Capitolo 15

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Il mio cuore perse un battito, non sapevo perché ma sentivo un qualcosa di amarognolo invadermi la bocca. Come se non bastasse non percepivo piú la consistenza delle mie gambe e per un attimo il terreno sembró sbriciolarsi sotto le mie suole donandomi un senso di instabilità.
Non avevo freddo ma rabbrividii lo stesso.
Provavo in groviglio di emozioni, momentaneamente non ero in grado di identificarle tutte ma ero certa ci fosse del disprezzo, dell'ansia e un po' di paura. Mi faceva schifo constatare che i Creatori -che a quanto pareva erano la W.I.C.K.E.D.- avessero macchinato tutto quello; ci avevano rubato la memoria, la nostra vita e poi cosa avevano fatto? Ci avevano mandato in un Labirinto pieno di mostri, ci avevano spiato con delle strane lucertole e poi avevano messo la loro firma sui muri di pietra come se fosse uno stupidissimo promemoria o una bandiera che viene sventolata fieramente. Mi sentivo come un burattino nelle mani di persone potenti, crudeli. Per questo motivo per un momento credetti che tutte le mie azioni fossero controllate da qualcosa di piú grande di me. Loro erano un colosso, io una misera formica da schiacciare.
Per una terribile frazione di secondo ricordai ció che mi aveva urlato Ben nelle Faccemorte. Avevo contribuito alla costruzione di tutto quello. Ero una di loro quindi.

No, no non poteva essere. Non sarei mai stata capace di essere cosí senza cuore.
O forse sí? Infondo sono un'estranea anche a me stessa, non ho la minima idea di chi sia io.

Sbarrai gli occhi terrorizzata dalla possibilità di essere cosí malvagia. Continuai a ripetermi mentalmente che stavo saltando a conclusioni affrettate. Ben era andato fuori di testa quindi non sapeva quello che diceva o meglio quello che sosteneva di aver visto nella Mutazione. Io ero stata mandata nella Radura senza ricordi, se facevo parte di tutto ció non sarei dovuta rimanere a guardare le cose insieme ai Creatori? E se fossi una specie di spia?
Ingoiai un groppo di saliva che aveva la consistenza del cemento, mi stavo preoccupando per niente. Io non avevo fatto niente. Io ero buona.
Rilessi piú volte quello che era inciso su quella maledetta targhetta incapace di dare un senso a quello che vedevo. In un angolo del mio cervello sperai vivamente che fosse uno scherzo, sarebbe stato meglio credere che fosse un'illusione piuttosto di una dura verità. Mi ricordai del dorso delle Scacertole e dei sogni-ricordo, non mi sembrava possibile, era cosí dannatamente irreale, assurdo.
Avevo come l'impressione che tutto iniziasse a quadrare, potevo giurare che i pezzi di quel rompicapo che cercavo di risolvere si stessero allineando. Se solo mi fossi ricordata esattamente i miei sogni sarebbe stato tutto piú semplice, ora mi era rimasto solo il sospetto di avere da qualche parte una sorella di nome Beatrice.

Dannazione, avevo una famiglia.

Lei era la mia famiglia. Dovevo trovarla a tutti i costi, anche se non sapevo che aspetto avesse.
Al solo pensiero delle lacrime minacciarono di solcarmi le guance, ora sapevo che quel vuoto simile a un buco nero che avevo nel petto era dovuto alla mancanza della mia famiglia. Non sapevo che genere di persona fosse mia sorella ma per sentire una sensazione del genere doveva essere stata fondamentale per me, infondo era una parte di me, eravamo cresciute insieme.
Mi morsi il labbro, chiusi le palpebre e strinsi le dita a pugno per inghiottire le mie emozioni, non volevo che Minho mi vedesse crollare cosí, chissà cosa avrebbe pensato se mi avesse visto in quello stato.

Oh, già Minho.

Solo in quel momento mi ritornó in mente della presenza del ragazzo.
Se solo qualcuno sapesse ció che stava accadendo in mezzo al disordine dei miei pensieri. Necessitavo un modo per dargli un senso ma questo significava risolvere i dilemmi.
Nel frattempo il mio battito cardiaco non si era attenuato nemmeno un po', si era fatto cosí intenso da sentirlo anche nelle orecchie come una bacchetta che batte su un tamburo.
Respirai a fondo imponendomi di calmarmi, mi ero fatta travolgere dalle mie insicurezze cosí facendo non sarei andata da nessuna parte.
Qualcuno mi posó una mano sulla spalla facendomi sobbalzare e riportare alla realtà, d'istinto puntai lo sguardo su chi aveva compiuto l'azione.

The Maze Runner- Le GemelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora