Capitolo 35 ✔

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«Tra poco te ne vai, non è vero?» Stefano, dall'altro lato del tavolo da lavoro, mi osservava tra l'interrogativo e l'interdetto.

«Sì, perché?» gli chiesi di rimando non riuscendo a capire cosa lo accigliasse così tanto.

«Perché sei già con la testa fuori da questo laboratorio. Quel cupcake non se po' vede' neanche cor cannocchiale!» Gli piaceva accentuare il suo romano quando doveva sottolineare qualcosa di evidente, diceva che il dialetto regalava un'intenzione ai discorsi che l'italiano corretto non era in grado di dare e io lo assecondavo in quel pensiero poi, quello di Roma, era l'idioma che preferivo.

Abbassai lo sguardo sul mio dolcetto e, effettivamente, non aveva tutti i torti. Il girasole che stavo creando con l'utilizzo della sac a poche aveva i petali flosci e non avevo aggiunto abbastanza colore nella ghiaccia tanto da renderlo smorto e non brillante come avrebbe dovuto essere.

Aveva ragione, stavo già pensando a cosa avrei scritto ad Alex una volta raggiunto lo spogliatoio e anche a cosa avrei indossato questa sera per andare al Sweet.

Osservai un'ultima volta quel dolcetto mezzo storto e poi, dopo un'alzata di spalle, gli diedi un morso. Al gusto era buono più che alla vista.

Amavo i dolci, ci sarei affogata in un mare di zucchero filato rosa e avrei mangiato biscotti con le gocce di cioccolato fino a scoppiare. Ero dipendente da tutto ciò che era zuccheroso e non era bastato lavorare in una pasticceria, avvertine il profumo ogni giorno per farmi perdere la voglia, avrei addentato ogni torta che mi passava davanti quasi non ne mangiassi da anni.

Quando mandai giù quel boccone e risollevai le palpebre mi ritrovai davanti uno Stefano a bocca aperta con lo sguardo illuminato dal divertimento.

«Che c'è?! – affermai leccandomi le dita – tanto sarebbe andato buttato!»

«Sei irrecuperabile!» Lo aveva detto cercando di mantenere un tono di rimprovero ma non riuscì a trattenere il sorriso che gli stava facendo tremare gli angoli delle labbra già da un po'.

Io e Stefano avevamo legato parecchio in quelle settimane. Ci trovavamo bene insieme nonostante il divario d'età e il molto lavoro da smaltire, le ore scorrevano veloci quando c'era lui a farmi compagnia in laboratorio, trovavamo sempre il modo di scherzare e sapevamo sfotterci senza, però, mai essere offensivi.

Avevo trovato un buon compagno di lavoro e di questo ero felice.

«Tra un paio di settimane partirò, Mia. Andrò a Lione per un corso di aggiornamento che mi terrà fuori città per più di un mese. Johnny ha già selezionato altri due decoratori, quindi stai tranquilla non resterai da sola.»

Quasi persi la parola sapendo che sarei stata più di un mese senza di lui, e l'idea che due sconosciuti invadessero i nostri spazi non mi piaceva poi tanto, ma cosa avrei potuto fare? Di certo non potevo costringerlo a restare anche perché, al suo posto, non ci avrei pensato due volte ad andare.

«Guarda che torno prima di Natale, non ti lascio nei guai!» affermò cercando di alleggerire quel velo di tristezza che mi aveva incupito lo sguardo e mi ritrovai a scuotere la testa e sorridergli di rimando come a dire che era tutto a posto, non volevo farlo sentire in colpa per qualcosa di cui doveva solo essere felice.

«Lo sai che poi dovrai insegnarmi tutto quello che imparerai lì?!» dissi sfregandomi le mani all'idea di nuove nozioni sulla pasticceria, ero affamata di sapere quando si trattava di nuove tecniche anche se si distanziavano dalla pasticceria americana.

«Assolutamente! Anche perché così non avrai scusanti quando dovrai darmi una mano!» Gli lanciai uno straccio e lo colpii in pieno viso fingendomi indispettita.

Hug Me - Siamo Chi Siamo #1 (Conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora