Capitolo 36 ✔

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I giorni a seguire quel brutto momento che aveva visto protagonisti Alex e suo fratello erano trascorsi con lentezza.

La denuncia era partita e Riccardo, oltre a pagare i danni commessi, non avrebbe avuto più modo di avvicinarsi a nessuno di loro, tanto meno al locale. Io non ero molto convinta che avrebbe rispettato tali condizioni; ovviamente ci speravo ma avevo anche conosciuto, nei primi anni della mia vita, che una persona alterata arrivava a fare cose che mai ti saresti aspettato.

Non sapevo se Riccardo era solito bere tanto, come aveva fatto quella mattina, o se era stato solo un fortuito caso che aveva portato a un punto di non ritorno, fatto sta che nutrivo il timore che lo avrebbe rifatto. Mi auguravo solo fosse abbastanza intelligente da non mandare in malora tutta la sua vita per seguire una rabbia che, oltretutto, era anche mal riposta.

Il Sweet era stato risistemato ma Gio' aveva deciso di rimanere ugualmente chiusi per qualche giorno. "Abbiamo diritto a un po' di risposo!" aveva detto dando una pacca sulla spalla dell'amico; Alex aveva annuito senza rispondere e la conversazione si era chiusa con la stessa velocità di come si era aperta.

Non lo avevo mai visto così a disagio con i suoi amici, aveva chiesto scusa centinaia di volte in quei giorni nonostante tutti gli ripetevano che non aveva motivi per farlo. Si era incupito e parlava poco cosa che non lo rispecchiava affatto.

Iniziava a mancarmi il mio Alex, quello che avevo sempre dichiarato di non sopportare.

Quel ragazzo era solito addossarsi responsabilità che non gli appartenevano, si faceva schiacciare da queste e non ci provava neanche a contrastarle, ci affocava nella pozza dei sensi di colpa senza tentare di dare due bracciate per risalire a galla. Quando si trattava della sua famiglia, incassava colpi su colpi e non controbatteva, mai.

Era davvero strano scoprire, giorno dopo giorno, quanto in realtà fosse diverso dal ragazzo con cui mi ero relazionata ai nostri primi incontri. Le battute piccate o il suo enorme ego erano una costante anche se, rispetto agli inizi, avevano assunto una sfumatura più comica; riusciva a infastidirmi e mi faceva rabbuiare con uno schiocco di dita se solo avesse voluto e le discussioni non mancavano anche se erano meno frequenti;

ma c'era tutto l'altro lato della medaglia, il quale stavo conoscendo davvero solo da qualche misero giorno, che ti apriva gli occhi su chi era in realtà quel ragazzo.

Il racconto su sua madre aveva iniziato a sgretolare il muro irto a protegge quel suo io costantemente in lotta con sé stesso; quello che era accaduto con suo fratello, poi, ma soprattutto il mio presentarmi alla villa di Johnny, il mio stargli vicino senza che mi fosse stato richiesto, la mia presenza in un momento dove, forse, qualcun altro avrebbe potuto tirarsi indietro avevano scosso con prepotenza quella barriera che impediva il passaggio e, anche se non l'avevo ancora totalmente buttata giù, riuscivo a scorgere il suo lato più fragile e gli tendevo la mano pronta a sostenerlo.

Perché è questo che si fa quando si è legati a qualcuno: gli si sta vicino, lo si aspetta nonostante il mondo intorno continui la sua frenetica vita, malgrado si pensi di non essere all'altezza, fin quando quella persona non ritrova il sorriso che ci ha fatti innamorare per la prima volta.

Non era semplice stare con Alex, dribblare i suoi cambi d'umore e non cadere nei trabocchetti che ti lasciava lungo il percorso, non era facile aiutarlo a gestire quelle emozioni che tentava di soverchiare ma che poi, al contrario, gli esplodevano tra le mani come una bomba d'acqua impiastricciandolo del malcontento con cui era stata imbottita. Ma io, quel ragazzo, l'avevo scelto prima ancora di scoprire la sua parte più bella, perché sì, il suo lato fragile per me era anche il più incantevole, e lo avrei fatto mille altre volte ancora. Non mi sarei tirata indietro proprio ora, certa di non desiderare nessun'altro al mio fianco.

Hug Me - Siamo Chi Siamo #1 (Conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora