Luglio era arrivato portando con se un carico di afa che durante il giorno rendeva anche difficile respirare. Avevano posticipato le dimissioni di Kate di 24 ore: nell'ultimo controllo, la sera prima del giorno preventivato, avevano riscontrato uno scompenso pressorio, probabilmente dovuto alla tensione per le dimissioni, ma volevano essere certi e monitorarla il giorno successivo. Tanto era bastato per far agitare oltremodo Castle che aveva visto saltare tutti i suoi progetti ed aveva insistito per passare tutta la notte con Kate in ospedale. A nulla erano servite le proteste della donna e le rassicurazioni dei medici. Lui doveva stare lì. Punto.
Dato che era inutile parlarci o provare a fargli cambiare idea, alla fine acconsentirono e lui passò la notte lì, su quella sedia. Dormì un po', ma poco. La maggior parte del tempo la trascorse guardandola dormire. Ripensò a quante ore aveva passato così nelle settimane passate, quando lei non riprendeva conoscenza a parlarle, a sperare e a pregare. Quando dormiva era sempre la sua Kate: la posizione sul cuscino, come teneva le mani, la bocca leggermente socchiusa, le piccole smorfie quando sognava. Allungò un braccio mentre dormiva che andò ad adagiarsi sul vuoto, ricadendo dal bordo del letto: Kate fece una smorfia, ma non si svegliò. Rick conosceva bene quel gesto, inconsapevole, che sua moglie faceva tutte le notti. Era quando si avvicinava a lui, appoggiava la mano sul suo petto e la testa sulla sua spalla, poi continuava a dormire mentre lui la stringeva a se. "Io ci sono da qualche parte nei tuoi ricordi... devo solo trovare il modo di uscire fuori da dove mi hai rinchiuso" Pensò Rick mentre si lasciava vincere dal sonno per quelle ultime ore in ospedale.Kate la mattina si svegliò inconsapevole di tutti quei pensieri notturni di Castle. Aveva dormito bene quella notte, nonostante l'idea che lui fosse lì a guardarla dormire la inquietava ma, paradossalmente riusciva anche a tranquillizzarla. Erano due sentimenti contrastanti che pensava non potessero coesistere eppure era così. La inquietava il fatto di sapere che lui la osservava quando era completamente indifesa, ma sapere che lui vegliava sui suoi sogni la faceva riposare meglio.
Ma il suo risveglio non fu altrettanto buono come il sonno. Le nausee erano più forti e si erano aggiunti anche dei giramenti di testa. Proprio un bel modo per cominciare quella giornata ed aveva anche paura che vedendola così non l'avrebbero fatta uscire. Era sola, Castle doveva essere uscito da poco a parlare con qualche medico, sentiva il suo profumo ancora nell'aria, gli piaceva solitamente quel profumo, ma quella mattina gli dava fastidio come qualsiasi altra cosa. Si sedette sul bordo del letto, sperando che la posizione più eretta la facesse stare meglio.Non fu così. Quando Castle rientrò con i soliti caffè non e la vide cominciò a chiamarla allarmato. Kate riuscì a malapena a fare qualche mugolio dal bagno dove era ripiegata sul water in una posizione che le procurava non pochi fastidi alle cicatrici. Rick abbandonò i caffè e si avvicinò alla porta del bagno, indeciso se invadere la sua privacy oppure no, ma la porta era rimasta spalancata e vedendola così affaticata non si fece ulteriori scrupoli, si avvicinò a lei, le raccolse i capelli in una sua mano e la sostenne, nel senso letterale del termine ma non solo. Lei protestò appena. Non voleva farsi vedere così, da nessuno, ancora meno da lui, ma non era nella condizione di permettersi di rifiutare il suo aiuto. Solo un'altra volta le era capito di avere delle nausee così forti, ma lui non c'era e non l'aveva vista. Era stata un'infermiera ad aiutarla e poi aveva totalmente minimizzato quanto era accaduto. Aveva letto che passate le prossime settimane poi sarebbe dovuta stare meglio e le nausee diventare meno frequenti se non addirittura sparire: ci sperava.
- Come ti senti? - Le chiese non appena si rimise in una posizione eretta mentre le tamponava il viso con un asciugamano, era visibilmente teso e preoccupato.
- Meglio, grazie Castle. Lo sai vero che se sto così è colpa tua? - Gli disse sorridendo per quanto riusciva, cercando di sdrammatizzare la situazione, ma lui non colse la sua battuta e la guardava ancora più preoccupato
- M...mia? Cosa ho fatto? - Balbettava passandosi una mano tra i capelli, Kate scosse la testa e sorrise.
- Castle, concentrati: cosa fa di solito stare così una donna, la mattina in un periodo specifico?
- Ah... - sembrò sollevato - allora direi che è colpa mia al 50%, non tutta mia!
- Va bene, te lo concedo, solo per la metà!
- Ti ho portato qualcosa da metterti per uscire da qui. Spero vada bene...
- Che vorresti dire Castle? Mi sono già ingrassata?
- No, no... - riprese a balbettare - sei solo più... morbida! Volevo dire, qualcosa che non ti dia fastidio con le cicatrici e la causa delle tue nausee mattutine.
- Castle?
- Dimmi Beckett
- Rilassati!
- Ok... Tu sistemati, io sono qua fuori, vado ad informarmi quando ti faranno uscire.
Rick uscì dalla stanza, lasciando Kate a prepararsi. Vide sul letto i vestiti che lui le aveva lasciato prima di uscire, un completo di lino ecrù, pantaloni ed camicia dal taglio molto morbido. Ne saggiò il tessuto delicato e leggero e la pregevole fattura come si conviene ad una rinomata marca di alta moda italiana. Non ricordava di aver mai avuto nulla di simile nel suo guardaroba, non tanto per lo stile quanto per la qualità del capo. Vide piegati lì vicino anche una canottiera di seta ed un foulard entrambi di tonalità leggermente più chiara. Apprezzò l'accortezza di Castle nel prenderle un indumento da mettere sotto la camicia un po' troppo trasparente, una premura che non si sarebbe aspettata da un uomo, ma aveva già avuto modo di capire che lui era diverso.
Si vestì, provando non poco fastidio e si accorse di quanto i suoi movimenti nella vita quotidiana erano ancora limitati.
Sul comodino vicino alla collana con l'anello di Johanna che aveva sempre tenuto vicino a se in quelle settimane, Castle aveva lasciato anche l'orologio di Jim. Kate indossò entrambi notando una bustina di velluto rosso lasciata sotto alle loro fedi. Le ripose lì dentro mettendole nella valigia sulla sedia insieme alle altre sue cose, poche a dir la verità.
Aprì il cassetto del comodino e prese il libro di Storm e una copia dell'ecografia di qualche giorno prima. Castle la trovò così quando rientrò in camera, seduta sul bordo del letto a guardare la foto del loro bambino, gli sembrava di aver interrotto un momento molto intimo.
- Scusami... - disse imbarazzato - ... vuoi che torno tra qualche minuto?
- No - gli rispose mettendo la foto in mezzo al libro e buttandolo nella valigia insieme al resto alzandosi lentamente - Sono pronta.
Castle deglutì prendendo tempo. Vederla così, davanti a lui, in piedi senza quelle camice da notte o vestaglie, ma vestita come una persona sana e viva, lo emozionò. Senza un filo di trucco, con i capelli raccolti in una coda veloce, era bellissima e glielo disse. Più volte.

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Always, Again
FanfictionDal primo capitolo: "Un mese. 31 giorni. 744 ore. 44640 minuti. Controllava l'orologio e proprio a quest'ora un mese prima stavano tornando a casa, Kate lo salutava con il suo sorriso più raggiante andando in camera, mentre lui avrebbe cucinato...