Capitolo 15 ✔

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Alex era in piedi, lo sguardo puntato su di me e una mano stretta ancora al pomello mentre il braccio opposto stazionava disteso lungo il corpo. Indossava la giacca di jeans decorata da schizzi di vernice nera e sfilacciata in più punti, il pantalone slavato gli fasciava le cosce in maniera indecente tanto da non riuscire a frenare la lenta discesa della mia occhiata. Sorrideva, lo faceva sempre lui; era la sua maschera, il suo modo di urlare al mondo che non glielo avrebbe tolto mai quello sfrontato incurvamento delle labbra. Sorrideva in quel modo che me li faceva urtare i nervi, così distaccato, così superiore, come se mi guardasse attraverso una lente d'ingrandimento e si divertisse a ustionarmi la pelle con l'ausilio dei raggi ultravioletti. Sorrideva, lui, in quel modo che te la faceva venire la voglia di schiaffeggiarlo, che ti faceva stringere le labbra per non urlargli contro, in quella maniera che ti attraeva anche se non volevi, come un elastico legato in vita che per quanto lontano tu vada ti riporterà sempre al punto di partenza.

Si sedette accanto a me e un verso fuoriuscì dalle sue labbra quando le natiche toccarono il cemento, con i gomiti sulle ginocchia era rivolto nella mia direzione mente io, a parte il primo incontro di sguardi avvenuto per caso, tenevo gli occhi fissi sulla strada al di là del parcheggio dove le auto scorrevano sporadiche illuminando maggiormente il tratto di asfalto percorso.

«Cosa vuoi, Alex?» Lo chiesi senza alcun colore a sporcare il mio tono, ero stanca e volevo andare a casa. La sua presenza sarebbe stata gradita in altre circostanze, magari mentre i bicchieri tintinnavano a festeggiarmi, non lì, non in quel momento.

«Ero venuto a controllare che fosse tutto a posto... ti ho visto uscire da sola e, dopo tutta la roba che hai bevuto, pensavo non ti sentissi bene...» Sapeva nasconderlo bene l'imbarazzo provocato da un gesto che non gli apparteneva più di tanto, storse appena la bocca deglutendo un fiotto di saliva e i miei occhi vennero arpionati dal movimento flemmatico del pomo d'Adamo.

«Quanto sei carino!» Mi portai la mano sul cuore in maniera teatrale, sbattendo ripetutamente le palpebre per enfatizzare quanto fossi rimasta colpita dalla sua attenzione nei miei confronti, peccato però che non mi aveva degnato della minima considerazione fino a quel momento e il fatto che si fosse seduto accanto a me dopo non aver speso neanche un minuto per salutarmi – e intendevo da lontano, con la manina – mi disturbava invece di arrecarmi piacere.

Lui trattenne a stento una risata, scosse la testa e sistemò con le dita il ciuffo di capelli che gli ricadeva sulla fronte, io non riuscivo a smettere di seguire con gli occhi la linea tracciata a delimitargli il profilo. Era piacevole da guardare, sarei stata un'ipocrita a non ammetterlo. Una bellezza rara la sua, paragonabile alla vista dell'oceano osservato ai margini di un dirupo, le acque come una tavola che si riversano sul piccolo lembo di spiaggia e all'altezza della linea d'orizzonte un tornado a scombinare la serenità d'insieme.

Perché Alex ammaliava e intimoriva in egual misura, t'incantava e spezzava a suo piacimento consapevole delle armi che aveva a disposizione e abile nell'usarle.

«In realtà è "bellissimo" l'aggettivo giusto da usare per descrivermi, ma sono cosciente che sei tirchia di complimenti e quindi so che non estrapolerò dalla tua boccuccia niente più di questo...» Mi ritrovai a voltarmi con un sopracciglio arcuato e l'espressione di chi dovrebbe aver capito chi ha difronte ma che invece resta sgomento ogni volta che apre bocca. Teneva le labbra tirate in un buffo sorriso e ci riuscì – cavolo se ci riuscì! – a far tendere anche le mie verso l'alto nonostante le tenessi arpionate con i denti. Perché per quanto non lo tollerassi, per quanto il mio sguardo fosse sempre rivolto verso l'alto in sua presenza, era in grado di strapparmi un sorriso divertito e farmi dimenticare, anche se per un attimo, l'insofferenza provata nei suoi confronti e lui lo sapeva, ci giocava e si divertiva a veder il mio viso mutare dalla collera al diletto.

Hug Me - Siamo Chi Siamo #1 (Conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora