Capitolo 7 ✔

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Ero intenta a preparare i cornetti per il giorno seguente quando Laura apparì nel laboratorio. Capii che era arrivata l'ora di chiusura solo perché la vidi liberarsi della cuffietta e slacciare il nodo che permetteva al grembiule di fasciarle la vita mentre si dirigeva verso la stanza adibita a spogliatoio.

Non mi ero resa conto che il tempo fosse passato così velocemente, troppo intenta nella preparazione dei dolci che mi avevano tenuto occupata per l'intera giornata. Certo, l'idea di dover restare oltre l'orario prefissato, senza avere la minima idea di quanto tempo mi avrebbe impegnato, e con la compagnia dell'indisponente figlio del mio datore di lavoro, mi aveva tormentata in ogni momento in cui la mia mente non era stata occupata a pensare a dosaggi e tempistiche di preparazione.

Odiavo il fatto di aver ceduto al suo ricatto, lo avevo maledetto in ogni modo possibile nelle ore successive al nostro colloquio, avevo auspicato anche a un malessere che lo avrebbe fatto desistere dal malsano programma che aveva in mente - perché, anche non sapendo quale fosse, ero fermamente convita che non avesse progettato nulla di buono - di passare del tempo insieme. Non avendo sentito, però, le sirene dell'ambulanza nei paraggi e visto nessun paramedico venire a prelevarlo mi ero rassegnata all'idea di dover rimanere chiusa in laboratorio con lui.

Avevo anche inviato un messaggio a Den per avvisarla del cambio di programma e che un ritardo da parte mia non equivaleva all'essere stata rapita da qualche malintenzionato, come avrebbe senza dubbio concluso non vedendomi tornare a casa, anche se, scrivendoglielo, avevo riflettuto sul fatto che quello che stavo per vivere poteva facilmente essere uguagliato a un sequestro di persona visto che la mia scelta di rimanere era nata da una minaccia. Quella scema della mia migliore amica, molto probabilmente sotto effetto di qualche sostanza dalla dubbia provenienza, era stata in grado di ipotizzare un interessamento di Alex nei miei confronti, tanto da scrivermi che avrebbe atteso con ansia i particolari piccanti.

Quel ragazzo era attirato solo dall'idea di innervosirmi, ero per lui come una fotografia posta al centro di un bersaglio alla quale si divertiva a scagliare contro dei dardi cercando di mirare nello spazio tra gli occhi, nulla di più.

Prima di uscire, Laura, mi raggiunse e mi aiutò a spostare nella cella di lievitazione i carrelli contenenti i vassoi con i cornetti così Walter, il mattino seguente, li avrebbe trovati pronti per essere infornati; poi preparammo la lavastoviglie. Affermò con certezza che non avrei dovuto preoccuparmi di nulla perché in fondo Alex era un bravo ragazzo e io finsi di crederle, non serviva stesse in pensiero per me, per quello bastavo già io. Una volta sistemate le ultime cose mi salutò e sparì chiudendosi alle spalle la porta di servizio.

Ero rimasta da sola.

Rimasi in laboratorio attendendo l'arrivo di Alex, ingannai il tempo spazzando a terra e sistemando alcuni contenitori che avevamo lasciato sul tavolo da lavoro, ma quando mi resi conto di aver finito le cose da fare e che era passata più di mezz'ora da quando la mia collega mi aveva abbandonata mi decisi a raggiungerlo in ufficio, luogo in cui si era chiuso e da cui non era più uscito.

Bussai alla porta con veemenza, stranita dal suo comportamento; non ero intenzionata a perdere più tempo di quello che gli avevo concesso per attenderlo, io volevo andare via e prima avrei scoperto cosa volesse da me, prima avrei raggiunto la mia adorata casina allontanandomi finalmente da lui.

Aprì la porta un istante dopo e me lo ritrovai davanti, alto, statuario e con un sopracciglio arcuato in un'espressione saccente. «Che c'è?» chiese con una parvenza di fastidio a muovergli le labbra. Mi guardava dall'alto in basso, con una mano sulla maniglia e il braccio opposto a sostenersi sul telaio. Era bello, lo era davvero, uno di quei ragazzi che avrei volentieri contemplato insieme a Den, magari vedendolo in spiaggia a giocare a calcio con i suoi amici, eppure tanta bellezza sfumava ogni volta che apriva la bocca.

Hug Me - Siamo Chi Siamo #1 (Conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora