Hug Me - Siamo Chi Siamo #1 (Conclusa)

Capitolo 9 ✔

Stentavo ancora a crederci, ma lo aveva fatto davvero!

Quel giorno capii che oltre ad avere un ego smisurato, Alex, possedeva anche un grande senso di caparbietà.

Non avrei mai creduto possibile l'idea di sentire il mio telefono squillare per tutta la notte, trovando pace solo intorno alle quattro del mattino quando, immaginai, la stanchezza avesse preso il sopravvento sulla sua molestia. Non era bastato chiudere ogni sua chiamata, né l'arco tempo trascorso occupando il primo posto nella lista nera del telefono, un tempo durato relativamente poco dato che la mia coscienza mi aveva costretto a togliercelo qualche minuto dopo averlo inserito. Neanche Den e le sue urla sovraumane accostate a minacce di morte, con tanto di dettagli inquietanti, erano servite a farlo desistere, anzi, sospettai l'avessero sollazzato maggiormente.

Mi aveva riempito di chiamate, bersagliata di messaggi e note audio nelle quali si ripeteva una sola ed unica domanda: "Vuoi fare sesso telefonico con me?". Sì, le avevo ascoltate tutte spinta dalla mia infima curiosità la quale, nonostante fossi conoscente che non sarebbe cambiato nulla da un vocale all'altro, non mi permetteva di cancellare quei messaggi senza prima averli sentiti.

Mi ero trascinata a lavoro con non poca fatica quella mattina e due borse sotto agli occhi a farmi compagnia, lì dove neanche il fondotinta più efficace aveva ottenuto l'effetto desiderato.

Laura ci aveva provato a fingere che fosse tutto normale ma ero stata decisamente silenziosa, io golosa di nuove informazioni e tecniche sulla pasticceria, non le avevo chiesto nulla se non il minimo indispensabile per eseguire il mio lavoro. In aggiunta a questo, i miei continui grugniti e le labbra che non volevano sollevarsi senza sembrare una psicopatica l'avevano spinta a chiedermi come fosse andata la serata precedente in compagnia del suo adorato cugino. «Allora!? Ti ha dimostrato di essere almeno un pochino simpatico?» aveva chiesto con un filo di speranza a farle brillare gli occhi. L'avevo vista frenarsi più di una volta dall'avanzare domande inopportune ma immaginai di avergliela instillata io quella voglia di capire cosa fosse accaduto.

Scartai l'ipotesi di risponderle che l'unica cosa evinta da quella serata era quanto fosse irritante, così sicuro di sé da non considerare minimamente la persona che gli si trovava accanto, non era colpa sua se i pregi della famiglia erano stati destinati a lei e non volevo che, in qualche modo, cominciasse a non vedermi di buon occhio solo perché il cugino non mi andava a genio.

«Certo! Spero di vederlo oggi così ci facciamo due risate...» dissi cercando di nascondere l'ironia dietro alla concentrazione atta a farcire le paste, sfuggendo con maestria al suo sguardo indagatore.

A mia discolpa potevo dire che non avevo mentito del tutto, era vero che non aspettavo altro che incontrarlo, ma il mio intento mirava a riempirlo d'insulti e appropriarmi, in quale modo, del suo telefono per eliminare il mio numero dalla rubrica, perché non avrei resistito un'altra notte come quella appena passata.

Avevo ottimizzato il tempo in cui mi aveva tenuta sveglia preparando e ripetendo nella mia mente tutto ciò di cui avrei voluto venisse a conoscenza, nella lunga lista stilata non vi era presente nulla di vagamente carino ed ero soddisfatta del discorso elaborato venuto fuori, tanto da attendere con ansia il momento in cui glielo avrei esposto e, invece, lui aveva avuto la brillante idea di non presentarsi lasciandomi con le parole in canna e la voglia di sparargli a vista. Perché Alex sapeva lasciarti qualcosa dentro quando ti stava vicino e farlo ardere nei momenti in cui era lontano, così da ritrovarti pensarlo anche in sua assenza.

Evidentemente aveva esaurito i modi per importunarmi e stava cercando qualche altra idea rovistando nel manuale dei giovani tormentatori o, magari, stava solo dormendo vista la nottata passata insonne ma in ogni caso, non facendo nulla, non presentandosi riuscì a indispormi ugualmente.