Capitolo XXIX.

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'Dio, non servono più le stelle: spegnile una ad una.
Smantella il Sole e imballa la Luna.
Svuota l'Oceano, sradica le piante.
Ormai più nulla è importante.'
-Alessandro D'Avenia-

Non avvisammo nemmeno i nostri genitori.

La ragazza aprì la porta.

Mi fece segno di uscire.

Non avrei mai pensato che a New York si potessero vedere le stelle.

Tutto era talmente tanto luminoso che la loro bellezza e lucentezza si sarebbe confusa con le artificiali luci dei maestosi grattacieli.

Scoprii ben presto di sbagliarmi.

'Accomodiamoci qui' disse lei indicando una panchina presente nel suo giardino.

Cosa avrei dovuto fare?.

Probabilmente nulla.

'È bellissimo, vero?' fu l'unica cosa che riuscii a dire.

Non ricevetti alcuna risposta.

Era come se le mie parole fossero state spazzate via dal soffio di quel vento gelido che colmava i nostri silenzi.

Mi sentivo impotente.

'Parlami di te'.

La guardai.

Era diventata seria, apparentemente fredda.

Avevo fatto qualcosa di sbagliato?.

Perché il suo umore era cambiato così facilmente?.

Avevo risposte a quegli interrogativi.

Anche io, nel profondo, ero come lei.

Freddo e lunatico.

Fragile ma indistruttibile.

Forte e orgoglioso.

Riservato ed impetuoso.

'Ne sei sicura?, sai, non è una bella storia.

Vuoi davvero sentirla?' le risposi io.

Annuì col capo.

Incominciai.

'La mia vita era un inferno.

Priva d'amore, di affetto.

I miei genitori erano la principale causa del mio malessere, proprio loro che mi donarono la vita.

Il peso da sopportare era troppo gravoso ed io troppo fragile.

Crollai.

Iniziai ad assumere tranquillanti ed altri vari farmaci.

I miei genitori non si accorgevano di nulla.

Erano troppo preoccupati a vivere nel lusso più totale, erano preoccupati a conservare il potere ottenuto nel corso di anni.

Mi stavano incentivando ad uccidermi.

Mi autorizzarono, silenziosamente a farlo.

Ed io non persi l'occasione.

Per fortuna, un angelo arrivò a salvarmi.

Il suo nome era Violet.

Un angelo nero.

Un angelo oscuro e misterioso.

Un angelo pericoloso.

Il nostro rapporto era segreto.

Era prezioso e volevamo nasconderlo al mondo.

Quel mondo malvagio che distrusse lentamente le nostre vite.

I miei genitori lo scoprirono e fu la fine.

Loro non volevano che la frequentassi.

Non era ricca.

Non era come noi.

Io non mi innamorai dell'apparenza.

Io mi innamorai di lei.

Del suo essere.

Loro, questo, non lo capivano.

Ci separarono e decisi che senza di lei la mia vita non avrebbe più avuto un senso.

Cercai di uccidermi, in una notte buia, in una notte di sofferenza e di rimpianti.

Non mi risvegliai all'Inferno.

Ne, tantomeno, in Paradiso.

Mi risvegliai in una camera d'ospedale con i miei genitori vicino.

A seguito di quell'avvenimento il nostro rapporto migliorò e si rafforzò.

Il rapporto tra me e Violet, invece, si sgretolò lentamente.

Decidemmo di andare a Vienna per trascorrere un po' di tempo insieme.

Non fummo soli, però.

Robert, un suo amico d'infanzia arrivò.

Lei, ora è con lui.

Io, ora sono qui con te.

Non ci siamo lasciati, forse non abbiamo il coraggio di farlo.

Forse sappiamo che non resisteremmo nel sentircelo dire.

Sappiamo che ci spezzeremmo come rami di alberi sotto la potenza del vento furioso.

Forse non siamo pronti, ma entrambi sappiamo ciò che il futuro ci riserva.

Sappiamo che il nostro legame non è indissolubile.

Sappiamo che, ormai, è giunto il momento di salutarci.

Per sempre'.

I suoi occhi erano lucidi, ed io mi sentivo completamente vuoto.

Una persona aveva deciso di ascoltare la mia storia.

Una persona piangeva per il mio passato.

Quella persona era proprio davanti a me.

Quella persona era Emily.

Buongiorno a tutti!.
Ecco il ventinovesimo capitolo.
Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate.
A Domenica.
Spero passerete una buona giornata!☀️

Maledetta Vita. #Wattys2016                              |IN PAUSA & REVISIONE|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora