Capitolo 20 ✔

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Era già qualche giorno che giravo per Roma distribuendo curriculum. Avevo prediletto le pasticcerie spinta da un senso d'ottimismo che mi ricordava quanto fosse grande quella città e che, magari, mi sarebbe ricapitata la fortuna di trovare un'attività bisognosa di un'apprendista. Non avrebbe fatto importanza se fosse situata al lato opposto rispetto a dove vivevo, non mi metteva paura viaggiare con i mezzi e, in più, c'era il fatto che ormai possedevo un'auto, se gli orari di lavoro non fossero stati consoni a viaggiare da sola avrei sempre potuto usufruire delle sue quattro ruote.

Quella mattina sapevo che Serena si sarebbe recata al Sweet Life, il locale di Alex e Gio', doveva pulire e risistemare l'ufficio dato che avevano finito i lavori di riparazione del bagno privato e non ci pensai due volte a offrirmi per darle una mano, avrei continuato nel pomeriggio la mia disperata ricerca di un lavoro.

Avevo deciso di raggiungere il locale a piedi, non distava molto da casa mia e preferivo prendere la Smart solo quando era strettamente necessario. Camminavo a passo spedito, con un portatorta di cartone tra le mani e il mio fantastico semifreddo al suo interno, io ero una che sapeva rispettarla la parola data, e non vedevo l'ora di scorgere in lei l'espressione di godimento nel momento in cui i tre cioccolati le si sarebbero sciolti in bocca.

Provai a tirare la porta d'ingresso principale, così come aveva fatto Alex la prima volta che mi condusse lì, la trovai chiusa ma non mi demoralizzai, sapevo vi fosse un'entrata secondaria che permetteva l'accesso direttamente nella saletta privata e immaginai che la mia amica avesse usato quella. Feci il giro della struttura, la quale ospitava degli uffici sui piani al di sopra del locale, e trovai la grada di ferro spalancata e il passaggio libero.

Aprii la porta e feci un passo all'interno della stanza, era vuota ma vedevo filtrare la luce dalla fessura sotto la porta dell'ufficio così, con un sorriso fremente, m'incamminai verso di essa.

«Sere! Sono io, Mia...» Bussai prima di farmi largo ma non feci in tempo ad afferrare il pomello che l'anta si spalancò mostrandomi chi ci fosse al di là del muro che divideva i due vani.

E io lo sapevo che il destino mi aveva presa di mira in quel periodo, aspettava che abbassassi la guardia per sferrare i colpi più forti e ritrovarmi davanti l'unico individuo per il quale avrei dovuto affrontare una preparazione psicologica prima di entrarci in contatto era stata davvero una dura stangata.

«Oh, ma che carina... mi hai portato una torta!» Mi sfilò via dalle mani il cartone e raggiunse a grandi falcate il bancone dando per scontato che quel dolce fosse stato fatto per lui. Con quale diritto poi?!

Gonfiai le guance e strinsi i pugni lungo i fianchi seguendolo con lo sguardo prima in incamminarmi anch'io. «Non è per te!» affermai piccata ma lui l'aveva già tirata fuori e tagliato una fetta.

Stropicciò il viso in un'espressione rattristita, sporse il labbro inferiore e corrugò le sopracciglia all'attaccatura del naso. «Sei proprio una ragazzina maleducata... non s'illudono così le persone.» Mi canzonò con disappunto ma non aveva alcuna intenzione di rendermi il dolce, anzi, non ci pensò due volte ad affondare la forchetta nella morbida consistenza degli strati e portarsi il pezzo di torta alla bocca, come se il fatto che non era stato preparato per lui non lo avesse toccato minimamente. Oltretutto non me ne aveva offerto neanche un pezzettino.

Alex era così: prendeva ciò che bramava senza chiedere il permesso. Non gli interessava se questo avrebbe potuto ferire qualcuno, poneva sé stesso prima degli altri o, almeno, con me aveva sempre avuto tale atteggiamento. Era per questo che non lo tolleravo: mi metteva al pari di qualunque altra ragazza avesse incrociato il suo cammino e mi mandava ai matti pensare che ai suoi occhi non avevo nulla di speciale. Perdeva tempo con me solo perché io non gliela davo vinta, e questo lo intrigava, scuoteva, forse sconvolgeva anche; ma ci avrei messo la mano sul fuoco che se mi fossi lasciata guidare dalla sensazione di calore che provavo ogni volta che mi era fin troppo vicino, avrebbe abbandonato ogni tipo di curiosità nei miei confronti avendo raggiunto lo scopo ultimo delle sue intenzioni.

Hug Me - Siamo Chi Siamo #1 (Conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora