Capitolo 17 ✔

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A pranzo finito e dopo aver scartato i regali di tutti, mamma e Tom ci invitarono a seguirli nel garage all'interno di cui trovammo ad attenderci una Smart color magenta con un enorme fiocco sul tettino.

«E... questa?» chiese Den portandosi una mano alla bocca per nascondere un sorriso compiaciuto mentre io ero rimasta in silenzio, sbigottita per quell'ulteriore sorpresa.

«Era della moglie di un mio dipendente, doveva venderla perché è rimasta incinta del loro secondo figlio e ho pensato che sarebbe stata adatta per voi due...» asserì accarezzando i capelli della figlia che gli saltò al collo ringraziandolo in quel modo euforico di cui solo lei era capace. «Voglio essere chiaro però... non ci saranno ulteriori somme di denaro per mantenerla, quindi imparate a gestire le vostre entrate.»

Tommaso era sicuramente un uomo generoso, non ci aveva mai fatto mancare nulla e cercava di accontentarci ma ci aveva sempre tenuto a farci capire quanto noi fossimo fortunate e che dovevamo guadagnarcelo ogni giorno il privilegio di veder esaudite molte delle nostre richieste; inizialmente era prendendo dei buoni vota a scuola, ora imparando ad amministrare le nostre vite senza chiedere continuamente aiuto a loro.

A lui piaceva guidare il veliero che era la nostra famiglia ma trovava essenziale che ogni componente della ciurma sapesse veleggiare quanto lui perché se un giorno avesse avuto bisogno di un sostituto doveva avere la certezza che tutti ne fossimo all'altezza.

«A te piace, Mia?» domandò poi mia madre avendomi vista inerme ad osservare quella piccola scatoletta a due posti, forse impensierita dal fatto che non avessi proferito una sola parola in merito mentre Den aveva espresso a gran voce la sua gioia per quel regalo.

«Mi piace tantissimo!» affermai con un filo di voce deglutendo il groppo alla gola formatosi fin dall'inizio del pranzo, dinanzi alla scoperta della loro relazione tenuta segreta fino a quel momento.

Ero contenta, davvero tanto, e pensavo di meritarla quella gioia che mi aveva investito dopo la fuga dall'Inghilterra, perché una ragazzina che aveva vissuto quel che avevo provato io era degna di trovare un rovescio della medaglia nettamente migliore. Ma era in momenti come quello, dove la felicità superava ogni aspettativa, che il pensiero mi ritornava a lui e non facevo altro che pensare a come sarebbe stata la mia vita se quel giorno mia madre non avesse fatto la scelta più giusta per noi.

La sera la passammo in un locale della mia città raggiunto con la nostra nuova auto; avevo guidato io, era il mio giorno e Den non avrebbe potuto negarmelo anche se sapevo che il viaggio di ritorno avrei dovuto farlo sul sedile del passeggero.

Eravamo in compagnia di un paio amiche con le quali avevamo diviso i banchi di scuola e che non vedevamo dall'inizio dell'estate perché si erano trasferite come noi, una a Pisa e l'altra a Torino, per intraprendere la vita universitaria e tornate solo per il weekend prima di iniziare a seguire le lezioni che gli avrebbero permesso di rientrare a casa solo per le vacanze di Natale.

Avevamo trascorso il tempo ad aggiornarci sulle ultime novità e rimasi sorpresa di come io fossi l'unica a non aver accalappiato un bel megafusto da esibire alle altre.

Den mostrava le foto di Edoardo, prese dal suo profilo Instagram, era a petto nudo e lasciava scoperti degli addominali scolpiti con il martello di Thor, erano talmente perfetti che Ambra dubitò fossero veri avanzando l'ipotesi che ritoccasse il suo fisico con appositi programmi di grafica. «Domani lo tasto per bene e ti faccio sapere!» Aveva risposto la mia amica gonfiando le guance indispettita per poi asserire sottovoce che era solamente invidiosa perché il tizio con il quale stava uscendo la tartaruga ce l'aveva rovesciata e che non era un manzo di prima qualità come il ragazzo a cui aveva mirato lei, ma solo un polletto d'allevamento.

Hug Me - Siamo Chi Siamo #1 (Conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora