Capitolo 6 ✔

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Mi ritrovai davanti alla pasticceria per il secondo giorno di lavoro pronta e vogliosa di imparare tutto da quel mestiere che desideravo diventasse il mio. Il primo non era andato poi così male, il fatto di non aver rovesciato nulla a terra o sbagliato il dosaggio di qualche ingrediente, per via dell'emozione provata, era un gran passo in avanti per me vista la mia natura emotiva. Certo, non è stato piacevole scoprire che il ragazzo con il quale mi ero scontrata, quello a cui avevo dato dello stronzo – cosa che continuavo a pensare – era il figlio del titolare dell'attività ma dopo averlo riportato a Den, la quale ovviamente doveva essere messa al corrente della faccenda, mi ero imposta di fingere che il battibecco con lui non mi aveva minimamente toccata.

Varcata la soglia, insieme all'odore delle paste fresche, incontrai il sorriso di Laura che mi accolse con un entusiasmo il quale agevolava di gran lunga il mio buonumore. Un'allegria, quella che mi portavo dietro, data dai cambiamenti positivi che stavo apportando alla mia vita. Era stata una fortuna iniziare un lavoro solo qualche giorno dopo il mio arrivo a Roma, il fato era stato benevolo e io lo ripagavo apprezzando tutto ciò che mi stava concedendo. Un'allegria, quella che mi portavo dietro, che venne smontata nel momento in cui la mia collega, muovendo le labbra senza emettere alcun suono, mi avvisò della presenza del cugino nello studio di Walter. Sì, per sua sfortuna lei ed Alex erano parenti, l'avevo scoperto il giorno precedente quando, da sole nel laboratorio, mi aveva fornito qualche dettaglio in più sul negozio e sul suo proprietario.

Sapevo che lo avrei rivisto, mi aveva avvisato il pomeriggio precedente, ma si era instillato nella mia testa il dubbio che si stesse prendendo gioco di me e non avevo dato peso alle sue parole tanto da non prepararmi psicologicamente a quel nuovo incontro, semmai ci fosse stato dato che speravo rimanesse chiuso in quella stanza per tutto il tempo in cui si sarebbe trattenuto in pasticceria.

Mi stampai in faccia il mio miglior sorriso, quel ragazzo non doveva e non poteva rovinare quella bella giornata, non glielo avrei permesso, e raggiunsi l'armadietto riservato al personale posto in una stanza sul retro del negozio, vi depositai la mia borsa e indossai il grembiule che stazionava sulla stampella e attendeva solo di essere riempito. Grazie all'aiuto dello specchio legai i miei capelli in una coda bassa e la nascosi sotto la cuffietta. Ero pronta!

Rimasi sorpresa però quando uscendo dallo spogliatoio, convita di trovare Laura predisposta a spiegarmi qualche nuova preparazione, m'imbattei in due occhi che parevano le fronde di una foresta al chiarore della luna. Alex si trovava in piedi dinanzi a me, con le spalle appena incurvate, dando la schiena al tavolino posto al centro della stanza, sul quale venivano svolte la maggior parte delle preparazioni, con un braccio all'altezza del petto a sostegno dell'altro che s'innalzava fino alle labbra, le quali avevano arpionato il pollice della sua mano, un sorriso sghembo gli incurvò un angolo della bocca appena mise a fuoco la mia figura; subito si raddrizzò e, portando le mani nelle tasche, fece un passo verso di me. «Cercavo proprio te!» commentò con quella punta d'ironia che stavo iniziando a capire gli appartenesse più di quanto potessi immaginare.

Che fortuna! Mi ritrovai a pensare tra me e me, evitai di dirlo ad alta voce perché quel giorno ero stranamente positiva e non volevo rovinare quel mood. «Ti serve qualcosa?» chiesi di rimando alla sua esternazione incrociando le braccia al petto.

Io ci provavo a sembrare tranquilla ma la sua presenza mi urtava il sistema nervoso e quella mia domanda si riversò dalla mia bocca attraverso un tono piuttosto irritato, questo però invece che infastidirlo pareva compiacerlo. Sembrava che provasse piacere nel contrariami; come un bambino molesto veniva a tirarmi le trecce ma a differenza di quest'ultimo lui non nascondeva le mani dietro la schiena ma me le sventolava in faccia con orgoglio.

«Mi servi tu...» Lo disse con un'alzata di spalle, come se non servisse alcun'altra spiegazione al riguardo, come se quel suo ghigno ammiccante possedesse la risposta ad ogni mia domanda.

Hug Me - Siamo Chi Siamo #1 (Conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora