Capitolo 34 ✔

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Alex

«Quindi... Giulia è sparita...»

«Completamente volatilizzata.»

«Neanche un messaggio o una chiamata...»

«Niente di niente.»

Io e Gio' ci trovavamo in ufficio quella mattina. Stavamo riordinando le fatture dell'ultimo mese e tra un conto e l'altro eravamo saltati su diversi argomenti: dal calcio a un tipo d'amaro che non avremmo più ordinato; da Serena e il suo odio profondo verso Ana, aumentato in quei giorni dato che non ci liberava della sua presenza, a Giulia e Mia.

«E Mia ti ha perdonato...»

«Mi pare ovvio...» ribattei sarcastico provocandogli una scrollata di spalle e un'occhiata torva nei miei confronti, lui non lo sapeva che mi ero davvero cagato addosso al pensiero di perderla e, sotto un certo punto di vista, mi andava bene tenerlo per me. Non volevo che gli altri pensassero che mi stessi rammollendo, neanche se si trattava del mio migliore amico, ai loro occhi io volevo restare l'Alex di sempre, quello leggero, senza paure.

«Quella ragazza è troppo per te...»

Non risposi ma lo sapevo che aveva ragione, Mia meritava di meglio di uno che non faceva altro che sbagliare eppure ero troppo egoista da lasciarla andare, io la volevo con me in ogni istante perché nessuno mai mi aveva fatto sentire importante come era stata capace lei.

Mia era il giorno caldo in pieno inverno e l'acquazzone estivo, mi rinvigoriva e dava gioia, mi faceva sentire diverso in un modo che mi piaceva, mi faceva sentire speciale e io non ci sarei riuscito a far a meno di quella sensazione di benessere.

«Vedo che le cose stanno andando bene, però...»

«Sì, dai... mi sto impegnando»

Era difficile che Giò facesse delle domande, lui sondava il terreno con delle affermazioni buttate lì, quasi fossero scontate, e ti guardava di sottecchi mentre attendeva che venissero confermate.

Non gli piaceva riempiere la gente di quesiti, lo facevano sentire invadente, e non gli importava se si trovasse davanti al suo migliore amico, come in quel caso, o a uno sconosciuto, era dell'idea che se una persona avesse voluto parlare lo avrebbe fatto anche senza continui sollecitamenti, lui si mostrava interessato così da non far credere all'altro di essere un fastidio ma non porgeva interrogative a meno che non era strettamente necessario.

Era il totale opposto di Serena: riservato, pacato; Giovanni amava il confronto, era uno a cui piaceva parlare di tutto ma solo con chi gli ispirava fiducia. Le ragazze lo chiamavano "il gigante buono" per via della sua altezza e delle spalle larghe e io avevo sempre pensato che quel nome gli calzasse a pennello, anche se "buono", nel suo caso, non significava né stupido né indifeso.

Gio' era uno che sapeva il fatto suo, bastava che alterasse di un pelo il tono della voce per far zittire chi gli urlava addosso, fosse per un'ordinazione sbagliata o per qualcosa di più importate. I clienti abituali e le persone che lo conoscevano da tempo, ormai, sapevano che non bisognava farlo incazzare.

L'avevo provato sulla mia pelle che cosa significava far imbestialire un animo pacato come il suo, per questo cercavo sempre di non esagerare. Gio' non ti lasciava scampo se superavi il limite, dovevi solo pregare di ritornare a casa con qualche dente ancora attaccato alle gengive.

Lui odiava le risse, non perché gli facessero paura, il suo fisico robusto gli permetteva di sovrastare chiunque ma si riteneva abbastanza intelligente da poter chiarire un disguido - perché tanto sempre di quello si trattava - senza aver bisogno di usare le mani, riusciva a essere paziente tanto da placare possibili zuffe prima di perdere il controllo; ma non si era mai tirato indietro davanti alle minacce di chi aveva difronte.

Hug Me - Siamo Chi Siamo #1 (Conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora