(R) CAPITOLO 4: Prescelta

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"Katherine Forrest, venga avanti!" esclamò spazientita la Reggente O'Connor.

Cos'era quello? Uno scherzo? Sarebbe stato umiliante, ma lo avrei preferito al diventare Prescelta. Guardai i miei coetanei, perplessi quasi quanto me. Vidi il volto di Elsa verde di invidia. Gli occhi di Christopher mi fissavano con un misto di curiosità e rancore. Jasmine sembrava disorientata, ma mai quanto me.

Scrutai mio padre e vidi il suo bel viso turbato. Mi chiesi se dopotutto May non avesse avuto veramente ragione, se ciò che mi aveva raccontato fosse in fondo la verità.

Quando la ragazza al mio fianco mi rifilò una seconda gomitata, mi resi conto veramente della situazione in cui mi trovavo. Imbarazzo, paura, stupore mi travolsero tutte insieme, soffocandomi. Tirai fuori tutta la forza di cui ero capace e con spalle dritte e mento in su avanzai sotto gli occhi di tutti. Non avevo idea di come potessi apparire all'esterno, però di certo all'interno stavo per esplodere.

L'unica cosa che riuscivo a fare era sperare si trattasse solo di un madornale errore, ma nessuno mi fermò ed arrivai sotto il Salice. Sally era decisamente contrariata, più rigida che mai e con i suoi occhi identici a quelli del figlio Chris che mi stavano tagliuzzando a fettine. Quando le strinsi la mano, rispose distaccata, tutto il corpo in tensione. Avrei voluto buttarmi tra le braccai di mio padre, per trovare conforto nel suo abbraccio, ma sapevo di non potere, sarebbe stato scandaloso. Così mi limitai a guardarlo disperata, in una muta richiesta di aiuto, ma con orrore notai che sfuggiva il mio sguardo. Lo conoscevo, mi stava nascondendo qualcosa. In un sussurro allora gli dissi: "Dobbiamo parlare."

Quando lui annuì lasciai la sua mano e terminai il giro dei saluti. Nessuno mi fece i complimenti, perché tutti troppo sconvolti, il che era un bene considerato che ero troppo scombussolata anche io per essere in grado di ringraziarli. Mi limitai a stringere la mano a tutti e a pormi a fianco dei miei futuri compagni di Viaggio.

Mi sentivo mancare l'aria, mi sembrava che tutti guardassero solo me e la mia mente senza controllo iniziò a immaginare cosa potevano dire. Avranno pensato che avessi barato, che non mi meritavo quell'onore, che al mio confronto chiunque sarebbe stato una scelta migliore. Sentivo che, se prima si parlava male di me, da quel giorno sarei stata sulla bocca di tutti pronta per essere criticata. Ero la figlia di un Reggente, non ero mai passata del tutto inosservata, ma io odiavo stare sotto i riflettori. Avrei preferito di gran lunga essere una ragazza normalissima.

Persa nel panico, dovetti mantenere il sangue freddo, perché la cerimonia non era ancora finita. Ci furono altri discorsi dei Reggenti, il giuramento dei giovani a servire il nostro Mondo e a rispettare la sua legge per il benessere comune. Anche io lo recitai, come se fosse un mantra, ma la mia testa era da tutt'altra parte. Infine, l'Albero ci diede l'ultima benedizione, violando tutte le nostre menti con un tono calmo. Ogni volta che sentivo la sua "voce" nella mia mente avevo i brividi, avevo paura che ci leggesse nella mente, anche se ci spiegavano fin da piccoli che non era così. Lo speravo per davvero perché non ero mai stata più rabbiosa come in quel momento nei suoi confronti: era stato lui a mettermi in quella situazione.

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