Capitolo 5 ✔

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(Capitolo inedito aggiunto il 25/02/2019)

Alex

Che palle!

Solitamente non era questa la prima cosa pensata una volta aperti gli occhi. Era anche vero che, in genere, mi svegliavo accanto a una ragazza, bella o meno non era importante, ancora svestita e mezza addormentata, stanca per via della notte trascorsa insieme. Quello che capitava di rado, invece, era di dover andare per due giorni di fila ad aiutare mio padre nel suo negozio, situazione quella in cui i miei nervi venivano messi sotto pressione.

Non avevamo un bel rapporto noi due: lui passava il tempo - quel poco che trascorrevamo insieme - a ricordarmi quale enorme sbaglio fosse stato mettermi al mondo e io persistevo nell'ignorarlo fingendo che quelle parole al vetriolo non mi toccassero poi tanto come in realtà facevano. Sarebbe stato più facile per me chiudere ogni tipo di rapporto, eppure non riuscivo a spezzare quel filo che mi legava alla famiglia di cui portavo il cognome ma che non sentivo affatto mia, sarebbe stato più facile per me rispondere negativamente alle sue richieste ma ancora, dopo anni, non ne ero in grado.

Sbuffai alzandomi dal letto, quella giornata era già partita male, e raggiunsi la doccia del mio piccolo bagnetto personale per ritrovare un minimo di ristoro prima di uscire. Indossai una t-shirt mimetica, un jeans scolorito e le mie Trainers nere e, guardandomi allo specchio, costatai con orgoglio quanto fossi dannatamente bello.

L'odore di caffè aveva invaso la casa e il suo aroma mi costrinse a raggiungere la cucina prima di uscire. Trovai la mia bionda preferita intenta a canticchiare e scuotere il bacino mentre versava il liquido nero nella tazzina. Questa è la mia famiglia! Pensai osservandola senza trattenere un sorriso divertito. Quella che avevo scelto, che non aveva mai tradito il nostro legame, che mi amava nonostante il disastro ambulante quale ero.

«Grazie!» dissi palesandomi e facendola sussultare. Le rubai di mano il bicchierino e per poco non rischiammo di rovesciare tutto a terra visto che lei non aveva alcuna intenzione di mollare la presa. Sarebbe stata la seconda volta in due giorni che venivo sporcato con del caffè bollente, con Serena però non avrei mai potuto prendermela.

«Ma sei proprio uno stronzo!» affermò, gonfiando le guance, indispettita. L'adoravo quando fingeva di essere arrabbiata con me, l'adoravo ancor di più quando poi, con sguardo complice, mi sorrideva.

«Un bellissimo stronzo!» ribattei sfoderando il mio miglior sorriso, quello che, sapevo, avrebbe portato le sue labbra ad arcuarsi verso l'alto.

«Aggiungerei modesto...» affermò con quel tono saccente il quale, solitamente, non faceva una buona impressione a chi la incontrava per la prima volta mentre io, invece, lo avevo sempre trovato ammirabile. Serena non sottostava a nessuno, era per questo che non ci avevo mai provato con lei, neanche prima che diventasse la mia migliore amica; non potevamo stare insieme, non me l'avrebbe mai data vinta... non me l'avrebbe mai data, punto!

«...e non dimentichiamoci "cretino", che è l'aggettivo che descrive al meglio il tuo essere!» concluse scoccando la lingua sul palato, lievemente esposta in avanti, dopo aver sciorinato con facilità la lunga - a parer suo - lista dei miei difetti.

La osservai con un ghigno compiaciuto, ero cosciente di non essere un tipo umile, consapevole della mia bellezza giocavo quella carta a mio favore ogni qualvolta ne avevo l'occasione. Traevo gran soddisfazione nell'essere osservato con quella punta di malizia che apriva le porte al mio gioco preferito e non ci trovavo nulla di male a cambiare spesso la ragazza con cui mi accompagnavo, se stava bene a loro perché mai avrei dovuto farmene un cruccio io!?

Mandai giù, tutto d'un fiato, l'espresso e mi mostrai impassibile al suo sguardo nel momento in cui sentii l'esofago andare a fuoco. Non mi riuscì molto bene dato che sentii la faccia andarmi a fuoco e vidi Serena scuotere il viso portando gli occhi al cielo, cercava di non ridermi in faccia ma le fu praticamente impossibile. «Lo vedi!? Sei proprio un cretino!» Sfilò poi la tazzina dalle mie mani per sciacquarla sotto al lavello mentre io mi ero attaccato alla bottiglia d'acqua che stanziava sul tavolo per alleviare il senso di bruciore che attraversava tutto il mio apparato digerente.

Hug Me - Siamo Chi Siamo #1 (Conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora