CINQUANTANOVE

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Quando arrivò al distretto Esposito e Ryan erano già lì.
- Ehy, che succede?
- Un cadavere in un magazzino, tre ore fa. Sono distrutto! - esordì Javier sbadigliando
- Potevate chiamare! - li redarguì Beckett
- Tanto non saresti potuta venire, perchè svegliarti? - la risposta di Esposito fu semplice e pratica
- Le indagini? - Chiese vedendo la lavagna pulita
- C'era una telecamera, abbiamo trovato il video, preso l'assassino e fatto confessare. Caso chiuso. - disse l'irlandese stiracchiandosi
- Se non è fortuna questa Kevin! - Kate osservò la scatola chiusa sulla sua scrivania facendo capire ai due con un solo sguardo che la dovevano togliere da lì. - Il rapporto?
- Lo sto finendo io Beckett! - Esposito indicò lo schermo del suo computer.
- Mi faccio un caffè, ne volete uno? - I due detective alzarono le loro tazze per far vedere che ne erano già provvisti così Kate sparì nella sala relax per andarsi a preparare una tazza di caffè: cercò nella scatola dei biscotti se era rimasto qualcosa, ma non c'era che qualche briciola di biscotto spezzato. Sentì la fame, quella mattina, farsi più forte e avvisò i due detective che sarebbe scesa a comprarsi qualcosa alla caffetteria all'angolo. Mangiò un croissant salato al formaggio, un muffin al cioccolato e si fermò perchè avrebbe mangiato ancora, ma si limitò a bere del succo di mela evitando altro caffè.
Quando tornò al distretto Esposito e Ryan non c'erano più, non si era nemmeno accorta che la macchina della polizia era sfrecciata davanti alla vetrina della caffetteria dove era seduta. Guardò l'appunto sulla scrivania di Ryan per capire su cosa avrebbero indagato e appena lesse l'indirizzo segnato dall'irlandese e la tipologia di omicidio si sentì per un attimo mancare ed appoggiò le mani sul tavolo per tenersi in equilibrio. Respirò profondamente, poi aprì il cassetto, prese la pistola, la indossò, cercò le chiavi dell'auto di servizio ed uscì correndo, fermandosi solo quando davanti all'ascensore ancora chiuso sentì la Gates richiamarla tra i corridoi e la sua voce che risuonava autoritaria.
- Beckett ma cosa pensi di fare?
- Devo andare, non posso aspettare qui che facciano loro qualcosa. - Non attese la risposta del capitano, entrò in ascensore e la guardò scuotere la testa mentre le porte si chiudevano. La Gates non avrebbe comunque risposto. Quando l'avevano avvisata di cosa era successo sapeva esattamente che Beckett non si sarebbe comunque fermata.

Kate guidò veloce nel traffico newyorkese, focalizzata sul punto che doveva raggiungere, maledicendo tutte quelle macchine che si mettevano tra lei e la sua meta, tutte troppo lente per stare al passo con la sua voglia di raggiungere i suoi due amici detective.
Parcheggiò poco distante, camminò sul marciapiede calpestando le foglie degli alberi che cominciavano a cadere: erano i primi segni di quell'estate che li stava abbandonando. C'erano alcuni agenti che avevano isolato il perimetro e una piccola folla di curiosi che, come al solito, stava al di qua del nastro che delimitava la scena del crimine. Avvicinandosi a passo spedito sentì un forte senso di nausea invaderla tanto che quasi voleva desistere dall'andare avanti. Vedendola arrivare con il distintivo ben in vista, un agente alzò la striscia per farla passare e lei fu subito alle spalle di Ryan ed Esposito che osservavano Lanie fare rilievi sul corpo senza dire una parola. Non si accorsero di lei. Ryan si passava una mano tra i capelli mentre Esposito era immobile davanti alla scena. Kate face un passo indietro, urtando un contenitore metallico ed attirando l'attenzione dei tre che la guardarono allibiti.
- Beckett cosa ci fai qui? - Urlò Esposito
- Javier, non farmi dire che tra di noi chi può dare ordini, nel caso sono io, quindi se devi chiedermi qualcosa, fallo in un altro modo. - La voce di Kate era ferma e decisa.
- Andiamo Beckett! Non dovresti stare sul campo, lo sai. - Kevin parlò in difesa dell'amico mentre tutti e tre si lanciavano sguardi taglienti, sostenendo ognuno le proprie ragioni.
- E lasciarvi esaminare questa scena da soli? Qui? Andiamo... perché voi pensate che sia una casualità?
- No, non lo è. È evidente Beckett. E proprio per questo tu non devi stare qui. - Le ringhiò contro Esposito.
- Decisamente non è una casualità - Disse Lanie alzandosi in piedi dopo aver sommariamente analizzato il cadavere. - Le ferite sono pressoché identiche, anche la disposizione del corpo.
- Quei sacchi sono stati trascinati qui. - Ryan indicò i segni di trascinamento a terra con la plastica parzialmente consunta sull'asfalto.
- Chi era la vittima? - Kate aveva già preso il comando delle indagini
- Jane Gills, una prostituta eroinomane. - l'irlandese consultò il suo taccuino. Kate si avvicinò di qualche passo al corpo e la somiglianza la inquietava.
- Che ci faceva qui? - chiese ancora Beckett
- Non era di questa zona. È stata portata qui, Capitano. - Kevin disse quella frase lasciando intendere la gravità della cosa, sottolineando il grado di Kate per tenere quelle distanze che lei aveva voluto mettere ricordando chi tra di loro era il più alto in grado.
- I segni sul corpo parlano chiaro. È stata uccisa altrove e poi messa qui. Hanno voluto ricostruire esattamente la scena. - Continuò l'irlandese mentre Esposito camminava nervosamente guardando la folla che era aumentata oltre gli agenti che facevano da guardia alla zona. Scrutava in alto ogni finestra, osservava ogni piccolo movimento che gli sembrava sospetto, i volti della gente, ogni bagliore che vedeva lo faceva sussultare e stare sulla difensiva.
- Javier sei tra noi o sei nel tuo mondo? - Lo rimproverò ancora Kate infastidita dal suo comportamento. Non aveva più detto una parola da quando lo aveva ripreso appena arrivata.
- Non devi essere qui Beckett. Lo sai anche tu. - L'ispanico pronunciò quella frase a denti stretti.
- Esposito, qualcuno ha deciso di mettere in scena un omicidio identico a quello di mia madre. Stesso luogo, stessa modalità. È tutto dannatamente troppo uguale. - disse con fin troppa aggressività nella voce - E tu mi dici che dovrei starne fuori?
- Sì Kate! Devi starne fuori! Perchè è evidente che qualcuno vuole che tu sia qui! È tutto ricostruito in maniera fin troppo evidente che sia una messa in scena! - Le urlò contro il detective
- Capitano? - Un agente si avvicinò a Kate ed Esposito lo guardò perplesso.
- Swift? Cosa ci fai qui? - Ma l'agente non rispose alla domanda dell'ispanico
- Questa la prendo io Capitano - disse sfilando la pistola di Kate dalla fondina, mentre premeva la canna di un'altra al suo fianco - E voi buttate via le vostre ed andatevene subito o sarà peggio per tutti - indicando i due detective
Ryan ed Esposito appoggiarono le loro armi a terra e con le mani alzate andarono verso la fine del vicolo.
- Dottoressa Parrish anche tu, via da qui. Devo rimanere solo con il Capitano.
Lanie raggiunse Esposito e Ryan, tendo lo sguardo incollato su Kate che sembrava assolutamente impassibile e tranquilla. Beckett la guardò e l'amica non riuscì a cogliere nulla nel suo sguardo che appariva vuoto.
I due detective e gli altri agenti come prima cosa chiusero la strada facendo allontanare anche con le cattive chi non voleva andarsene continuando a curiosare.
- Maledizione lo avevo detto che non doveva venire! - Esposito diede un pugno al muro scorticandosi le nocche della mano e facendo temere a Lanie che si potesse essere rotto qualcosa ma lui sembrò non curarsene. - Come abbiamo fatto a non accorgerci che era qui, eh? - Urlò verso Ryan che assisteva impotente alla sfuriata dell'amico.
- Dobbiamo avvisare Castle - disse l'irlandese riportando tutti alla realtà dei fatti. I tre si guardarono e nessuno volle fare la prima mossa.

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