di me ribolliva una rabbiosa voglia di rivalsa che sorrideva per l'occasione che si era appena presentata davanti ai miei occhi.

MAJESTEN- Il ViaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora