Capitolo XIV.

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'Per diventare più forti si deve necessariamente perdere qualcuno, o qualcosa.'
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Due settimane dopo...

'Mamma, dove hai messo le mie valigie?' urlai a mia madre dalla mia camera.

Regnava il caos in quella stanza.

Vestiti per terra, oggetti ovunque...

Non sapevo proprio cosa mettere in valigia, ero molto indeciso e, nei giorni precedenti, avevo chiesto aiuto a mia madre.

Lei è una persona così ordinata.

Anche io lo sono, ma in questa circostanza, il lato 'disordinato' del mio essere ha preso il sopravvento.

'Sono al piano di sotto, all'ingresso.

Corri a prenderle, se non vuoi perdere l'aereo!' ricevetti come risposta da mia madre.

Guardai l'orologio.

Fra poco più di un'ora l'aereo che avrebbe condotto me e Violet in Austria sarebbe decollato.

Il panico si impossessò del mio corpo e, come se non bastasse, ricevetti un messaggio da Violet che mi invitava a sbrigarmi.

Lei era già in aeroporto.

Scesi immediatamente, recuperai le mie numerose valigie, abbracciai mia madre e, insieme a mio padre, arrivai in fretta e furia alla nostra Mercedes-Benz.

'Papà, dai gas.

Devo essere tra mezz'ora al John F. Kennedy International Airport'.

'Certo Mark, non ti preoccupare'.

In questi casi serve avere una macchina particolarmente prestante, pensai.

Dopo poco arrivammo.

Lo salutai e corsi da Violet.

Dopo esserci abbracciati, osservammo l'imponente aeroporto.

Era mastodontico.

Le vetrate erano splendide e pulitissime, così come il grande ambiente prossimo all'entrata.

Vi erano otto terminal.

In essi, erano compresi diversi gate.

Dopo aver fatto il Check-in, ci recammo al terminal 1, il nostro.

Dopo aver terminato le estenuanti procedure a cui ci sottoposero, arrivammo al nostro aereo.

Finalmente ci imbarcarono.

Il nostro era un volo diretto, senza scali, che ci avrebbe condotto all'Aeroporto di Vienna e la compagnia con la quale volavamo era la Austrian Airlines.

Durante il volo, io e Violet parlammo molto, guardammo un film e dormimmo.

Grazie al lavoro che svolgevano i miei genitori, avevo viaggiato molto, in passato.

Non era la prima volta che venivo in Europa e il lungo viaggio non mi turbò affatto, a differenza di Violet.

Lei non era mai stata in aereo e, naturalmente, aveva una grande paura.

Cercai in qualunque modo di confortarla e tranquillizzarla.

In parte funzionò.

Rimase incantata nel vedere dalle nuvole l'Oceano Atlantico; era uno spettacolo favoloso.

Nove ore dopo...

Mi svegliai.

Un' hostess ci avvisò che eravamo giunti a destinazione.

Erano passate più o meno nove ore.

Con un bacio delicato svegliai Violet che, appena aperti gli occhi, iniziò ad urlare.

Era felicissima.

Dopo essere usciti dall'aereo, ci recammo in aeroporto.

Era grande, ma mai quanto quello da cui partimmo.

Successivamente uscimmo.

L'euforia e l'entusiasmo nell'aria, così come nei nostri corpi era palpabile.

Cercai, comunque, di restare composto.

Cosa ci avrebbe riservato questa vacanza?.

Avevo intenzione di scoprirlo presto.

Buongiorno a tutti!.
Ecco il quattordicesimo capitolo. Spero vi piaccia.
Come sempre, votate e fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate.
Vi informo che oggi pomeriggio o domani mattina uscirà uno spazio autore importante quindi non perdetevelo. Ci vediamo!☀️

Maledetta Vita. #Wattys2016                              |IN PAUSA & REVISIONE|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora