CINQUANTADUE

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- Ciao Rick.
- Ciao Kate.

Castle attaccò il telefono e Kate rimase a fissare lo schermo con la sua immagine che spariva mentre la comunicazione si interrompeva. Non era andata male, era andata peggio.
Pensava di dover gestire la sua rabbia, non sapeva come gestire la sua delusione. Aveva voluto essere sincera con lui, pensava che lo avrebbe apprezzato, che avesse capito che se ci fosse stato qualcosa di male di certo non glielo avrebbe detto. Invece la sua delusione era oltre che nelle parole nel tono della sua voce, affranta, sfiduciata.
Avrebbe voluto potergli dire di più, avrebbe voluto che fosse lì, per accompagnare le parole dal suo sguardo e dai suoi gesti, per fargli capire quanto lui adesso fosse importante per lei e che proprio nella sua assenza lo aveva capito.
In quei giorni aveva vissuto una vita normale, facendo le stesse cose che ricordava di aver sempre fatto, ma senza di lui era tutto diverso e proprio per questo aveva capito quanto era importante. Poteva superare le sue paure da sola, poteva vivere la sua vita da sola, tornare a lavoro, andare alle feste, conoscere un uomo ballarci e volendo anche qualche cosa in più, forse anche divertirsi e probabilmente avrebbe anche potuto gestire sua figlia da sola. Ma non lo voleva fare. Non era più bisogno di lui perché non sapeva cosa fare, non era più l'unica vita che conosceva quella in cui lui si prendeva cura di lei per ogni cosa che era sempre con lei per tutto. Era l'unica vita che era sicura di volere, perché dopo quella sera, dopo quel ballo aveva capito che non c'erano altre braccia che voleva che la stringessero che non fossero quelle di Castle. Dopo il tocco di quelle labbra estranee aveva capito che le uniche che voleva sulle sue erano quelle di Castle. L'unica spalla su cui voleva poggiare la sua testa era quella di Castle, l'unica che sembrava essere fatta apposta per lei, perfetta per incastrare il proprio volto e respirare l'unico profumo che inebriava la sua mente.
Avrebbe voluto dirgli tutto questo. Fargli capire quanto per lei, ancora di più adesso, lui era l'unico che voleva al suo fianco, ma non glielo aveva mai detto. Lo aveva sempre tenuto nel limbo in cui era anche lei stessa per non cedere ai suoi sentimenti. Voleva dirgli che lui era di più di qualsiasi cosa lei gli avesse detto fino ad ora.
Pensò di richiamarlo, guardò a lungo il nome sulla rubrica sfiorandolo. Non sarebbe stata capace a dirgli quello che aveva dentro e non avrebbe sopportato un'altra telefonata di silenzi e nemmeno la sua voce distante, non sarebbe stata capace di alleviare la sua delusione e la sua tristezza, non avrebbe saputo come fare.
Si rese conto che erano tante le cose che non sapeva di lui, troppe forse. Quando sarebbe tornato avrebbe dovuto passare più tempo a parlare con lui, a chiedergli di lui. Avevano parlato sempre quasi solo di lei, di come era lei, di quello che faceva lei, di come era diventata lei. Lo aveva conosciuto di più dalle parole di Martha che dalle sue stesse. Lei invece adesso sentiva il bisogno di sapere tutto di lui, non solo le cose che poteva vedere ogni giorno e che aveva imparato a conoscere. Voleva scoprire le sue paure, le cose che lo rendevano felice, cosa lo preoccupava, come superava i suoi momenti difficili, quali erano i suoi ricordi più belli e quelli peggiori. Voleva conoscere la sua anima oltre quello che lui le aveva mostrato, oltre quello che era Richard Castle con lei. Avevano parlato tanto, tantissimo, ma mai di lui. Di tutto ma non di Rick. Lui aveva avuto qualche momento di cedimento, ma per il resto era sempre stato solo l'uomo perfetto al suo fianco, capace di soddisfare ogni suo desiderio. Lei, invece, ora sentiva la necessità di conoscere quello che c'era dietro, quando spegneva la luce e non riusciva a dormire e lei lo sapeva, ma lui le rispondeva sempre che andava tutto bene, ma non era vero.

"Mi sono resa conto che lui sapeva tutto di me, i miei segreti più profondi, il mio dolore più grande, abbastanza da poter riempire un milione di romanzi, ma con quello che sapevo io di lui non avrei riempito un opuscolo"

Il ricordo delle parole di Meredith tornò vivo in lei e si sentiva proprio così: di lui non sapeva nulla e questo non fece che aumentare il suo bisogno si sapere, la sua voglia di conoscerlo. Aspettava, adesso, il suo ritorno con ancor più impazienza, perché voleva cominciare quella nuova fase della sua vita con lui, perchè non voleva più trovarsi nella situazione di non sapere cosa dirgli.
Si buttò sul letto con le mani a coprirsi gli occhi, come se non vedere nulla potesse aiutarla a vedersi dentro. Malgrado tutto continuava a ritenere l'opzione di far finta di niente ed andare avanti da ora in poi come l'unica percorribile per non autodistruggersi. Doveva proteggersi, doveva proteggere sua figlia. Non poteva permettersi altri attacchi di panico, non voleva più sentire quel senso di soffocamento bloccargli lo stomaco e i polmoni. Poteva ricostruire una nuova vita con Castle, potevano farlo. Sentì la sua bimba muoversi in maniera più definita. Chissà se anche lei stava approvando la sua decisione.
Avrebbe voluto parlargli anche di quello, condividere con lui quei momenti, questo lo sapeva, lo avrebbe fatto immensamente felice. Come anche altre cose...

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