Capitolo 29

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Le fronde verdi degli alberi filtravano la luce del sole illuminando con piccoli raggi l'oscurità del bosco. Quel posto, contrariamente al nome poco invitante, mi trasmetteva tranquillità.

Chissà se nel "mondo di fuori" esiste un luogo così bello?

 Era da molto che non andavo alle Faccemorte. Tutto era come l'avevo lasciato l'ultima volta. Un sorriso si formò sul mio volto ricordando che mi ci avevano trascinata per "analizzare" le mie abilità con la spada, quindi fare il sedere a Gally.

Quel ragazzo mi dà sui nervi. Pensai ampliando il sorriso figurandomi nella mente la sua faccia attonita quando gli feci conficcare la punta dell'arma sul tronco di un albero.

Sedevo tra le radici di quella grande quercia cava, i miei pensieri però non erano altrettanto belli come quella piccola porzione di Paradiso.
I ricordi si divertivano a giocarmi di tanto in tanto dei piccoli scherzetti: il mio cervello se ne era dimenticato, anche se raramente quel fatto tornava a galla ma fortunatamente per poco tempo. La mia pelle tuttavia se lo ricordava benissimo. Il silenzio era così profondo da far credere alla mie orecchie che ci fosse un altro essere vivente lì vicino. Presi ampie boccate d'aria e mi ficcai bene in testa di essere sola. Ero al sicuro. Ma ogni singolo elemento di quel luogo mi costrinse a rimuginare su quel maledetto giorno.

Se chiudevo gli occhi potevo vedere chiaramente Ben buttarmi al suolo e mordermi il polpaccio. I riccioli dei miei lunghi capelli arrotolarsi, per formare una matassa intrecciata su uno spoglio ramo, che provocò l'arresto della mia corsa. La pelle del fianco aprirsi sotto l'appuntito spuntone. Istintivamente posai i polpastrelli sulla vecchia ferita e ne tracciai la sua lunghezza. Il mio fisico, giorno dopo giorno, cancellava quei segni quasi indelebili fino a farli sparire del tutto. Nonostante ciò, le miriadi di cellule di cui ero formata non sembravano molto d'accordo.

Devo smetterla. Mi imposi mentalmente ma con scarso successo.

Affondai il volto tra le ginocchia, esasperata dai miei stessi ricordi. I capelli marroni mi coprirono il volto. Col tempo si erano arricciati di più, i boccoli erano più grandi rendendo la mia chioma più indomabile e disordinata. Li preferivo quando erano più lisci e meno ribelli. Non potevo fare a meno di ritenere che rispecchiassero molto bene il mio stato d'animo in quel momento. 
La battaglia era ancora in atto, non accennava a finire e non si scorgevano né vincitori né vinti; non si poteva neanche fare supposizioni su chi avesse la meglio. Avere una guerra "interna" che coinvolgeva le tue emozioni era un po' estenuante. Non sapevi chi la dicesse giusta: ragione o sentimenti? Seguire il cervello o il cuore? 

Mi portai le dita tra i riccioli come se quell'azione mi potesse aiutare. La mia mente era avvolta da una coltre grigia simile a una fitta nebbia in cui non si riusciva a scorgere nulla. Nel bel mezzo di quel triste manto, infuriava una tempesta. Il vento soffiava impetuoso, forte ed orgoglioso di poter avere nelle sue fredde mani, la vittoria. La pioggia, d'altro canto, scendeva silenziosa dalle nuvole come lacrime, per poi infrangersi con fragore sul suolo segnato dalle intemperie. Ben presto quel forte temporale divenne un uragano, in cui io ero al centro dell'occhio del ciclone. Venivo sbalzata violentemente in ogni lato. Finivo con il viso dalla parte della ragione quindi riporre i miei sentimenti, altre volte dal lato del cuore quindi continuare ad amarlo in silenzio. Il mio corpo veniva buttato in ogni direzione, come una palla quando viene lanciata. Per via dell'esasperazione chiusi gli occhi pregando che tutto finisse presto, ma il tornado non accennava a diminuire d'intensità. 

Questo era ciò che accadeva dentro di me quando mi ritrovavo a pensare a Newt. Perché con me era dolce? Cosa voleva da me? Perché continuava a trattarmi come se  fosse interessato a me quando invece aveva occhi solo per Beatrice?
Lasciai che un sospiro fuoriuscisse dalle mie labbra alleviando così la pressione che avevo in corpo. Prima che potessi fermare la mia mente, mi ritrovai a rinvangare sul momento in cui mi ero "sbarazzata" del biondino.

The Maze Runner- Le GemelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora