Capitolo 38 ✔

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Il compleanno di Alex era arrivato e, come era logico che fosse, quella su di giri ero solamente io.

Sapevo che per lui, quel giorno andava dimenticato; quelle ventiquattr'ore non facevano altro che tormentarlo più di quanto non accadesse già durante i mesi precedenti, in quel periodo in particolare lui ci affogava nei sensi di colpa. Il 31 ottobre non si festeggiava il suo compleanno ma si commemorava la morte di sua madre ed ero sicura che negli anni gli era stato ricordato più volte per quale motivo quella donna aveva perso la vita.

Non avevo faticato a immaginarlo un Alex bambino, con una moto giocattolo stretta in una mano mentre l'altra si teneva ancorata a quella del nonno, camminare lungo i viottoli silenziosi del cimitero fino a raggiungere la lapide che aveva inciso come data di morte quella della sua nascita. E non faticavo neanche a immaginare Riccardo, con la faccia incattivita da un odio, forse comprensibile per un bambino ma che non andava alimentato, accusarlo di essere il colpevole di quella assenza nelle loro vite.

Alex non aveva mai avuto un giorno dedicato solo a lui e, per quanto avessi voluto, io non potevo regalargliene un altro. Lo conoscevo abbastanza da sapere che non l'avrebbe vissuta bene, che anche se avessi organizzato una festa di lì a un mese, solo con l'intento di farglielo vivere un compleanno come si deve, il pensiero sarebbe tornato alla madre, perché quei due anniversari erano strettamente collegati. Ormai si sentiva marchiato di una colpa che non aveva e sarebbe stato difficile privarlo di quella convinzione.

Sotto consiglio di Serena, mi ero comportata come fosse un giorno uguale agli altri, era stato difficile per me che amavo le feste ed ero strettamente legata al festeggiato ma, per la sua tranquillità, mi ero limitata al minimo: avevo evitato i lunghi messaggi d'auguri che, di solito, riservavo a quelle persone presenti e importanti nella mia vita; gliene avevo inviato uno breve ma pieno d'amore, allo scoccare della mezzanotte, solo per digli che accettavo il suo modo di vivere quella giornata e che per lui io ci sarei sempre stata.

Nella telefonata fattagli prima di entrare a lavoro non avevo assolutamente accennato a nulla che comprendesse regali o torte con le candeline, avevamo solo parlato della festa a tema Halloween che ci sarebbe stata a locale quella sera. Mi ero costretta a pensare che quel suo tono vacuo e privo di colore fosse dipeso dalle poche ore di sonno che aveva accumulato, mi ero forzata di non fare domande o a non investigare oltre quel che lui si sentiva di dirmi. Non era stato facile, perché io volevo sapere ogni cosa sul suo malessere, ma ero la prima a non voler parlare quando mi trovavo in situazioni come quella, non potevo pretendere altro da lui.

Mi aveva detto di non essere molto allettato all'idea della festa, soprattutto perché doveva vestirsi da vampiro, come tutti gli altri barman, e di mascherarsi e fare il buffone proprio non ne aveva voglia. Lo capivo e provai a dirgli di parlare con Gio', di tirarsi indietro per quella serata ma lui mi rispose che il suo stato d'animo non poteva ricadere sul lavoro degli altri, che di danni in quei giorni ne aveva fatti abbastanza.

Lui, come tutti noi, avremmo finto di non sapere, di non ricordare.

Ci eravamo sentiti spesso mentre ero in pasticceria, di solito non avevo molto tempo per rispondere al telefono e quel giorno avevo fatto fatica anche a riprendere fiato tra una decorazione e l'altra; ma non m'interessava, tre secondi per scrivergli un messaggio li avrei sempre trovati, anche a costo di essere ripresa da Johnny. Cosa che, sapevo, non avrebbe fatto, conoscendo anche lui la situazione.

Perfino Stefano, il quale per Alex aveva sempre avuto una sorta di insofferenza, non facevano altro che battibeccarsi quando si trovavano nella stessa stanza, mi aveva chiesto come stava e non aveva avanzato rimostranze nel vedermi sempre con lo smartphone in mano quando lui pretendeva che venissero usati solo per cercare immagini utili alla decorazione. Tutti capivano che quel giorno era diverso dagli altri e non mi facevano pesare il fatto che mi fermassi a parlare con lui.

Hug Me - Siamo Chi Siamo #1 (Conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora