VENTUNO

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Gli Hamptons erano per Kate uno di quei posti glamour da copertine per riviste frivole, dove si incontravano per feste private e cene patinate le celebrities di New York e non solo.
Non sapeva cosa aspettarsi da quel posto ma comunque non vedeva l'ora di cambiare aria per un po'. Erano passati a salutare suo padre prima di partire, non lo vedeva da qualche giorno e sapeva quanto ci tenesse ad accertarsi che lei stesse bene. Jim fu entusiasta dell'idea che Rick e Kate trascorressero un po' tempo soli nella loro casa al mare: lì aveva accompagnato sua figlia tra le braccia di quell'uomo che ogni giorno la trattava come se fosse il gioiello più prezioso della terra e sapeva che non poteva desiderare di meglio per lei, e che, nonostante tutto quello che era accaduto, con Rick Kate era al sicuro dal suo nemico peggiore: se stessa.

Quando uscirono di casa Kate si aspettava di trovare come al solito l'autista ad attenderli ed invece Rick le comunicò che si sarebbe dovuta accontentare della sua guida. Era la prima volta che avrebbe guidato di nuovo per un lungo tragitto, però si sentiva bene come da tanto non gli capitava ed era convinto che fosse proprio perché stavano per partire: aveva in mente molte cose per quei giorni da fare con lei e questo lo rendeva euforico.
Controllò più volte che tutto fosse apposto, che Kate stesse comoda, che avesse acqua a sufficienza se avesse avuto sete, che la temperatura dell'aria condizionata fosse confortevole e che la musica fosse quella giusta. Sistemò specchietto e sedile, mise gli occhiali da sole, si voltò verso Kate, le diede un bacio e poi partì.
Guidava sorridendo, era un giornata infrasettimanale e non c'era molto traffico, ogni tanto si voltava a guardare Kate che osservava fuori dal finestrino un mondo che in otto anni doveva trovare almeno un po' cambiato, poi cullata dall'andatura costante di Castle si addormentò. Quando Rick se ne accorse accostò per sdraiarle il sedile e farla stare più comoda. Non riuscì ad evitare di osservarla per un po' mentre riposava tranquilla ed infine la coprì con il foulard che teneva nella borsa per evitare che si infreddolisse.
Kate si svegliò quando erano quasi arrivati. Percorrevano una strada panoramica dove le ville dei "milionari capricciosi" come si era divertita a chiamarli si susseguivano, nascoste tra gli alberi ed i viali per rispettare la privacy: Rick passando davanti ad ogni proprietà le diceva chi ci abitava e lei commentava spesso con irriverenza la maestosità di certe abitazioni. Abbassò il finestrino per sentire i suoni della natura: il canto delle cicale, il frusciare del vento, gli uccellini che saltellavano sulle recinzioni ai bordi delle strade. Era tutto diverso rispetto a New York e già solo essere lì, in quella strada costeggiata dagli alberi e dalla natura la faceva sentire rigenerata.
Quando lasciarono la strada principale per entrare in un vialetto ben protetto da alti platani Kate rimase a bocca aperta nel vedere la villa che si rivelava ai suoi occhi. Rick si voltò varie volte ad osservare il suo volto stupito ed un sorriso spontaneo nacque sul suo viso. A Kate quel posto era sempre piaciuto, dalla prima movimentata volta in cui erano stati lì. Era lì che si sarebbero dovuti sposare e lì che poi si sposarono ed era sempre lì che si rifugiavano appena potevano, anche fuori stagione, quando lei aveva un paio di giorni liberi e così potevano stare da soli godendo solo della reciproca presenza, senza nessuno che li disturbasse. Da quando si erano ritrovati dopo quell'assurda separazione, avevano deciso che quei pochi momenti che ritagliavano solo per loro dovevano essere tali, senza nessuna distrazione, senza nessuno che li interrompesse nei momenti meno appropriati. Lo avevano fatto anche poche settimane prima della sparatoria al loft un colpo di testa alla Castle, era passato a prenderla al distretto il sabato pomeriggio e l'aveva portata lì senza dirle nulla per tornare a New York il lunedì mattina presto riportandola direttamente a lavoro. Non era stato un week end propriamente riposante, ma sicuramente molto divertente e gratificante per entrambi.

- Castle mi avevi detto che avevi una casa, non una villa enorme!
- Tecnicamente Beckett una villa enorme è una casa. - Le rispose mentre parcheggiava l'auto, poi corse per aprirle lo sportello e farla scendere. Kate si guardò ancora intorno cercando di capire quanto effettivamente fosse grande quella villa.
- E' molto grande - le disse Castle rispondendole prima ancora che glielo chiedesse. - Ma la cosa più bella è fuori, dall'altra parte.
Rick aveva dato istruzioni al personale di preparare l'intera villa per il loro arrivo: la dispensa era stata rifornita, le camere sistemate e la piscina riscaldata perché anche se era piena estate era sempre difficile avere l'acqua alla temperatura ottimale. Mike, uno degli inservienti, lo attendeva all'interno e lo aggiornò di tutto quello che avevano fatto, come da sue disposizioni e mentre Castle conduceva Beckett sul retro, il ragazzo portò in casa i loro bagagli e poi li lasciò soli. Se avevano bisogno di qualcosa, avrebbero chiamato loro.
La prese per mano, attraversarono la grande sala ed uscirono dalla veranda. Il verde del prato si perdeva fino ad arrivare all'azzurro dell'oceano tagliato dal piccolo sentiero che conduceva alla spiaggia. Era, come quasi sempre negli Hamptons, una giornata ventilata. Kate non amava molto il vento, ma lì era diverso. Alzò la testa e chiuse gli occhi, lasciando che quelle morbide folate le scompigliassero i capelli lasciati sciolti. Spesso non si ricordava di avere i capelli così lunghi adesso, da quando era morta sua madre ed era entrata in accademia li aveva sempre tenuti corti per limitare la sua femminilità che temeva fosse un ostacolo in un mondo tendenzialmente maschile e maschilista, ma non si era mai resa conto di come lei sprigionasse qualcosa che andava ben al di là di un'acconciatura.
Si ritrovò inebriata della vecchia piacevole sensazione di farsi spettinare dal vento. Non era solo un refrigerio che allontanava il caldo afoso della città, quel vento la faceva sentire viva ed amava anche la percezione dei brividi sulla pelle che risvegliavano i sensi intorpiditi. Aveva bisogno di vita dopo essere quasi morta. Aveva bisogno di vita per nutrire la sua e quella del suo bambino. Castle lasciò che si godesse quella sensazione di ritrovata libertà, poi la invitò a sedersi con lui su uno dei divani bianchi che si trovavano sotto la veranda. Le prese una mano e la tenne tra le sue, accarezzandola. Gli piacevano le mani di Kate, le sue dita sottili, gli piaceva il contrasto con le sue molto più grandi che facevano sembrare quelle di lei ancora più piccole. Trovava il tenersi per mano qualcosa di molto intimo a cui lui dava un grande significato, voleva dire che l'avrebbe protetta, che non l'avrebbe lasciata, che sarebbero rimasti uniti. Quante volte negli anni si erano comunicati tutto solo tenendosi per mano e non c'era bisogno che nessuno dicesse niente, perchè loro si capivano solo sfiorandosi le dita, accarezzando il dorso, era una cosa loro, uno dei loro modi di connettersi nel quale nessuno poteva interferire in nessun modo e gli mancava quel gesto così naturale di intrecciare le loro mani insieme e stringerle. Era un gesto istintivo che avevano fatto dalla prima volta che avevano lasciato libero il loro amore.
- Cosa ti va di fare Kate?
- Non lo so... è tutto stupendo qui, così... "wow"
- "Wow" è un complimento bellissimo! Dopo ti faccio fare un giro della casa... di là si va al mare - disse indicandole il sentiero - c'è un po' da camminare, a me non piacciono le case troppo vicine alla spiaggia sai, gli tsunami quelle cose lì... Però se vuoi abbiamo la golf car per spostarci.
- Credo di riuscire ad arrivare a piedi alla spiaggia Castle!
- Ok, niente golf car, come non detto. A sinistra c'è la piscina è riscaldata se vuoi fare il bagno. Se vuoi leggere o rilassarti, prendere il sole, quello che vuoi non ti disturberà nessuno, qui, in piscina o nel giardino c'è tutto quello che vuoi, tutto per te.
- Sei un perfetto padrone di casa Richard Castle! È qui che porti tutte le tue conquiste?
- Non ho più bisogno di conquistare nessuno da anni Kate e non ho intenzione di farlo in futuro. L'unica persona che voglio riconquistare sei tu. La prima volta che ti ho portato qui avevi le stesse paure di adesso, lo sai?
- Quali paure? Chi ti dice che ho delle paure? - Rispose Beckett un po' infastidita di essere stata punta sul vivo.
- So so da come lo hai detto. Ti dava fastidio che avevo portato qui le mie donne.
Si morse il labbro per essere stata scoperta. Perchè le doveva dare fastidio il suo passato di tanti anni prima?
- Quel giorno ti ho detto una cosa, che vale ancora oggi e varrà per sempre...
- Nessuna è te - Kate si stupì di averlo detto. Nella sua mente quella frase riecheggiava insieme a quella vista sull'oceano. Nulla di più, ma sapeva che l'aveva detta lui, anche se non ricordava quando. Rick sorrise ed i suoi occhi azzurri brillavano come zaffiri purissimi, non commentò con le parole l'essersi ricordata la sua frase, ma quello sguardo esprimeva tutta la sua gioia.
- Sì Kate. Nessuna è te. Nessuna sarà mai te.
Kate lo guardava sforzandosi di portare a galla qualche altro frammento della sua vita, ma quei ricordi apparivano come flash improvvisi senza lasciare altra traccia di se da seguire, nessun filo per raggiungere il bandolo della matassa. La cosa che l'aveva scossa di più era non riuscire a collegare a quel ricordo nessuna emozione. Come se avesse visto qualcosa che non la riguardasse, era un ricordo sterile, senza sentimenti eppure era sicura che quando lui le aveva detto quella frase, il suo cuore doveva essere stato un groviglio di emozioni diverse, come lo era in quel momento dove la paura, la rabbia e qualcosa al quale non sapeva, o non voleva ancora, dare un nome si mescolavano in lei.

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