Capitolo 23

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Percepii un'ondata gelida corrermi lungo tutta la schiena, la mia bocca era diventata arida come un deserto caldo in cui il sole picchiava forte. Deglutii un groppo di saliva che aveva la consistenza del cemento armato, alla fine il mio presentimento si era ritenuto fondato. Sbattei piú volte le palpebre e cercai di dare un senso a quello che avevo appena udito anche se il mio cervello in quel momento non era molto collaborativo.

"In che senso é morto?" chiesi stupita dopo che mi fui ripresa, la mia voce era stranamente ferma.

"Guarda tu stessa." mi invitó Minho.

Mi affacciai dalla parete un po' titubante e col cuore in gola temendo che il mostro si potesse riprendere improvvisamente. Quello che catturarono i miei occhi era effettivamente strano.
Dietro l'angolo si estendeva l'ennesimo corridoio le cui pareti erano alte come torri di un enorme castello medievale, i suoi muri erano coperti a chiazze dal groviglio di edera. Ai suoi lati inoltre si diramavano altri possibili percorsi che portavano chissà dove. In sostanza quella porzione di Labirinto era identica a tante altre se non fosse per un piccolo particolare, infatti quello che catturó la mia vista era il corpo del Dolente sul pavimento, situato a circa la metà di esso. La creatura se ne stava sdraiata e immobile, era grosso, grasso e brutto come i suoi simili. A differenza di quello che inseguii il giorno prima, la sua pelle non andava su e giú. Alcune delle sue zampe, che si confondevano col colore della pietra, erano piegate mentre altre distese; la lunga appendice posteriore era vicino agli arti meccanici. Da quella posizione non potevo vedere se le altre fossero all'interno della bestia o se si stessero semplicemente confondendo con tutto quel grigiore. La pelle solitamente lucida e liscia, era rugosa, asciutta e tirata come se da un momento all'altro si potesse strappare rivelando le sue viscere e i meccanismi che facevano muovere la bestia.
Sul pavimento non era presente alcuna chiazza di olio ricondubile a qualche ferita, in poche parole il mostro era rigido come una statua.

Mi voltai verso i due Velocisti. "Adesso che si fa?"

Minho si portó una mano sul volto e sbuffó. "Non lo so."

Thomas, la cui carnagione era tornata normale, lanció nuovamente lo sguardo sul Dolente sperando di trovare qualche risposta.

"Se é morto possiamo usarlo per vedere se la mia teoria é corretta." ipotizzai rivolgendomi all'Intendente.

"Hai detto bene, se. Quel coso sarebbe in grado di riprendere vita da un momento all'altro come quello di ieri. É troppo pericoloso, non se ne parla." l'asiatico era irremovibile, ma come dargli torto? Perché rischiare la vita solo per verificare un'ipotesi che poteva rivelarsi sbagliata?

"Di cosa state parlando?" si intromise Thomas non capendo l'argomento.

Spiegai al moro per filo e per segno la mia tesi aiutandomi anche con dei gesti, il Velocista si limitó ad annuire di tanto in tanto e anche lui tenne in considerazione la mia teoria ritenendola plausibile.

"Forse dovremo parlarne con Alby." disse Minho riferendosi alla questione "Dolente morto".
"Torniamo alla svelta alla Radura, trovo Alby e noi due ritorniamo a dargli un'occhiata." propose l'Intendente dopo aver guardaro l'ora dal suo orologio da polso e aver fatto in paio di conti a mente.

Ovviamente non ero d'accordo con la sua proposta. "No, io rimango. Voglio essere sicura che sia morto." protestai.

"Non se ne parla."

"Sono una Velocista, posso farlo." insistetti.

"No e no. Hai poca esperienza, ti farai ammazzare." mi urló lui. "Tu vieni con me."

"No, so cavarmela da sola." incrociai le braccia al petto piú ostinta che mai.

Il ragazzo emise un sospiro esasperato e alzò gli occhi al cielo.

The Maze Runner- Le GemelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora