QUARANTASETTE

292 19 5
                                        

- Ragazza, quando pensi che me lo concedi l'onore di pranzare con te? - La voce di Lanie al telefono non ammetteva come possibilità di risposta un "poi ti faccio sapere", era la voce di chi vuole una risposta e la vuole adesso. Kate lo sapeva e si adeguò.
- Domani? Passo da te e poi andiamo a mangiare insieme, ti va? -
- Direi che è perfetto, ma guai a te se ti inventi qualche scusa per non venire!
- Tranquilla Lanie, ci sarò!

La Gates era stata molto felice della decisione di Kate. Avrebbe potuto contare sulla migliore detective di New York, anche se non poteva andare sul campo, il suo intuito e la sua determinazione sarebbero stati utilissimi. Aveva ricontrollato le statistiche sugli omicidi risolti da quando era tornata e doveva amaramente constatare come la media era peggiorata nettamente, non erano più il miglior distretto della città e lei voleva assolutamente fare in modo di sistemare quei numeri. Aveva già parlato con il capo della polizia della città, la situazione non era usuale, anzi era un caso del tutto strano il rientro di un capitano in quel ruolo, nessuno si era opposto, la pubblicità che avrebbe fatto il rientro di "Nikki Heat" al distretto dopo tutto quello che era successo era una manna dal cielo per la polizia, soprattutto in quel periodo dove c'era forte tensione sociale tra una parte della popolazione e le forze dell'ordine. Ma Beckett era vista come un'eroina moderna, una giusta, una che piaceva alle persone comuni. Lo sapeva il capo della polizia e non solo lui. La Gates solo una cosa gli aveva chiesto, lui poteva fare tutte interviste alla stampa che voleva sul ritorno di Beckett, ma non voleva che nessun giornalista mettesse piede al distretto o disturbasse nessuno dei suoi detective, Beckett inclusa, ovviamente. La storia della sua amnesia era ancora una voce di gossip mai confermata e tutti speravano che quella parentesi potesse dirsi conclusa prima che fosse necessario renderlo pubblico.

Mangiò un'insalata prima di tornare al loft. Un'altra cosa sulla quale la Gates aveva insistito era che non doveva passare tutto il giorno al distretto, nè adesso nè dopo; non poteva più fare i tour de force di prima, doveva avere un orario più flessibile. Non era solo incinta, le avevano anche sparato ed era quasi morta, doveva ricordarselo, anche se adesso le sembrava che stesse bene perchè non abusava del suo fisico.

Aprire la porta di casa e trovare ad accoglierla solo silenzio era una piacevole sensazione familiare, anche se la casa non era la stessa. Le sarebbe piaciuto prendere un buon libro, un bicchiere di vino e farsi un lungo bagno rilassante. Tranne il vino avrebbe potuto fare tutto, di certo a Castle i libri non mancavano, aveva un libreria che poteva fare invidia a delle biblioteche di periferia, con titoli che spaziavano ovviamente da gialli e thriller fino ad arrivare a grandi classici della letteratura americana ed europea in mezzo ai quali si nascondevano libri di poesie, testi di filosofi greci, romanzi d'avventura ed anche qualche libro storia d'amore. Si chiedeva se realmente Castle li avesse letti tutti oppure li collezionava solo per fare scena. Doveva dire che lui era un gran lettore, di quelli che leggono in maniera estremamente veloce, lo aveva visto negli Hamptons quando qualche volta si era messo a leggere in relax, tanto che lei gli aveva anche chiesto se stesse leggendo veramente o saltava qua e là e lui fu quasi offeso nel risponderle che leggeva tutto molto attentamente.
Alla fine tralasciò l'idea del libro, il vino era bandito, però fece comunque un lungo bagno rilassante. Si divertiva come una bambina a giocare con le bolle di sapone in quella vasca che le sembrava eccessivamente grande ripensando alla sua: li ci sarebbero state comode anche due persone e si morse il labbro per quello che stava passando nella sua mente, pensando a modo estremamente piacevoli per occupare spazio e acqua.
Si rilassò al punto che quasi si addormentò le sembrava ancora così strano vedere la sua pancia spuntare appena fuori dall'acqua quando faceva dei respiri più profondi, e si schizzava da sola tirandosi sopra un po' d'acqua. Fu in quel momento, tra uno schizzo e l'altro che sentì una sensazione strana dentro di se, come se il modo di dire delle farfalle nello stomaco, avesse un senso compiuto, come se quelle bolle di sapone che circondavano il suo corpo fossero anche dentro di se. Chiuse gli occhi e trattenne anche il respiro per essere certa di sentirlo ancora. E lo sentì. Aveva pensato che si sarebbe commossa, visto che ormai piangeva per qualsiasi cosa, invece non fu così ma non riuscì a fermare il sorriso che nacque sul suo volto, e si portò immediatamente le mani sul ventre ma non percepì nulla come era normale che fosse.
- Bimba, sei tu? - le chiese come se potesse risponderle e forse lo fece realmente, stimolata dal suono della sua voce, non lo sapeva, ma le sembrò di sentire ancora quello sfarfallio dentro di se. Credeva che le sarebbe dispiaciuto essere sola in quel momento e non poterlo condividere con nessuno, invece pensò che era stato perfetto così, sole loro due a sentirsi per la prima volta. Lei e la sua bimba, come aveva cominciato a chiamarla, erano una parte di mondo che le sembrava sufficiente. Si lasciò scivolare ancora di più nella vasca con l'acqua che le arrivava fino al mento e rimase così fino a quando non si raffreddò.

Always, AgainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora