Capitolo 3

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"Dobbiamo essere più veloci, ci stanno raggiungendo!" disse mia sorella gridando.
Le guardie ci stavano quasi prendendo ma noi due eravamo troppo veloci per loro. Non appena svoltammo l'angolo ci imbattemmo nell'ennesima guardia della W.I.C.K.E.D. La guardia mi prese per un braccio e mi trascinò verso una stanza che non avevo mai visto prima. Con la coda dell'occhio scorsi mia sorella che veniva bloccata da altre guardie e portata lontano da me. Non volevo rimanere sola, lei era l'unica persona e amica che mi era rimasta.

Quella mattina mi svegliai di soprassalto a causa dell'incubo. Per fortuna ero da sola nella mia camera. Feci diversi respiri profondi per attenuare i battiti del mio cuore. I miei occhi saettarono nella stanza scura, temetti di essere ancora nel sogno perció per un istante il luogo in cui mi trovavo mi sembró estraneo poi realizzai di trovarmi nel Casolare. La sera prima a causa della stanchezza non mi accorsi della finestra in fondo alla stanza, ora faceva entrare una sottile luce. Mi avvicinai ad essa ancora mezza assonnata, fuori si stava facendo giorno e le grigie Porte erano ancora chiuse. Mi appariva ancora strano che delle strutture cosí imponenti e pesanti si potessero chiudere da sole.

Magari ci sarà qualche strano mezzo meccanico che permette loro di avvicinarsi. Pensai.

Mi staccai da quel pezzo di vetro sporco e decisi di andare da Frypan per fare colazione insieme agli altri Radurai.
Nell'edificio rieccheggiavano il russare di alcuni ragazzi e lo scricchiolio dovuto dai passi lasciati da qualche Raduraio, magari un Velocista che si preparava per entrare nel Labirinto.
Uscendo dal Casolare mi imbattei in un mucchio di ragazzi semi addormentati sull'erba. Mi presi qualche secondo per ammirarli, molti avevano delle pose strane, altri erano supini, il resto avevano la pancia rivolta al cielo con le gambe ben aperte e la bocca socchiusa. Vedendoli cosí sembravano pacifici, tranquilli e non avrei mai detto che si potessero mettere a schiamazzare per la vista di una ragazza.
Feci molta attenzione a dove mettevo i piedi per non calpestarli.
Mi allontanai di qualche passo dalla strutura di legno, i miei pensieri, che fino a poco fa erano proiettati ai ragazzi dormienti, ora erano totalmente rivolti al sogno. Di ció non ricordavo molto, era tutto molto sfocato quindi non seppi ricavare delle informazioni precise sui fatti. I bianchi corridoi contrastavano molto col colore scuro delle divise di quegli uomini che definii "guardie".

Ma guardie di cosa?

Protegevano forse qualcosa? Per conto di chi lavoravano? Gestivano forse il posto da cui "scappavo"? Avrei tanto voluto rispondere a quelle domande magari mi avrebbero aiutata a capire la faccenda del "Labirinto". Non era solo questo a turbarmi ma c'era anche quella ragazza, mia sorella forse. Mi costrinsi a prendere quante piú informazioni su di lei, aveva dei capelli chiari forse biondi, una carnagione pallida simile alla mia, per quanto riguarda la sua età non ne avevo la certezza ma non sembrava essere molto piú grande o piú piccola di me. Come un fulmine un ipotesi si fece largo nel mio cervello: e se fosse la stessa persona familiare che mi venne in mente quando ero dentro la Scatola?
Da una parte pensai che fosse cosí, dall'altra avevo la senzazione che mi stessi inventando tutto. I sogni sono strani, vivi esperienze surreali, come potrei aggrapparmi su qualcosa che non avevo la prova che fosse vero? Magari era solo il frutto della mia immaginazione.
Dannazione avevo decisamente troppi dilemmi da risolvere. Sperai di poterne venire a capo al piú presto.
Se non fossi stata cosí sovrappensiero mi sarei accorta della direzione che avevo preso e se solo avessi fatto un altro passo avrei fatto un bel volo di circa due metri. Non sarebbe stata di certo una gran bella figura.
Ero alla Scatola. Quella sorta di ascensore era ancora aperto, a differenza da quando ripresi conoscenza il giorno prima, era vuota. Non c'erano piú gli scatoloni e nemmeno la spada. Per un breve istante mi aspettai che fosse tutto come lo avevo trovato, scacciai velocemente questo pensiero. Mi sentii un po' stupida a preoccuparmi per quell'oggetto. Mi ero svegliata in quell'incubo e lo trovai lí, a pochi centimetri di distanza. Era un'arma stupenda con eleganti decorazioni ed ora non c'era piú. Dovevo assolutamente trovarla.
Con questa ennesima convinzione mi allontanai dalla Scatola aggrappandomi alla speranza che nessuno mi avesse vista. Chissà a quali scuse sarei ricorsa se qualcuno mi avesse beccata.

The Maze Runner- Le GemelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora