Capitolo 27 ✔

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Lunedì sera. Era passata una settimana dal giorno in cui Alex mi aveva accompagnata dal suo tatuatore, una settimana che avevo inciso sul mio corpo quella frase di cui avevo subito i rimproveri continui della mia amica la quale non avrebbe mi creduto mi sarei tatuata al buio. Conoscendomi, non aveva tutti i torti ma mi ero potuta giustificare dicendole che avevo capito che Alex si era sentito con lei e se su di lui potevo avere diverse remore, per Den avrei messo la mano sul fuoco in ogni occasione.

«Poteva averti mentito...» aveva commentato svogliata.

«In quel caso lo avrei fatto coprire!» Non gliel'avrei data vinta quella volta. Il tatuaggio mi piaceva e anche se ero stata un po' avventata nel fidarmi il risultato aveva fatto tutti contenti.

Le giornate erano proseguite come al solito in quella nuova e piacevole routine: andavo al lavoro, tornavo a casa, la sera ci trovavamo spesso al Sweet Life ma un nonnulla d'impercettibile allo sguardo altrui era mutato tra me e Alex pur restando esattamente uguale a prima.

Non sapevo spiegarlo ma mi sentivo in stallo, ci sentivo in stallo, perché anche se avevo capito le sue intenzioni, percepivo ci fosse qualcosa di non detto tra di noi e mi arrovellavo il cervello per cercare di comprendere se fossero solo mie fantasie, spinte da un inconscio rifiuto al suo rifiuto, o se c'era davvero un basamento di verità in quel che sentivo.

Ne avevo parlato spesso con Den e lo avevo fatto presente anche a Serena, necessitavo di qualcuno che fosse in grado di spiegarmi quegli atteggiamenti di lui che io ancora non riuscivo a decifrare e la sua migliore amica era un'eccellente candidata. Entrambe, a modo loro, mi avevano esternato lo stesso pensiero: avrei dovuto concedere del tempo al tempo, perché se qualcosa tra di noi si sarebbe evoluto lo avrei scoperto solo attendendo, solo vivendole quelle ore in sua presenza.

Il destino, poi, pareva remarci contro, ma questa per me non era una novità. Ogni volta che tentavamo di avvicinarci un po', anche con la sola scusa di una battuta dato che l'argomento di noi due non era stato più riaperto, usciva sempre qualche discorso riguardante fidanzamenti o prossimi matrimoni – Ma hai visto che tizia sta con caio?! Ma lo sai chi si è sposato ieri?! – che, involontariamente, ci portavano a irrigidirci.

Stavamo bene solo nei momenti in cui eravamo da soli quando, io con la scusa di prendere un po' d'aria e lui con quella di fumare, ci ritagliavamo uno spazio solo nostro al di fuori del suo locare.

Parlavamo del nulla, faceva battute e io ribattevo piccata oppure ne ridevo e quei minuti scorrevano troppo velocemente per riuscire a godere del loro sapore sulle labbra spiegate verso l'alto, ma non ci avrei mai rinunciato ormai dipendente da quell'acceleramento del cuore alla sua vicinanza.

Un paio di giorni prima quel lunedì sera si era aperta nuovamente una conversazione sull'argomento fidanzamento, Edo aveva offerto da bere a tutti quanti per festeggiare il fatto che lui e la mia migliore amica erano diventati ufficialmente una coppia. Io li consideravo tali già da un po' dato che me lo ero ritrovato, rischiando anche l'infarto, in cucina la mattina presto, vestito solo da un pantaloncino e una canotta e con i capelli ancora arruffati per quella che continuavo a impormi di immaginare come una notte passata a dormire.

Durante il brindisi in loro onore fu quasi naturale dirottare lo sguardo su di Alex e fu imbarazzante incagliarmi nei suoi occhi fissi su di me, sembrava ci fossimo richiamati a vicenda come se avessimo l'esigenza di constatare come l'altro stesse prendendo la cosa. Lo scorgevo dal sorriso tirato che non era a suo agio, anche perché, ero certa, che male interpretasse le mie occhiate. Credevo ci vedesse del rammarico nei suoi confronti che in realtà non provavo affatto perché io preferivo un netto diniego a un contentino che avrebbe davvero rovinato ogni cosa tra di noi. Allora, sentendomi in colpa per essere stata l'artefice di quell'imbarazzo, alzai il mio calice nella sua direzione e gli sorrisi trovando in lui dapprima un'espressione stupita ma, solo dopo aver rilassato le spalle, aveva assecondato il mio gesto con uno speculare, mi fece l'occhiolino infine per poi portarsi il bicchiere alle labbra.

Hug Me - Siamo Chi Siamo #1 (Conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora