Capitolo 1

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Il pavimento su cui ero sdraiata era freddo e coperto di polvere. L'aria era molto consumata. 

Mi sentivo molto strana, debole e incapace di reagire al mondo esterno. Potevo sentire i miei sensi risvegliarsi: la mia gamba pulsava, magari per via di una caduta, la mia testa girava, lo stomaco faceva male,... Decisi di aprire gli occhi ma tutto ciò che vidi era soltanto oscurità. Stando a ciò che potevano decifrare le mie orecchie, il luogo in cui capitai era una sorta di ascensore, grande quanto bastava per contenere una persona. Non riuscii a scorgere il soffitto ma ipotizzai che fosse altro all'incirca due metri. 

Mi portai una mano alla tempia e sussurrai un: "Dannazione,..." Nella mia mente viaggiavano varie immagini. Vidi soprattutto dei volti sfocati a cui non riuscivo a dare un nome tranne uno. Da quello che mi ricordai era una ragazza, forse della mia età, aveva dei lunghi capelli e se mi sforzavo potevo scorgere il suo sorriso. Era molto familiare, percepivo che la conoscessi bene ma proprio quando tentai di attribuirle un'identità, il suo nome svanì. Riguardo a me, non ricordai nulla. Il mio passato sembrava essere stato cancellato, l'unica cosa che mi era rimasto era il mio nome, la sola cosa certa che avessi in quel momento: Angelica...

Ma dove sono? Perché sono qui dentro intrappolata? E dove mi stanno portando?  Pensai. 

Passati una manciata di minuti, giusto il tempo per orientarmi, mi resi conto che questa stanza, sempre se potevo  definirla tale, andasse verso l'alto. Il rumore di catene e ingranaggi rompeva il silenzio.

Lentamente tentai di alzarmi cercando di ignorare i vari malesseri. Quella strana stanza era piena di scatoloni, presa dalla curiosità voletti vedere cosa ci fosse al loro interno.

Forse potrebbero darmi un indizio per farmi capire in quale casino sono capitata. Pensai. Tuttavia senza un po' di luce mi sembra un po' difficile...

Dato il mio ultimo pensiero lasciai presto l'idea. Nel frattempo i miei occhi si abituarono alla mancanza di luce, per la mia gioia sul soffitto c'era una piccola apertura da dove entrava un po' di luce. Quell'affare decise di aumentare la sua velocità, come se non bastasse, oscillò bruscamente perciò persi l'equilibrio e mi ritrovai ancora una volta su quel gelido pavimento.  Alcune scatole si mossero lasciando scoperto un angolino. Grazie alla flebile luce mi accorsi della presenza di uno strano oggetto. Mi avvicinai e con grande sorpresa constatai che quel coso si trattava di una spada. La presi, andai sotto al piccolo spiraglio di luce, appoggiai la mia schiena alla fredda parete metallica di quell'ascensore per osservarla meglio. Il fodero era di cuoio nero e sui lati erano presenti decorazioni a forma di fiammelle color oro, l'esterno era liscio e duro mentre l' interno era morbido e piacevole al tatto. Tra l'impugnatura e il fodero, c'era attaccata una cintura marrone sempre dello stesso materiale del fodero. L'allacciai in vita, non sapevo perché, ma facendo quel gesto ebbi come la sensazione di averlo già fatto molte altre volte. L'impugnatura, anch'essa color oro, aveva delle decorazioni dorate simili a quelle sul fodero. Sguainai la spada, la lama era lucente e ben affilata. 

Carina. Pensai. 

Me la rigirai tra le mani e nella scanalatura c'erano incise delle parole, a causa della scarsità di luce non potei leggerle. 

Questa spada mi potrebbe essere molto utile nel caso mi impatta in spiacevoli incontri.  

Quella specie di ascensore andava sempre più veloce e ciò fece aumentare la sensazione di nausea che avevo quando mi sono svegliata. Stimai fosse passata circa una mezz'ora da quando ripresi conoscenza. Improvvisamente udii dei forti rumori sinistri provenire dalle pareti e dal soffitto dell' ascensore. Presa dal panico e dall'istinto, misi a posto la spada del fodero quindi slacciai la cintura. Lanciai il tutto per terra a poca distanza da me in modo tale da essere pronta a riprenderla se fossi stata in "pericolo".

I rumori metallici si interruppero quasi subito però lasciarono spazio a dei tremendi scossoni, più violenti dei precedenti, i quali mi fecero cadere, per la seconda volta se escludiamo il mio risveglio per terra, nel freddo pavimento dell'ascensore. Come se non bastasse persi di vista la spada la quale sfrecciò verso una parete rimbalzando con un tonfo metallico e si perse dietro a qualche scatolone. 

La mia gamba ringrazia. 

 Calò un silenzio inquietante, dopo interminabili secondi o minuti, non ne ero certa, il soffitto si decise ad "aprirsi" e la stanza si inondò di luce. Mi alzai di scatto, forse stavolta non mi sarei schiantata in terra, mi ci volle un po' prima che i miei occhi si abituassero a quel brusco cambiamento di luce. Riuscii a scorgere dei ragazzi, degli adolescenti da quanto compresi, che erano affacciati attorno al "soffitto" ormai completamente aperto dell'ascensore e mi guardavano con aria stupita, come se fosse la prima volta che vedevano in quella stanza una ragazza. Si levò un vociare pazzesco, c'era chi ringraziava Dio, chi voleva assolutamente vedermi, altri che fischiavano d'ammirazione. Quasi tutti si spintonavano per vedere la nuova arrivata. Un ragazzo biondino, alto e magro si fece strada tra la folla seguito da altri i quali non riuscii a vedere bene in volto, con un salto entrò nell'ascensore ed esclamò: "Caspio! É davvero una ragazza!" Poi una voce chiese: "Sei sicuro? É molto strano che ci abbiano mandato una ragazza." Con gli occhi tentai di trovare chi avesse parlato ma a causa degli altri ragazzi non mi fu facile.

Molto strano? 

Il biondino riprese: "Se non ci credi guarda con i tuoi occhi." Detto questo un ragazzo di colore, si avvicinò squadrandomi da capo a piedi, il suo sguardo fu attirato da qualcosa alle mie spalle; in quel momento aveva un'aria esterrefatta. Seguii i suoi occhi e notai che stava fissando qualcosa di luccicante sul pavimento dietro ad alcune scatole.

Magari è la spada. Ipotizzai.

Mi aspettai che dicesse qualcosa ma se ne andò senza dire una parola.

Ok, ora sono molto più confusa di prima.

Per un momento mi dimenticai che accanto a me c'era quel ragazzo che venne per aiutarmi ad uscire finché non si presentò. "Io sono Newt, ricordi il tuo nome?"

"Si, sono Angelica." risposi con tono incerto sorpresa nel sentire la mia voce.

"Vieni, ti aiuto ad uscire" Mi porse una corsa e finalmente potei riempire i polmoni d'aria fresca.

The Maze Runner- Le GemelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora