Capitolo 12

947 32 4
                                    

Ero ancora sovrappensiero quando il biondo parló lasciandomi di stucco. "Scusa."

"Per cosa?" gli rivolsi la mia attenzione non capendo a cosa si riferisse.

"Per averti quasi baciata, non so che mi é preso, é per colpa mia se ora Zart ci prende in giro."

"Non prendertela con te stesso." lo rassicurai.

"Per te é facile dirlo, sei arrivata poco meno di una settimana fa."

"E con questo? Inizio a conoscervi." non mi sembrava il caso di prendersela cosí tanto.

"Quando crederai di conoscerci bene, ti renderai conto che avrai torto."

"Da quanto sei cosí saggio?" alzai un sopracciglio divertita.

"Non sono saggio!" esclamó sorridendo per non so quale motivo, scoppiammo a ridere.

"E invece lo sei." riuscii a dire tra una risata e un'altra, dandogli anche un buffetto sul braccio.

"Non é vero." protestó, poi si fece improvvisamente serio.

"Tutto ok?" gli chiesi un po' preoccupata per il suo cambio di umore improvviso.

"Angie, comunque ti volevo dire che..." si interruppe, pentendosi immediatamente di quello che voleva riferirmi.

"Che cosa?" lo incitai.

"Nulla di importante." scosse il capo, forse per scacciare quel pensiero.

"Quindi?"

"Lascia stare, non era una cosa di cui darci peso." insistette lui.

"Oh, va bene." ripresi a lavorare.

Newt, che ora mi stava di fronte, si bloccó di colpo e fissó qualcosa alle mie spalle.
Mi voltai spaventata, Thomas era rientrato.
Il Velocista era madido di sudore, sembrava che avesse corso per un centinaio di chilometri prima di entrare nella Radura.
Gli andai incontro e gli chiesi il perché fosse rientrato tanto presto.

"I... Dolenti... Sono... Im... Imppazziti." balbettó, dopo aver ripreso fiato.

Non volevo credere a quello che mi aveva appena detto.

Non puó essere.

"Minho?" chiesi in pensiero per il suo compagno non avendolo ancora visto rientrare.

"É ancora dentro, mi ha dato la possibilità di avvisarvi." ansimó.

Degli stridolii metallici si udirono dal corridoio che separava la Radura dal Labirinto.
Minho era rincorso da un Dolente.
Ora che lo vedevo dal vivo metteva piú paura, questa mattina almeno ero protetta dalla finestra, ma in questo momento non c'era nulla che mi separasse dal mostro.

"Oh merda!" imprecai.

Minho era quasi arrivato alla Porta, era riuscito a distanziarsi un po' dal mostro ma a causa di una svista -forse dovuta per la paura- inciampó sul pavimento di pietra e cadde. Nonostante tentasse di rimettersi in piedi, la creatura ormai era a meno di un metro da lui.
Il mio cuore perse un battito, non volevo vedere un mio amico fatto letteralmente a pezzi.
Accadde una cosa strana: il Dolente gli passó sopra.
Non sapevo se essere sollevata per il fatto che l'asiatico non avesse neanche un graffio oppure inorridita perché il mostro avesse in mente di far fuori un'altra persona; come percepii diverse ore prima, quella "bestia" sembrava sapere cosa stesse facendo.  
Avevo un brutto presentimento, un pensiero tremendo si insinuó nel mio cervello.
Mi scanzai lentamente di circa un metro alla mia sinistra, come se mi fossi trovata davanti ad uno specchio, il mostro sembró ripetere la mia azione.
A questo punto ritornai dove ero prima e anche questa volta mi ricopió.
La mia intuizione era corretta, il Dolente voleva me.
Ingoiai in groppo di saliva, ero letteralmente impietrita. Non avevo nessuna possibilità di salvalmi.
Mi obbligai a mettere da parte la disperazione, per quando mi era possibile. Esaminai la situazione con lo sguardo: molti ragazzi correvano a destra e manca per tutto il cortile, altri erano pietrificati come la sottoscritta, altri ancora maneggiavano armi quali lance, archi e spade.
Era incredibile come la situazione potesse cambiare nel giro di qualche secondo.
Feci un respiro profondo pronta per scollarmi quell'attimo di trance.
Accanto a me spuntó Alby con in mano la stessa spada che era con me nella Scatola.

The Maze Runner- Le GemelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora