Capitolo 24 ✔

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Il giorno seguente al colloquio a sorpresa con lo zio di Alex tornai in quella pasticceria, con il supporto del moro che mi aveva concesso quell'occasione, portando come me tutti i dolci e relative varianti presenti sulla lista che mi aveva fornito.

Johnny, aiutato dai suoi lavoranti assaggiò ogni prodotto e ne sottolineò i pregi e i difetti, un paio di cose non si avvicinavano minimamente alle loro ma, tutto sommato, avevo ricevuto parecchi commenti positivi.

Non ci speravo mi prendesse; il locale toccava alti livelli, i dipendenti erano preparati e avevano anni di esperienza alle spalle, io neanche mi piazzavo sui primi gradini di quell'enorme scalinata che quell'anno vedeva Bastien Girard svettare sugli altri.

Al contrario delle mie supposizioni, invece, era andata bene. La mia determinazione era piaciuta a Johnny, il quale mi aveva confessato di aver dato la stessa prova a diverse persone e solo io e un'altra ragazza eravamo riuscite a spuntare ogni dolce di quella lista, nonostante non tutti fossero vendibili.

Avevo iniziato a lavorare il lunedì successivo ed erano passati sei giorni dalla mattina in cui misi piede nel laboratorio retrostante il locale.

Lo staff mi aveva accolto con entusiasmo e Stefano, il pasticcere con il quale avrei dovuto avere più a che fare, era un ragazzo davvero simpatico. Mi trovavo bene con lui, non si aspettava grandi cose da un'autodidatta come me ma non me la faceva pesare l'ignoranza verso alcune preparazione, anzi, quando avevamo un po' di respiro tra un ordine e l'altro colmava le lacune e le curiosità che non sempre erano rivolte alla pasticceria.

Stefano era davvero il top in quell'ambito, mi avevano detto che aveva avuto molte proposte di lavoro prima di scegliere quella di Johnny, tanto che il mio capo neanche ci credeva di riuscire a convincerlo a entrare nel suo gruppo, e quando lo vidi modellare diversi fiori con la pasta di zucchero, i quali avrebbero fatto da decoro a una torta nuziale, capii il perché fosse così ricercato. I suoi dolci erano un tripudio di sapori per il palato e, al contempo, una gioia per gli occhi.

Ero soddisfatta di come stavano procedendo le cose, l'unica pecca era che avrei sempre dovuto essere riconoscente ad Alex cosa che lui non mancava mai dal ricordarmi.

Ci eravamo sentiti spesso dopo quel pomeriggio in cui gli avevo svelato parte del mio passato, non avevamo più toccato l'argomento ma quelle confidenze ci avevano fatto abbattere parte del muro che entrambi avevamo costruito per mantenerci a distanza.

Mi aveva raccontato che non andava d'accordo con suo padre, tantomeno con suo fratello e se il primo lo vedeva di tanto in tanto, quando gli serviva una mano in negozio, il secondo lo evitava come si fa con le malattie infettive. Ipotizzai che me ne avesse parlato perché si sentiva in dovere di aprirmi uno scorcio di lui dopo che io gli avevo mostrato la voragine nella quale mi capitava di cadere; forse, invece, lo aveva fatto perché iniziava a fidarsi un poco di me. Non sapevo dove albergasse la verità e, malgrado volessi scoprirlo, non mi azzardai ad avanzare domande conscia che avrebbe risollevato immediatamente la maschera dell'indifferenza e sventato ogni mio tentativo di saperne di più contrariandomi con qualche stupida allusione al mio interesse verso la sua persona.

Non gli avevo neanche chiesto le motivazioni di quel suo distacco dalla famiglia, si era stranito al solo accenno del padre e non mi piaceva risultare invasiva agli occhi degli altri, ancor meno ai suoi che, giorno dopo giorno, stava debellando ogni remora posseduta verso di lui.

Non era cambiato il modo in cui trascorrevamo il tempo insieme, lui continuava a infastidirmi con le solite insinuazioni e il suo sentirsi al di sopra di tutto e io persistevo nel non tollerarlo per la maggior parte del tempo che trascorrevamo insieme; ma la mia era quell'antipatia che nascondeva qualcosa di più profondo, quell'insofferenza che diventava apatia quando eravamo lontani.

Hug Me - Siamo Chi Siamo #1 (Conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora