(R) CAPITOLO 31: Colpevole

49 4 0
                                    


Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


La luce mi accecava e io stringevo con forza gli occhi chiusi. Mi sembrava tutto così confuso e mi girava la testa.

Era un sogno? Il mio sogno? Doveva esserlo per forza.

Una lama che lacera la carne.

Un liquido rosso che inizia a sgorgare dalla ferita.

Il corpo senza vita.

Una lacrima lungo il mio viso.

"Kate, Kate! Alzati, veloce!"

Una voce squarciò il telo immaginario che mi avvolgeva, trascinandomi verso la follia.

Ero in un parco. Era bello, anzi meraviglioso. Come diavolo ci ero finita?

Mi guardai intorno e vidi gli altri, confusi e ancora assonnati. Dovevano essere nel pieno del sonno quando io...

Non ora.

"Dove cavolo siamo, Chris?" domandò, sbadigliando Jas.

"In un posto dove decisamente non dovremmo essere," rispose lui sbrigativo, mentre si guardava intorno circospetto.

"Oh, andiamo bello, non fare il misterioso: che è successo?" chiese Zac, stropicciandosi gli occhi.

Non avevano ancora capito...

Sarei voluta scappare, prima che loro si rendessero conto di quello che avevo fatto, ma non potevo. Sentivo su di me un macigno che mi soffocava. Forse era il peso del sangue che avevo versato...

"Siamo a Shailaing," risposi invece. Chris allora si fermò, improvvisamente, focalizzando la sua attenzione su di me. Il suo sguardo era tremendamente preoccupato e quello mi faceva stare solo peggio. Distolsi subito gli occhi dai suoi.

Nel frattempo, gli altri avevano iniziato a collegare le tessere del puzzle, a giudicare dai loro sguardi sorpresi e allo stesso tempo impietositi. Li avevo guardati in quello stesso modo quando erano stati loro a uccidere?

"Kate..." mormorò Aly, a corto di parole. Aveva realizzato cosa avevo fatto. Se eravamo arrivati in quel nuovo mondo significava che avevamo portato a termine la missione. Io avevo ucciso. Semplice, inequivocabile azione. Sapevo che mi capiva, che tutti loro potevano capire. Eravamo davvero tutti nella stessa barca ormai, solo che questa iniziava a essere piena di falle e non sarebbe mancato ancora molto prima che affondasse. E in quel momento mi sarebbe tanto piaciuto affondare da sola.

Feci solo un cenno noncurante, nascondendo il mio dolore. Stavo male. Sarei stata anche peggio più tardi, ma non potevo lasciarmi andare e crollare. Non in quel momento: gli altri forse non se ne erano accorti, ma potevamo essere in guai seri.

"Siamo nel giardino del palazzo reale di Shail. Dobbiamo andarcene il prima possibile, prima che le guardie ci scoprano," dissi, iniziando anch'io a studiare il posto, in allerta.

MAJESTEN- Il ViaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora