TRE

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Jim lo aveva chiamato la mattina molto presto, quando Castle si era appena addormentato, dopo aver dormito poco e male.
Ogni volta che chiudeva gli occhi la sua mente si riempiva di incubi in cui Kate non si ricordava più di lui e non ne voleva sapere niente di loro e del loro bambino. Ogni volta si svegliava con il fiato corto, sudando, e a poco valeva ripetersi che erano solo sogni, che ok, Kate non si ricordava di lui adesso, ma lui era da qualche parte, nella sua mente e nel suo cuore, doveva solo riportare a galla il ricordo del loro amore. Non poteva essere svanito così, con quei due colpi di pistola di Caleb.
Si sforzava però di vedere il lato positivo. Kate era viva ed anche il bambino stava bene. Era questa la cosa importante, il vero miracolo in tutta quella storia assurda che sarebbe potuta diventare tragica solo per questione di minuti. Lui non sarebbe potuto vivere in un mondo nel quale Kate Beckett non c'era. In questo, invece, avrebbe combattuto per farle ricordare di loro con ogni mezzo possibile.
La sera prima aveva chiamato sua figlia per spiegarle la situazione. Aveva pregato Alexis di dire tutto lei a Martha perchè lui non ce la faceva a ripetere tutto ancora una volta e le aveva promesso che le avrebbe aggiornate l'indomani dopo aver parlato con i medici.
Arrivò in ospedale poco dopo la chiamata di Jim. Kate era stata già portata a fare altri esami. Si avvicinò un dottore che non aveva ancora avuto modo di conoscere. In quelle settimane aveva parlato, oltre che con il dottor White, con tutti gli specialisti che avevano seguito sua moglie, in particolare con il cardiochirurgo ed il ginecologo. L'uomo che gli si presentò davanti aveva un aspetto rassicurante, brizzolato sulla cinquantina. Gli sorrise gentilmente.
- Buongiorno Signor Castle. Sono il dottor Harold, il neurologo di sua moglie.
Castle lo salutò cordialmente ma il suo linguaggio del corpo nascondeva una agitazione impossibile da celare.
- Abbiamo appena fatto una risonanza alla signora Beckett. Fortunatamente non abbiamo riscontrato cicatrici a livello neurologico. Adesso la mia equipe le facendo altri accertamenti, ma la sua amnesia non è da ricondurre a lesioni, per quanto possiamo valutare ad oggi.
- Questo cosa vuol dire dottore? Riacquisterà la memoria? Quando?
- Non le posso dire una tempistica e nemmeno se lo farà, purtroppo. Per il suo disturbo non è possibile stabilire una prognosi certa.
- Come è meglio che mi comporti? Lei non si ricorda di me, non ha alcun ricordo di noi. Non vorrei peggiorare le cose. La posso vedere?
- Certo, anzi la sua presenza potrebbe aiutarla a ricordare. Mi raccomando, non la forzi e se vede che si affatica, le lasci tempo. Cerchi di leggere i suoi stati d'animo e si comporti di conseguenza. È sua moglie, saprà come comportarsi. - gli sorrise benevolo e Castle sorrise a sua volta.
- Dottore, un'altra cosa... Per il bambino... Kate non sapeva di essere incinta prima del nostro ferimento. Come posso...
- Come le dirà tutto il resto. A livello medico non c'è nessun problema, per quanto riguarda le sue reazioni emotive dovrebbe chiedere consiglio ad uno specialista. Il problema di sua moglie è psicologico, provocato dal trauma subito.
Si salutarono cordialmente. Jim aveva ascoltato, un passo indietro rispetto a Castle, tutta la conversazione, senza mai interrompersi. Chiese a Rick come intendeva comportarsi e lui rispose che quella mattina l'avrebbe vista ed avrebbe cominciato a spiegarle di loro.

Si era allontanato pochi minuti, per andare a prendere i soliti fiori ed i soliti due caffè. Decaffeinato si ricordò, per quello di Kate. Era già entrato completamente nel ruolo di marito e futuro padre premuroso. Sarebbe stato un percorso difficile, lo sapeva. Non era certo così che aveva immaginato e sognato questo evento da vivere con Kate, ma non poteva lasciarsi andare a quello che voleva o che aveva sognato. Doveva fare i conti con gli ostacoli che il destino aveva messo ancora una volta davanti a loro ed affrontarli, insieme a lei, nella speranza che lei volesse combattere il destino con lui, come avevano sempre fatto.
Aveva chiamato Alexis e l'aveva aggiornata riguardo le condizioni di sua moglie e le chiese se poteva portargli la copia di Storm Fall di Kate. Aveva tenuto, quando si era trasferita al loft, a portare la sua collezione di libri, quelli che aveva letto, sfogliato, segnato le pagine, vissuto ed anche bagnato con le sue lacrime. Li teneva dentro una scatola nella cabina armadio e Castle aveva spesso sorriso di questo. Si preoccupò di specificare più volte a sua figlia che doveva prendere proprio quella, non una delle sue qualsiasi.
Aveva aggiornato anche i ragazzi del distretto lasciandoli con la promessa che si sarebbero sentiti di nuovo nel pomeriggio se ci sarebbero state novità. Odiava fare continuamente quel giro di telefonate, però capiva che anche tutti loro erano preoccupati per Kate e si sentiva nell'obbligo morale di farlo.

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