DICIOTTO

315 21 0
                                    

Passarono i pomeriggi e le serate a vedere tutti quei film usciti negli ultimi anni che Kate non aveva visto e che Rick faceva finta di vedere per la prima volta con lei, ridendo e commuovendosi insieme. Discutevano dei thriller e ipotizzavano chi fossero gli assassini proprio come discutevano dei casi quando lavoravano insieme e Rick improvvisava teorie strampalate come suo solito, anche per quelli di cui già conosceva bene la storia, però gli piaceva troppo giocare così con lei, che sapeva che lui stava fingendo, ma non le importava, si divertiva e stava bene.
Rick le fece una raccolta delle canzoni più belle da ascoltare, le consigliò i migliori libri da leggere, ovviamente dopo che aveva finito di leggere la saga di Nikki Heat, le faceva conoscere i nuovi personaggi dello spettacolo diventati famosi recentemente ma lei non ne trovò quasi nessuno di suo gradimento.
La mattina quando il clima era più mite uscivano per fare delle brevi passeggiate al parco, riposandosi di tanto in tanto su qualche panchina sotto gli alberi. Rick scherzava molto su questo, dicendo che pensava che quella era la vita che avrebbero fatto quando sarebbero stati molto più vecchi, magari dovendo guardare i loro nipotini che correvano in giro e loro non ce la facevano a tenere il ritmo. Kate si era abituata a sentirlo parlare del loro futuro come se fosse una cosa normale e scontata. Per lei non lo era ancora, ma non glielo aveva mai detto, per non turbarlo. Si divertiva, però, ad ascoltare tutto quello che si immaginava per loro, dalle sue bizzarre idee di giri del mondo in barca solo loro due, ma la barca sarebbe stata di lusso ci teneva a specificarlo, perché lei stesse comoda, a quella di trasferirsi in qualche villaggio sperduto ai confini del deserto, dove tutte le notti potevano guardare le stelle brillare nell'oscurità assoluta. La cosa più normale che le aveva proposto era quello di una fattoria in Canada con la prospettiva di pomeriggi passati sotto il grande albero del giardino sul dondolo a parlare dei bei tempi passati, sorvolando sul fatto che lei al momento non li ricordava, ma quello era solo un fastidioso dettaglio che rovinava le sue fantasie.
Quando gli aveva fatto notare che tutte le sue idee vertevano su posti isolati e solitari Rick non si lasciò scoraggiare, dicendo che se preferiva si sarebbero potuti trasferire a Singapore o a Hong Kong, con il grande vantaggio di poter mangiare cibo orientale fresco ogni giorno, e se le piacevano i grattacieli poteva informarsi se avevano un loft anche nella Burj Khalifa a Dubai che lei non sapeva nemmeno cosa fosse, visto che l'avevano inaugurata durante la sua amnesia. Da lì aveva divagato, parlando di castelli in Francia il luogo perfetto per vivere con una musa, casali in Italia così avrebbero avuto sempre del buon vino per brindare alla sera, ville in isole greche sopra scogliere a picco sul mare, ranch in Texas o haciendas in Argentina. Aveva fatto in un un giro del mondo immobiliare in poco tempo e quando il clima si era fatto troppo caldo e Kate con la gravidanza lo soffriva come mai si era ricordato di averlo fatto in vita sua, gli disse che se voleva gli avrebbe comprato anche un igloo così sarebbe stata al fresco, attirandosi uno di quegli sguardi di Beckett che avevano la capacità di ammutolirlo all'istante, insieme alla minaccia che al fresco ce lo avrebbe messo lei a lui, appena sarebbe tornata a lavoro.

Facevano più o meno tutti i giorni lo stesso giro, allungandosi di "una panchina in più" ogni volta. A Castle piaceva passeggiare con Beckett e trovava divertente il fatto che ora che non poteva portare i suoi amati tacchi, la differenza di altezza tra loro era molto più accentuata e questo lo faceva sentire ancora più protettivo nei suoi confronti che appariva vicino a lui decisamente più piccola. Arrivarono alla fine vicino alle altalene e Kate non resistette alla voglia di sedersi lì. Castle la seguì, sedendosi in quella alla sua sinistra.
Kate si dondolava appena, appariva rilassata, mentre Rick rimaneva fermo a guardarla. Per lui quelle altalene erano cariche di ricordi.
- Tutto bene Castle? - Gli chiese Kate vedendolo con lo sguardo perso nel vuoto
- Sì, stavo solo pensando a questo posto
- Ti piace?
- Molto, a te?
- Sì, mi piacciono le altalene.
- Qui ti ho chiesto di sposarmi. - Le disse in modo del tutto spontaneo, come se le raccontasse qualsiasi altra sua fantasiosa idea.
- Qui? - Chiese stupita, non era una cosa da Castle, o forse sì.
- Sì, non è bello?
- Pensavo che come minimo avessi organizzato qualcuna delle tue idee megalomani che mi avrebbero imbarazzato tantissimo.
- Quando mi sono messo in ginocchio in pieno giorno davanti a tutti i passanti eri imbarazzata e balbettavi anche. - Disse soddisfatto - Avresti preferito qualcosa di più in grande? Posso sempre rimediare visto che non te lo ricordi!
- Non ti azzardare Castle!
- Ok - alzò le braccia in segno di resa - Però è stato bello qui, veramente.
Il tono di Rick era tornato malinconico. Ripensava a quel giorno e a cosa era successo nei giorni precedenti. Pensava alla sua rabbia e alla sua delusione per essere stato escluso da quella decisione così importante sul futuro di Kate a quella chiacchierata con sua madre che gli faceva notare quanto avesse sempre temporeggiato con lei per prendere ogni decisione per paura di perderla. Pensò che in fondo anche adesso stava facendo la stessa cosa. Temporeggiava per paura di fare quel passo in più che l'avrebbe allontanata. Non capiva ancora quale era il confine dentro di lei tra la Beckett che era e la sua Kate. Non si ricordava di loro, eppure si fidava di lui, per lei non era suo marito, eppure non aveva paura del contatto fisico tra loro. In tutto questo era così diversa e lui non capiva mai fin dove poteva spingersi per non farsi rifiutare.
Anche Kate colpita dal suo silenzio era pensierosa. Guardava Rick che fissava la punta delle sue scarpe dondolandosi appena tenendosi con le mani sulle catene. Lei mise una mano su quella di lui, fermando il loro dondolare.
- Quando ti ho chiesto di sposarmi ti ho detto che se c'erano delle difficoltà da affrontare insieme io ero pronto ad affrontarle e speravo che tu lo fossi per affrontarle con me. Ne abbiamo passate tante da quel giorno, nemmeno ti immagini cosa, ma non pensavo che dovessimo combattere anche contro questo che stiamo passando ora. Però io non mi tiro indietro adesso, anche se devo farlo da solo.
Rick continuava a guardare a terra mente parlava. Non sembrava più nè malinconico nè triste, anche se lo era. Voleva ostentare quella sicurezza che non aveva per questo parlava senza guardarla, perchè era certo che nei suoi occhi lei avrebbe potuto leggere tutto quello che nascondeva. Kate ogni volta che lui le faceva queste dichiarazioni, sempre più spesso ora che ci pensava, si trovava imprigionata in quel limbo di anima che le impediva di prendere ogni decisione. Non poteva dire di amare Rick, poteva forse dire che le piaceva, molto, ma esteticamente le piaceva anche prima di conoscerlo. Le piaceva l'idea di lui così devoto a lei ma le sembrava una cosa impossibile, quasi irreale e la sua anima diffidente si chiedeva sempre dove fosse nascosta la fregatura, perchè ci doveva essere da qualche parte. Umanamente poi le faceva un'immensa tenerezza. Percepiva vivamente il suo dolore per quella situazione, tanto quanto il suo amore che sembrava realmente incondizionato, qualcosa di così diverso da quello che le avevano dimostrato tutti i ragazzi o gli uomini della sua vita, così diverso da qualsiasi cosa lei avesse mai provato per qualcuno, tanto da farle dubitare, se quello era l'amore, se lei avesse mai realmente amato qualcuno.
Gli voleva dire molte cose, fargli capire che l'idea di farlo star male faceva star male anche lei, che sperava di potersi ricordare di loro, presto, per poter mettere fine alle sue sofferenze ed anche alle proprie, che se quello era il sentimento che lui provava per lei, lei era probabilmente una delle donne più fortunate al mondo, ma non lo fece. Non gli disse nulla di tutto questo per paura di quello che poteva uscire dalla sua bocca senza essere filtrato prima dalla sua mente. Avrebbe rischiato di dirgli più di quello che credeva fosse giusto fare per non ferirlo o illuderlo. O illudersi. Quei giorni passati insieme da soli a casa loro avevano solo aumentato in Kate la convinzione che aveva fin dall'inizio, la compagnia di Castle le piaceva e le piaceva lui. Era poco? Era tanto? Non lo sapeva. Era una situazione troppo complicata per avere un metro di giudizio e trovare uno schema comportamentale adeguato.

Always, AgainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora